“Quattrocento metri quadrati di specchi solari costati circa 680mila euro: ecco i numeri dell’avanzato impianto di climatizzazione solare dell’ospedale di Menaggio. Peccato che l’impianto, costruito nel 2011, appaia a oggi inattivo con gli specchi solari addirittura ribaltati verso il terreno. Lo scorso 27 ottobre ho depositato un’interrogazione con cui chiedevo a Regione Lombardia di chiarire le condizioni della struttura. A più di due mesi di distanza, non ho avuto alcun riscontro” denuncia il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, durante la visita di questa mattina sul lago di Como di Pierfrancesco Majorino, candidato per il centrosinistra alla presidenza di Regione Lombardia.

“Pretendiamo chiarezza sulle condizioni dell’impianto. Questo, se utilizzato a pieno regime potrebbe contribuire a circa un terzo del consumo energetico dell’ospedale per le operazioni di riscaldamento e raffrescamento. Nel 2011 ciò significava un risparmio di circa 20mila euro annui. Oggi, in piena crisi energetica, un risparmio di questo tipo sarebbe estremamente prezioso, specie per una struttura pubblica – spiega il consigliere –  Se supportato da dati concreti, l’impianto di Menaggio potrebbe essere inoltre esempio per altri ospedali lombardi”.

“La mia interrogazione è rimasta senza risposta e il silenzio della Regione è preoccupante. Tengo a ribadire gli interrogativi miei e della comunità locale che vuole risposte: vogliamo sapere i dati finali di spesa per la realizzazione dell’opera, i tempi e i dati economici di esercizio dell’impianto con una valutazione anno per anno del risparmio avvenuto. Vogliamo sapere se questo si è dimostrato efficiente o, soprattutto, se si sono verificate interruzioni o problemi di funzionalità. Regione Lombardia rompa finalmente il silenzio” conclude Orsenigo.

Gli esponenti territoriali del Partito Democratico hanno denunciato la situazione dei 63 lavoratori dell’Ospedale dI Gravedona che dall’1 gennaio si vedranno ridotti drasticamente orario e stipendio.

Sulla questione è intervenuto il consigliere regionale Dem, Angelo Orsenigo, che ha incontrato personalmente i lavoratori riuniti in presidio a Gravedona: “Farò tutto il possibile per portare la situazione dei 63 lavoratori dell’Ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona, minacciati da una drastica riduzione delle ore di lavoro e degli stipendi, all’attenzione delle istituzioni regionali competenti. Ho potuto parlare con il direttore della struttura, il Dottor Pierpaolo Luciano, alla quale ho presentato le istanze e le richieste delle decine di lavoratori impiegati nella struttura e interessati dai tagli. Mi impegnerò affinché Regione Lombardia intervenga in una questione che non è unicamente occupazionale ma che riguarda anche la qualità del servizio sanitario fornito ai cittadini di quest’area del lago di Como e delle sue valli. Come è noto, infatti, i tagli delle ore di lavoro andranno a interessare le mansioni di pulizia e smaltimento rifiuti: due ambiti fondamentali in qualsiasi ospedale e che non possono rimanere sguarniti” conclude il consigliere.

La Parlamentare del Partito Democratico, Chiara Braga, si è mobilitata da Roma:“Come preannunciato nei giorni scorsi, ho presentato alla Camera un’interrogazione ai ministri della Salute e del Lavoro per chiedere di verificare le ricadute negative sulla qualità del servizio dell’Ospedale ‘Moriggia Pelascini’ di Gravedona ed Uniti, che in vista dell’ormai prossima scadenza del contratto di appalto per i servizi mensa, pulizia e smaltimento di materiale infetto, starebbe per attuare una drastica riduzione dell’orario di lavoro del personale”.

“Dal 1 gennaio prossimo, infatti, – continua la deputata dem – 63 dipendenti, la maggior parte dei quali part time, rischieranno di vedersi ridotte di circa il 40 per cento le ore di lavoro. Una diminuzione così significativa dell’orario andrà ad incidere inevitabilmente sullo stipendio dei lavoratori, con evidenti ripercussioni occupazionali. Tutto ciò, inoltre, rischierà seriamente di tradursi in un peggioramento della qualità del servizio ospedaliero del Moriggia Pelascini con un ulteriore indebolimento generale della sanità territoriale comasca”.

“Un ridimensionamento – conclude Braga – deciso unilateralmente dall’Ospedale Moriggia Pelascini che non si è presentato al tavolo di confronto con i sindacati per esporre e argomentare le ragioni di una simile drastica scelta. Un comportamento incomprensibile da parte di un’importante struttura sanitaria del nostro territorio, che seppur privata, rientra sempre nel sistema di accreditamento regionale, beneficiando di risorse pubbliche. Per questo motivo ho anche chiesto ai ministeri se possa essere appurata l’opportunità di una convocazione coatta della azienda  per affrontare  la situazione”.

“La provincia di Como porta tutti i segni di un sistema sanitario regionale che ha abbandonato i cittadini: 74 medici di base mancanti, mesi e mesi per una visita medica specialistica con il pubblico, pronti soccorso sovraffollati. Come se non bastasse, nonostante sia ormai passato un anno dall’approvazione della riforma in Consiglio regionale, delle numerose strutture promesse dalla Regione, solo due sono state attivate: la Casa di comunità in via Napoleona a Como e l’Ospedale di Comunità di Mariano Comense. Ne consegue che i problemi della sanità lariana sono gli stessi di sempre. Sono quelli generati da una medicina di territorio prima smantellata con la riforma promossa dall’allora Presidente Maroni e poi messi in piena luce dalla pandemia” dichiara il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, a margine dell’evento “La nostra salute prima di tutto” sulla riforma della sanità regionale, tenutosi ieri sera ad Albate, Como.

“La problematica delle liste d’attesa è uno dei nodi più urgenti da risolvere a Como e in tutta la regione. I lombardi spendono due miliardi e mezzo di euro all’anno in media di spesa per visite mediche private: unica soluzione davanti alle liste d’attesa pubbliche infinite. Ritenere, come hanno fatto Fontana e Moratti, un successo 11 mila prestazioni fatte nelle ore serali o festive rispetto ai milioni erogate ogni anno è insulto per i cittadini” continua il consigliere comasco.

“Tra il cittadino e l’ospedale dovrebbe esserci una rete di presa in carico che sia più diffusa e capillare possibile, con quelle case di comunità e quegli ospedali di comunità richiesti dal Ministero della Salute e Agenas. Eppure, a oggi, le aperture di questi nuovi poli vanno a rilento. Spesso l’intervento si riduce a una mano di vernice e una nuova insegna su vecchi presidi. La sanità lombarda va rifondata alla base, con interventi strutturali. A oggi, è fatta di numeri e prestazioni ma ha dimenticato completamente la prevenzione, la cura, l’aspetto socio-sanitario dei bisogni dei cittadini” conclude Orsenigo.

Giovedì 27 ottobre 2022, alle 20.30, alla Cascina Massée di Albate (Como, Via Sant’Antonino, 4), si terrà l’incontro pubblico aperto ai cittadini dal titolo “La nostra salute prima di tutto: il futuro della sanità comasca”.

I relatori Angelo Orsenigo, consigliere regionale comasco, e Carlo Borghetti, vicepresidente del consiglio regionale e consigliere regionale, affronteranno il tema dei cambiamenti portati dalla riforma regionale della sanità sul territorio comasco interessato da liste d’attesa interminabili, da pronti soccorso sovraffollati e dall’endemica carenza di medici di base.  
In allegato la locandina dell’iniziativa. La stampa è invitata a partecipare. 

“Ottobre è il mese della prevenzione contro il cancro al seno in tutta Italia. Ma non sul lago di Como, dove il mammografo dell’ospedale di Menaggio è rotto da più di un anno” denuncia il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo.

“Lasciate senza alternative, le cittadine della sponda comasca del Lario e delle valli devono affrontare il lungo tragitto verso Como: parliamo di 40 chilometri di strada e più di due ore tra andata e ritorno. Disagi che si sommano ai tempi di attesa infiniti per la prenotazione di una mammografia nelle strutture più centrali: tra i 70 e i 190 giorni che scendono a 20 negli ambulatori privati. Non sono i numeri di un servizio sanitario che previene. Piuttosto è la fotografia di un sistema incapace di declinarsi sul territorio in maniera efficace: cosa ha intenzione di fare Regione Lombardia per ripristinare il servizio di mammografia e soprattutto promuovere la prevenzione? Chiedo chiarezza direttamente alla Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia” dichiara il consigliere comasco, annunciando un’interrogazione formale diretta a Palazzo Lombardia.

“Prevenire significa salvare vite. Ma forse Regione Lombardia non la pensa così e, nonostante le ripetute sollecitazioni dei cittadini che chiedono che l’ospedale di Menaggio torni a servire adeguatamente il territorio, lascia decadere quei servizi che andrebbero a comporre una sanità di territorio che tanto manca nelle aree più disagiate della nostra provincia. Non dimentichiamo che l’Ospedale di Menaggio ormai da mesi non ha un reparto di rianimazione e, da maggio 2022, non ha un reparto di psichiatria funzionante in assenza dei medici specialisti necessari. Mancanza che i bandi regionali non paiono poter colmare. Ciò ripropone un problema strutturale della sanità lariana: i poli più periferici sono sguarniti e servono incentivi per invogliare i giovani medici e specialisti a lavorare in un ospedale come quello di Menaggio. Se releghiamo presidi come l’Erba-Renaldi, l’unico pubblico sulle nostre sponde del lago di Como, a posizioni di second’ordine andiamo a ledere il diritto alla salute di migliaia di cittadine e cittadini lariani” conclude il consigliere.

“La chiusura del reparto di Pediatria e del Pronto soccorso pediatrico del Valduce, dopo la chiusura della terapia intensiva neonatale, è un’altra pessima notizia per Como. Da Regione Lombardia e dall’Assessore Moratti servono risposte: in che modo intende tutelare la città che perde un servizio così importante?” chiede il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, annunciando un’interrogazione rivolta all’assessore al Welfare lombardo.

“È inaccettabile che la città debba rinunciare a un servizio tutt’altro che minore, specie se Regione Lombardia ha mancato di erogare al Valduce rimborsi o pagamenti, alcuni risalenti alla prima fase della pandemia. La chiusura del reparto che serviva i bisogni dei pazienti più piccoli – bambini e adolescenti comaschi –  comporterà poi uno spostamento di utenti verso il Sant’Anna di San Fermo. Così si andrà a pesare inevitabilmente su una struttura pubblica. In un momento in cui parole come “sanità di territorio” e “medicina di prossimità” dovrebbero essere la priorità, la direzione sembra contraria. Serve che l’assessore Moratti sia chiara: cosa intende fare la Regione per tutelare un servizio così importante svolto egregiamente in tutti questi anni dal Valduce?”conclude il consigliere comasco.

Il PD Lombardo lancia mobilitazione SOS Medici di base: oltre 500 banchetti e 1000 volontari impegnati nella raccolta firme per due fine settimana

In centinaia di Comuni e territori lombardi mancano all’appello Medici di Base e Pediatri di libera scelta, con estremo disagio di tutta la cittadinanza ed in particolare delle fasce più fragili. Mezzo milione di persone rischia di rimanere senza un riferimento. Per rispondere al disastro della sanità territoriale, grazie ai 20 anni di Lega in Regione, il PD Lombardo lancia la mobilitazione SOS Medici di base: per due fine settimane in oltre 500 banchetti, organizzati in tutte le province lombarde da oltre 1000 volontari, si raccoglieranno le firme per chiedere alla Regione di garantire una sanità territoriale adeguata alle esigenze della popolazione.

Gli obiettivi li spiega il segretario regionale Vinicio Peluffo: “In particolare – spiega nel dettaglio il Segretario regionale PD Vinicio Peluffo – chiediamo la rilevazione dei bisogni dei cittadini per determinare l’assegnazione dei medici in base alle reali necessità dei Comuni, quartieri e territori lombardi; la sostituzione programmata dei Medici, fatta con largo anticipo, così da non lasciare scoperti centinaia di Comuni, quartieri e territori lombardi; incentivi ad esercitare negli ambiti carenti e nei territori più complessi, mettendo a disposizione dei Medici spazi pubblici inutilizzati e prevedendo bonus finalizzati all’assunzione di personale infermieristico e di segreteria. E ancora: più borse di studio per la formazione dei Medici di Base, proseguendo con una disponibilità che non sia inferiore a quanto attualmente previsto a livello nazionale di 832 unità per la Regione Lombardia e indirizzandosi verso l’equiparazione economica alle borse di specializzazione ospedaliera; semplificare la procedura di “scelta e revoca” del Medico di Base, attivando convenzioni con le farmacie e gli uffici postali; ridurre gli adempimenti burocratico-amministrativi a carico dei Medici di Base e di Pediatri di libera scelta”.

“L’emergenza medici di base nasce da lontano, come denunciamo da quattro anni – spiega il capogruppo del Pd in Commissione sanità Samuele Astuti -. In 15 anni in Lombardia si sono persi 9.500 professionisti tra medici di base e pediatri di libera scelta, ma quel che è peggio è che di questi 5.800 hanno lasciato l’incarico volontariamente, non per pensionamento. Questo perché il sistema sanitario voluto dalla Lega e dai suoi alleati li ha marginalizzati. Non sono stati sostenuti nel proprio compito. Il risultato è che oggi quella che era una grave carenza è divenuta un’emergenza. I medici di base sono 7.000, e ben 2.700 sono vicini alla pensione, mentre gli ambiti scoperti sono già 1.166. Il rischio è che mezzo milione di lombardi rimanga senza”.

“Un quadro drammatico – continua Astuti – che a noi era ben chiaro da anni, tanto che abbiamo presentato in ogni seduta di bilancio atti per chiedere l’incremento delle borse per il corso di formazione e l’equiparazione dell’importo a quello previsto per le specializzazioni ospedaliere, che sono due ostacoli alla formazione di nuovi medici di medicina generale. Tutte proposte respinte dalla maggioranza.”

A questo link è possibile scaricare la scheda ufficiale per la raccolta firme, il volantino dell’iniziativa è invece scaricabile qui.

“La riforma della sanità voluta da Fontana e Moratti va modificata in 15 punti: lo dice il Ministero della Salute. Si tratta di rilievi di sostanza e non di semplice forma come ha rivendicato l’assessore al Welfare lombardo. Il documento deve tornare in aula in modo che le pecche che avevamo evidenziato in tre settimane di discussione in consiglio vengano risolte una volta per tutte. Allora le nostre critiche furono bollate come una perdita di tempo. Oggi le osservazioni del Ministero ci danno ragione” dichiara il consigliere regionale del PD, Angelo Orsenigo, a commento dell’intervento oggi in Aula della vice presidente Moratti, chiamata dalle opposizioni di centrosinistra a riferire sui rilievi avanzati dal Governo alla legge di riforma della sanità lombarda.
“I punti vulnerabili iniziano con le case di comunità, 11 a Como, in fase di attivazione, insieme a 4 ospedali di comunità e 6 centrali operative territoriali. Il rischio che strutture già esistenti siano semplicemente convertite in case della comunità, con un cambio di insegne su dei vecchi muri, è fin troppo concreto. D’altronde già con la riforma Maroni sono stati introdotti sulla carta i Presidi Ospedalieri Territoriali e i Presidi Sanitari Territoriali (Pot e PreSST) che non hanno mai visto la luce. Ora il Ministero rileva che nella riforma questi presidi sono stati sostituiti con ‘ospedali di comunità’ e ‘case di comunità’ e chiede di specificare che le strutture operino nel rispetto delle vigenti previsioni e in coerenza con quanto disposto dalla missione 6 del Pnrr. C’è poi il fatto che la riforma di Regione Lombardia presuppone che le case di comunità possano essere gestite esclusivamente dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta. Ma proprio il Pnrr indica che le case di comunità siano gestite da gruppi multidisciplinari di medici di base, pediatri, specialisti e infermieri di comunità, affiancati anche da assistenti sociali”. 
“Le altre criticità evidenziate dal Governo riguardano l’accreditamento delle strutture sanitarie e sociosanitarie che dovrà essere centralizzata a livello regionale e non lasciata alle singole Ats. Anche il listone da 300 candidati per le nomine dei direttori generali salta in quando non in linea con le disposizioni statali. Insomma, Fontana e Moratti vengono “rimandati a settembre”. Per ottenere il via libera del Governo la legge dovrà essere sottoposta nuovamente al voto del Consiglio regionale. Ci auguriamo, alla luce di quanto emerge dalla corrispondenza tra Governo e Regione, che almeno in quella occasione la Giunta non ostacoli, nei tempi e nei modi, la discussione e si possano finalmente risolvere le storture che da tempo evidenziamo come Partito Democratico” conclude Orsenigo.

“In provincia di Como salta un altro punto vaccinale. È accettabile che i comaschi possano fare riferimento solo all’hub di Lariofiere che, peraltro, ha traslocato in un tendone? È questa l’idea di sanità di territorio che hanno a Palazzo Lombardia: spostarsi dall’altra parte della provincia per vaccinarsi?”chiede il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, commentando la chiusura ormai prossima del punto vaccinale di via Napoleona a Como.

“C’è da chiedersi perché la scelta sia caduta sul mantenere l’unico punto vaccinale della provincia a un estremo del territorio, vicino a Lecco, che per molti comaschi è molto difficile da raggiungere. Chiudere via Napoleona significa poi disinvestire su quel progetto fondamentale che è la Cittadella della Salute che come Partito Democratico abbiamo sostenuto con forza. Insomma, Como città rimane senza ospedale e senza hub. Forse l’unico capoluogo Lombardo ad essere in questa situazione che la dice lunga sull’idea che Regione Lombardia ha del termine “medicina di prossimità”. Se da una parte il consiglio regionale vara una riforma sanitaria che promette la ricostruzione della sanità di territorio con distretti, case e ospedali della Comunità, dall’altra si costringe il cittadino ad andare ad Erba per il vaccino. Senza contare che depotenziare gli hub significa depotenziare la campagna vaccinale: un errore che non ci possiamo permettere. Como ha un tasso di vaccinazione con terza dose attorno al 60%. Ci sono ancora persone che devono completare il proprio ciclo di immunizzazione” conclude Orsenigo.

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