“Un comportamento esecrabile; una mancanza di rispetto nei confronti dei comaschi. Un modo di fare politica che, per fortuna e lo rivendico con forza, non appartiene al mio partito; una postura politica fatta di tracotante boria offensiva vomitata addosso a chiunque: al Pd e alle altre forze di opposizioni ma anche ai cittadini, a mamme e papà, a preti, ai presunti finti elettori, alle associazioni e chissà a chi altro. Uno show che fa schizzare in alto le visualizzazioni dei social insieme al proprio ego e fomenta l’arroganza dello sceriffo; uno spettacolo mediatico che però alla lunga è destinato a risultare triste e desolante, perché misero e avvilente è ogni prepotente mancanza di rispetto”. E’ questo il commento della segretaria provinciale del Partito Democratico comasco, Carla Gaiani, rispetto al comportamento tenuto dal Sindaco di Como, Alessandro Rapinese.

“Rapinese – conclude la segretaria dem – ha già perso. Non le elezioni, quelle le ha vinte e ha il diritto dovere di governare questa città. Ha già perso sul terreno della politica o meglio dell’etica politica che impone, soprattutto per chi rappresenta un’istituzione, non lo sfottere, non il deridere, non l’umiliare ma il rispetto e la dignità per ogni persona, ente, partito, istituzione. Rapinese, sotto questo aspetto ha già perso”.

“Questa mattina, al termine della conferenza stampa sulla chiusura degli asili nido di via Passeri e via Bellinzona, abbiamo assistito a uno spettacolo increscioso. Il sindaco ha risposto alle mamme con una modalità arrogante e totalmente antidemocratica, dimostrandosi, più volte, disinteressato ai problemi che le sue decisioni creano a cittadine e cittadini e incapace di ascoltare le loro richieste. Un alzare i toni che è sfociato in un tentativo di scontro con il Partito Democratico, al solo scopo di nascondere la pochezza delle sue argomentazioni e lo zero assoluto della sua idea di città e di Comune al servizio delle persone” dichiarano il Segretario cittadino del PD Daniele Valsecchi e i consiglieri comunali Patrizia Lissi, Stefano Fanetti, Eleonora Galli e Stefano Legnani.

“Quanto agli attacchi al centrosinistra, ricordiamo a Rapinese che l’unica giunta ad aver amministrato negli ultimi 30 anni è stata quella di Lucini, che peraltro ha azzerato le liste d’attesa. Quanto agli asili, invece, purtroppo si tratta di un film già visto, nelle scuse fornite (i costi o il calo delle nascite, pur in presenza di liste d’attesa), così come nelle modalità. La linea dell’attuale Amministrazione è sempre più chiara. Un compito, come quello di amministrare un Comune, che prevede certamente responsabilità, ma anche la bellissima gratificazione del poter fare per la comunità, per la gente, venendo incontro ai bisogni e alle richieste dei cittadini, viene trasformato in qualcosa che somiglia molto più alla direzione di un’azienda, focalizzata sul fare utili. Guai a investire dove c’è bisogno, a programmare, a progettare. Il tempo del sindaco e i soldi del Comune mica servono alle ristrutturazioni. Il Comune non è mica un servizio ai cittadini. Meglio tagliare, senza curarsi delle ripercussioni sociali del proprio operato”.

“Ancora una volta i calcoli e i freddi numeri sono stati messi davanti alle persone, alle famiglie e ai loro bambini, che dovranno cercare una nuova struttura, certamente meno comoda, con tutti i disagi che ne conseguono – proseguono – A partire da quelli legati al traffico, che andrà inevitabilmente ad aumentare, dovendo, i genitori, fare più strada per accompagnare i figli al nido. Una decisione, dunque, che avrà anche un risvolto sull’inquinamento ambientale. Si tratta inoltre di una decisione antistorica, in quanto l’Unione Europea si è posta come obiettivo quello di aumentare gli asili nido entro il 2030: ma evidentemente al sindaco piace andare in controtendenza. Così come è in controtendenza il fatto che la conferenza stampa di annuncio del provvedimento, che metterà in difficoltà decine di mamme, sia arrivata nella giornata dell’8 marzo, festa della donna. In Italia una donna su cinque deve lasciare il posto di lavoro perché non supportata. Qual è la risposta del Comune? Chiudere gli asili nido, da sempre un’eccellenza del nostro territorio, oltre che uno strumento pedagogico utile a favorire l’aumento demografico, tema di assoluta emergenza. E’ questo il modo di aiutare le donne e le famiglie?”.

“Sottolineiamo, infine, come l’informazione riguardante la chiusura del nido di Monteolimpino, sia trapelata solo in seguito a una precisa domanda posta al sindaco e non grazie a un corretto modus operandi, che avrebbe previsto che tutta la comunità fosse adeguatamente informata. Cosa che, per altro, lo stesso primo cittadino aveva affermato avrebbe fatto, in un vergognoso intervento in risposta alla nostra consigliera Patrizia Lissi, che chiedeva quali altre chiusure fossero previste, oltre a quella dell’asilo Ponte Chiasso. Vergognoso, come l’atteggiamento mostrato questa mattina, di fronte a un gruppo di mamme che chiedevano solo un doveroso ascolto, ma che si sono viste trattare, ancora una volta, senza un minimo di rispetto” concludono.

“Il nuovo e molto discutibile piano dei parcheggi del sindaco, al di là delle scelte tariffarie, si sta contraddistinguendo per la mancata attenzione verso gli utenti nel passaggio alle nuove modalità di gestione. Due le principali criticità, che riguardano lo spostamento di 45 posti gialli su strada all’autosilo di via Auguadri e l’impossibilità, da maggio, di rinnovare l’abbonamento nello stesso autosilo” dichiarano i consiglieri comunali del PD Stefano Legnani e Patrizia Lissi, insieme al segretario del circolo di Como Convalle Alessandro Rossi.

“Per quanto riguarda gli stalli gialli, trasferire in via Auguadri i residenti che si sono aggiudicati l’abbonamento annuale comporta, necessariamente, un disagio. Sono diversi i cittadini che hanno partecipato al sorteggio e speso 400 euro per un posto auto in una determinata zona e che ora, invece, dovrebbero farsi un lungo tragitto a piedi per andare all’autosilo. Le soluzioni alternative sarebbero state almeno due: la migliore, considerato che l’abbonamento scade il prossimo 31 dicembre, sarebbe stata quella di spostare i posti gialli da quella data. Così facendo il residente avrebbe potuto valutare se ripresentare la domanda per l’anno successivo. In alternativa, il Comune potrebbe consentire la rinuncia all’abbonamento, pagato anticipatamente per l’intero anno, rimborsando le mensilità residue fino al 31 dicembre”.

“Quanto all’autosilo di via Auguadri – proseguono Legnani, Lissi e Rossi – dove dal primo maggio non sarà più possibile fare l’abbonamento, si sarebbe potuto prevedere un tempo più lungo per l’entrata in vigore delle nuove regole, come ad esempio attendere la chiusura delle scuole o il rientro al lavoro dopo le vacanze estive. In questo modo, chi è titolare dell’abbonamento avrebbe avuto modo di organizzarsi diversamente. Inoltre agli attuali abbonati viene proposto in alternativa un abbonamento annuale Park and Ride di Euro 300 per l’autosilo di Valmulini e di Euro 350,00 per i parcheggi di Lazzago e Tavernola, penalizzando, così con un costo più elevato, chi sceglie un parcheggio scoperto, più lontano dal centro e meno servito dal trasporto pubblico, rispetto all’autosilo di Valmulini; scelta del tutto illogica. Chiudiamo dicendo che, se l’intento del sindaco, come affermato, era quello di eliminare i privilegi, avrebbe dovuto avere il coraggio di rimuoverli completamente. Invece, ha deciso di conservarli ancora per alcune categorie, facendo così discriminazioni tra gli stessi lavoratori dipendenti”.

“Quella che il sindaco fa passare per una rivoluzione della sosta, in realtà è semplicemente un aumento dei prezzi senza visione e senza progettazione che, al contrario del precedente piano, va a penalizzare determinate categorie.  Per prima cosa, monitoreremo con attenzione che la promessa di avere tariffe agevolate venga mantenuta e non sia solo un altro degli annunci, delle promesse non mantenute” affermano il segretario cittadino Daniele Valsecchi, la segreteria cittadinae i consiglieri comunali Patrizia Lissi, Stefano Fanetti, Eleonora Galli e Stefano Legnani.

“Inoltre, ridurre i comaschi a coloro che risiedono in città è un ragionamento miope e riduttivo. Como non è solo la città di chi abita, ma anche di chi la vive quotidianamente. Alzare le tariffe dei parcheggi in un capoluogo , significa penalizzare soprattutto tutti i lavoratori che ogni giorno, da tutta la provincia, si spostano in città. Lavoratori che spesso, per via della zona provenienza, scarsamente servita dai mezzi pubblici, o degli orari di lavoro, non hanno reali alternative all’auto. Se si prende una decisione di questo tipo, bisogna tenere in considerazione anche tutti quei professionisti che iniziano a lavorare al mattino presto o finiscono a tarda notte e non hanno trasporti alternativi che li accompagnino in centro o verso casa”.

“Riteniamo sbagliato, pertanto, alzare le tariffe senza tenere conto delle esigenze dei comaschi, nel senso più ampio del termine, e di coloro che, anche attraverso il proprio lavoro, contribuiscono alla vita di Como. Penalizzare i lavoratori, in questo senso, rischia anche di impoverire il tessuto produttivo, in quanto i pendolari, piuttosto che pagare profumatamente i parcheggi, potrebbero scegliere di andare a lavorare altrove. Prima di una manovra del genere, il buon senso suggerirebbe quantomeno di avere un piano di trasporto pubblico alternativo efficiente, oltre che un sistema di parcheggi di cintura adeguatamente collegati al centro dai mezzi”. 

Ieri, al termine di un calvario durato nove anni, l’ex sindaco Mario Lucini è stato assolto dalla Cassazione per la vicenda delle paratie antiesondazione del Lago di Como, confermando, di fatto, ciò che la Corte di Appello aveva già sentenziato a gennaio dell’anno scorso. 

Queste le parole della capogruppo del PD alla Camera dei Deputati Chiara Braga: “Soddisfazione per l’assoluzione di Mario Lucini e la chiusura della vicenda giudiziaria delle paratie. Una sentenza che riconferma la correttezza e la serietà dell’operato amministrativo di Mario Lucini e della sua Giunta a servizio della città, mai messe in discussione in questi anni”.

Anche la segretaria provinciale Carla Gaiani rivolge il proprio pensiero all’ex sindaco: “Una sentenza che certifica quello che nessuno, dentro e fuori il Partito Democratico, ha mai messo in dubbio: la correttezza e la legittimità dell’operato di Mario Lucini, del suo impegno da sindaco e da amministratore da sempre al servizio dei cittadini comaschi. Un pronunciamento che rasserena tutti in primis credo Mario”.

Così, invece, interviene il segretario cittadino Daniele Valsecchi: “Ci tengo davvero a condividere, a nome mio e di tutta la segreteria cittadina, il moto di felicità che abbiamo avuto nel leggere della sentenza. Soddisfazione dal punto di vista politico e amministrativo. E soddisfazione dal punto di vista umano. I tempi estenuanti della giustizia possono frustrare gli animi più tenaci. Mario Lucini e la città di Como tutta non meritavano di dover sopportare questo ingiusto ed inutile percorso. La città gli ha sempre dimostrato stima e fiducia, e questa sentenza riconforta il pensiero dei comaschi.”

“Giustizia è fatta, finalmente. Oggi abbiamo la conferma di ciò che sapevamo dall’inizio: Mario Lucini è innocente.  Dopo nove anni di calvario giudiziario e di gogna politica che puntava a distruggerlo, la certezza che ho sempre avuto è confermata anche dalla Magistratura. Mario Lucini ha guidato Como con perizia, professionalità e onestà. Si è trovato in eredità il cantiere paratie e lo sfregio fatto al nostro lungolago a cui ha tentato di porre rimedio.  In questo giorno importante, a Mario vanno tutto il mio affetto, stima e sostegno” dichiara il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo.

“Una giornata importante, che scrive la parola fine su anni di accuse e di gogna politica mirata a screditarlo – dichiarano infine i consiglieri comunali Patrizia Lissi, Eleonora Galli, Stefano Fanetti e Stefano Legnani – Chi ha avuto la fortuna di lavorare al suo fianco, ha conosciuto una persona competente, professionale, onesta, che ha investito tempo e impegno per lavorare per Como e per i comaschi. Ha ereditato la difficilissima situazione delle paratie dalla precedente Amministrazione, facendo tutto quello che era nelle sue possibilità per provare a porre rimedio. Proprio per questo, ognuno di noi è sempre stato fermamente convinto della sua innocenza. Un’innocenza che ora è ufficiale, anche per la Magistratura. A Lucini va tutto il nostro affetto”.

“Nella serata di venerdì, molte auto sono state rimosse dal parcheggio di Grandate-Breccia per fare spazio a quelle dei tifosi in occasione della partita tra Como e Brescia in programma allo stadio Sinigaglia. Un problema comune a più automobilisti, che deve, quantomeno, far riflettere su due questioni” dichiarano la capogruppo del PD in Consiglio comunale Patrizia Lissi e il segretario del circolo di Como Sud Enzo Cresta.

“La prima, banalmente, riguarda la segnaletica, evidentemente non predisposta in maniera abbastanza efficiente. E’ necessario, quindi, che la comunicazione del divieto di sosta e della conseguente rimozione forzata sia implementata, magari affiggendo cartelli anche sui parchimetri già dal giorno precedente alla partita. In secondo luogo, è evidente che, quando il Como gioca in settimana, come accaduto venerdì, l’utilizzo del parcheggio della stazione di Grandate va ad arrecare disagio a studenti e lavoratori che rincasano con il treno in orari serali. Sarebbe opportuno, in particolar modo per quelle occasioni, studiare soluzioni alternative che non vadano a penalizzare i pendolari. Presenteremo una mozione al prossimo Consiglio comunale”.

“Nei prossimi giorni dovrebbero iniziare i lavori di riqualificazione dei giardini a lago: notizia che non può che essere positiva. Vi sono però criticità nel progetto – affermano i consiglieri del PD Patrizia Lissi e Stefano Legnani – Sono stati innanzitutto eliminati i playground, campi da gioco per pallacanestro o altri sport, previsti nel progetto originario dell’Amministrazione Lucini proprio per favorire un’idea di parco urbano, non solo bello da vedere, ma soprattutto fruibile; è quindi un’occasione persa per favorire luoghi di socialità. Ciò è peraltro in linea con l’idea che ha l’attuale Amministrazione rispetto al verde pubblico: abbiamo già l’esempio del parco di Villa Olmo, realizzato per essere calpestabile come nei parchi di tutta Europa, ma per il quale è stato ora introdotto il divieto di accesso”. 

“E’ previsto inoltre il taglio di piante non malate ed anche di notevoli dimensioni, solo parzialmente sostituiti dai nuovi alberi previsti, solamente per la loro interferenza con il progetto. Non sarebbe stata possibile la loro conservazione con una modifica progettuale?”.

Ma quello che lascia ancora più perplessi è l’incompletezza del progetto – proseguono – Non saranno infatti riqualificate porzioni importanti dei giardini. Non si interverrà nella zona attorno al Monumento ai Caduti, che nella parte verso il lago presenta significativi cedimenti. Non si interverrà neppure sui marciapiedi che delimitano i giardini di Viale Rosselli e Viale Vittorio Veneto: quest’ultimo è ormai inutilizzabile perché in gravi condizioni a causa delle radici delle alberature, mentre il primo, in occasione delle piogge, si allaga diventando impercorribile. Non è previsto nemmeno il rifacimento della pavimentazione di Lungo Lago Mafalda di Savoia, che è il percorso pedonale che costeggia in lago nella zona della diga ed è il più frequentato da cittadini e turisti, ma che si trova in gravi condizioni di manutenzione”. 

“E’ poi soprattutto esclusa dall’intervento un’ampia porzione dei giardini in corrispondenza di Lungo Lario Trento – concludono – porzione solo in parte attualmente occupata dal materiale del cantiere delle paratie. Considerato che quest’ultimo terminerà nei prossimi mesi, ben prima della chiusura del cantiere dei giardini, non si comprende per quale ragione tale zona, che unitamente a Lungo Lario Mafalda di Savoia costituisce la connessione dei giardini con il nuovo Lungolago e quindi con il centro della città, non sarà riqualificata. Un’occasione persa, dunque, per dare una definitiva riqualificazione dell’intera zona, per la quale si dovrà quindi necessariamente intervenire con un nuovo progetto e nuovi lavori”.

“La questione dei fondi del Pnrr, ben 25 milioni, che il Comune di Como ha provato ad aggiudicarsi per costruire il Centro federale degli sport de ghiaccio a Muggiò si arricchisce di un nuovo capitolo. Il presidente della Regione Lombardia ha affermato che, quei fondi, in realtà… non ci sono mai stati. Vengono infatti definiti ‘una speranza nata da chi fa sport che però non si è tradotta in realtà’. L’ennesima dimostrazione di quanto i nostri dubbi, espressi già a inizio agosto, fossero pienamente fondati” affermano i consiglieri comunali del PD Patrizia Lissi, Eleonora Galli, Stefano Legnani e Stefano Fanetti.

“Eppure, secondo il sindaco di Como, noi eravamo quelli che facevano comunella con Varese, quelli che non avevano a cuore la città e che pensavano solo ad andare contro all’Amministrazione. Fin dal primo giorno di mandato, il nostro obiettivo è stato quello di rappresentare i cittadini che ci hanno dato fiducia alle Elezioni, vigilando sull’operato del primo cittadino e del suo gruppo, mettendo a disposizione le nostre competenze per il bene di Como. Il tempo ci ha dato ragione: evidentemente abbiamo avuto una visione più realistica e lungimirante di chi ci governa. Il risultato è stato quello di perdere tempo prezioso. E i cittadini, ancora, attendono di poter tornare a nuotare in piscina”.

Chi sarà il prossimo?

Oggi è toccato all’associazione Carducci di Como, un luogo magico che profuma di cera, dove si ascolta musica, si legge poesia, si discute di letteratura e dove si tengono corsi di pittura, di scultura, tango, lingue, filosofia a prezzi agevolati o gratuiti. Ma soprattutto è un luogo dove ci si sente a casa, in cui si prova l’impulso di prendersi cura delle piante, dei libri, dei mobili retrò e di tutti gli oggetti strambi che sono lì da 130 anni.

È un luogo dove soci e amministratori hanno da sempre messo anima e olio di gomito per sgrassare, pulire, per rendere questa casa accogliente per tutti. Eppure, oggi, anche questa realtà deve vedersela con il Sindaco di Como che veicola fredde diffide per avere le chiavi di alcuni locali dell’associazione e poi si sottrae a qualsiasi dialogo.

A che titolo e per farci cosa non è dato comprendere. Molte associazioni della città sono già state messe in crisi per il rincaro dei costi degli spazi concessi dal Comune. E tante non sono riuscite a tenere aperte le porte ai cittadini.

Così però si sgretola, senza un minimo di visione, un tessuto sociale che svolge una funzione fondamentale. Così però si condannano i cittadini a starsene in casa, magari da soli. Di questo passo non ci sarà più un posto dove andare, dove incontrarsi, dove migliorarsi, dove ci si prende cura, in modi diversi, delle cose di tutti e dell’anima delle persone.

È questa la città che vogliamo?

Le istituzioni