“Nelle ultime settimane è esploso il dibattito sui limiti di velocità nei centri cittadini. Un polverone in cui ognuno dice la propria, in quella che appare come una gara di populismo, di cui l’ultimo esempio sono le affermazioni del coordinatore provinciale e consigliere regionale di Forza Italia Sergio Gaddi, con tanto di video in cui sostiene l’utilità di alzare il limite di velocità in Napoleona oltre i 50 km/h attualmente in vigore. L’impressione è che si stia perdendo di vista il buon senso e l’effettiva importanza dei limiti di velocità, ovvero salvaguardare l’incolumità dei cittadini” dichiarano il segretario cittadino del PD Daniele Valsecchi e i consiglieri comunali Eleonora Galli e Stefano Fanetti.

“E’ statisticamente provato che diminuire la velocità da 50 a 30 km/h riduce notevolmente il rischio di mortalità in seguito a incidenti stradali, così come i numeri ci dicono che, anche a causa del traffico elevato, la velocità media nei centri cittadini è già al di sotto dei 30 km/h, anche con limiti di velocità superiori. Basta, dunque, con annunci e proclami che sfruttano lo stress degli automobilisti comaschi, che spesso devono subire il traffico cittadino: usiamo il buon senso e pensiamo a rispettare tutti, che siano autisti, pedoni o ciclisti. Proprio per tutelare i nostri cittadini, riteniamo utile che nelle strade residenziali il limite sia a 30 km/h, come da codice della strada, permettendo di viaggiare fino a 50, come di fatto già accade, sulle strade di scorrimento, come viale Innocenzo, via Pasquale Paoli o, appunto, via Napoleona”.

“Un’idea che, per altro, trova conferma nel Piano Generale del Traffico Urbano, l’ultimo approvato dalla Giunta Landriscina con assessore Pierangelo Gervasoni, proprio di Forza Italia come Gaddi, il quale prevede l’istituzione di diverse Zone 30, in città e nei quartieri di corona. A Gaddi, infine, ricordiamo come, nei centri urbani, il limite di velocità possa essere portato al di sopra dei 50 km/h solo in presenza di particolari caratteristiche della strada. Ci sorprende che ignori le norme vigenti” concludono.

“Nella giornata di ieri è stata annunciata l’organizzazione a Como (insieme a Lecco e Varese) degli Open Masters Series Como Lake 2027, l’Olimpiade master, dedicata agli atleti dai 30 ai 90 anni, che si terrà sul nostro territorio nel settembre 2027. ‘Un evento epocale’, come definito dal sindaco Rapinese, che però, proprio per le sue dimensioni, necessita di strutture adeguate a ospitarlo” dichiarano i consiglieri comunali del PD Patrizia Lissi, Stefano Fanetti, Eleonora Galli e Stefano Legnani.

“Como, a oggi, è una città che soffre innegabilmente la mancanza di impianti sportivi: dall’annosa questione della piscina all’assenza di palestre e palazzetti, passando per un Campo Coni che a oggi, pur essendo stato riqualificato, aspetta ancora la sistemazione degli spogliatoi. Sorge spontaneo, dunque, chiedere se ci siano delle assegnazioni definitive degli sport a Como, quali discipline si svolgeranno sul territorio comasco e quali strutture verranno utilizzate per garantire la qualità e il regolare svolgimento della manifestazione. Presenteremo un’interrogazione in merito, in modo da avere un quadro della situazione chiaro e poter fare la nostra parte per la migliore riuscita dell’evento”.

“Dopo una verifica in Comune, abbiamo appreso che l’asta per la vendita dell’ex Orfanotrofio di via Tommaso Grossi è andata deserta. Un problema, se si considera che, stando al piano triennale delle opere pubbliche, la maggior parte degli interventi previsti per il 2024 sarebbero stati finanziati grazie all’alienazione di questo immobile, la cui base d’asta era fissata a 9,7 milioni di euro” denunciano i consiglieri comunali del PD Stefano Legnani e Patrizia Lissi.

“Il condizionale, però, in questo caso è d’obbligo. Come fatto notare già dopo l’approvazione in Consiglio del bilancio, infatti, sono previsti 10 milioni di investimenti, suddivisi equamente per il recupero dell’ex Santarella e del Politeama, per i quali, però, su ammissione dello stesso sindaco, a oggi non solo non esiste un progetto, ma nemmeno un’idea chiara di cosa realizzare. In sostanza, 10 milioni messi a bilancio tanto per scrivere dei numeri. Pertanto, a pensarci bene, i soldi ricavati dall’asta rischiavano di rimanere inutilizzati, in attesa di una decisione dell’Amministrazione su come spenderli nel ridare vita ai due edifici”.

“Spiace, ovviamente, vedere fabbricati come questi ultimi e come l’ex Orfanotrofio inutilizzati e lasciati al degrado. Tutto ciò, però, è probabilmente la cartina di tornasole dell’incapacità di questa Amministrazione di elaborare progetti, di guardare al di là dei confini comunali e di attrarre investimenti. E allora sì, forse, che c’è da preoccuparsi, al di là dell’asta andata deserta”.

“E’ notizia di ieri sera l’addio al Centro federale degli sport del ghiaccio, per il quale Como era una delle principali candidate. E no, non ne siamo più di tanto sorpresi. Il motivo non è una sconfitta contro un progetto più bello e più valido: semplicemente i fondi del Pnrr non ci sono più, così come temevamo ormai da tempo” dichiarano i Consiglieri comunali del PD insieme al gruppo cittadino.

“Era ancora il 10 di agosto quando, con un comunicato, avevamo reso pubblica la nostra preoccupazione per la copertura finanziaria destinata alla struttura sportiva, alla luce dei tagli che il governo di Giorgia Meloni aveva effettuato alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Dubbi legittimi, per chiunque avesse una visione completa e lungimirante della situazione. All’epoca, però, il sindaco Alessandro Rapinese ci aveva accusati di fare comunella con il Comune di Varese e di essere intenzionati solamente a mettere i bastoni tra le ruote all’Amministrazione comasca”.

“Nulla di più falso. Ancora una volta, il tempo, ha smentito la narrazione distorta del sindaco, dando ragione a chi, con competenza e attenzione al territorio, aveva semplicemente portato alla luce un problema poi dimostratosi reale – proseguono – Pur essendo stati totalmente tagliati fuori dal progetto, ci siamo sempre dichiarati disponibili al confronto e alla collaborazione con l’Amministrazione per dare il nostro contributo e la nostra visione su un’opera dell’importanza e delle dimensioni del Centro federale degli sport del ghiaccio. Una disponibilità e un impegno che non sono mai mancati in tutto il Partito Democratico, a partire dal consigliere regionale Angelo Orsenigo per arrivare poi a Chiara Braga, capogruppo PD alla Camera, che si sono sempre prodigati affinché i fondi rimanessero a disposizione e Como potesse avere una possibilità di costruire il centro sportivo. Non è bastato, di fronte a un Governo e a una Regione che si sono resi protagonisti di scelte rivedibili. E a rimetterci, purtroppo, sono sempre i Comuni come il nostro, che dovrà dire addio, come avevamo intuito già cinque mesi fa, al finanziamento per la realizzazione dell’opera”.

“Tocca sottolineare, infine, come le diverse ipotesi progettuali messe in campo da Rapinese, poco più di schizzi su un foglio, sono state fumo negli occhi e hanno sortito il solo effetto di ritardare la risoluzione del problema della chiusura della piscina, che doveva essere riaperta entro 3/6 mesi dalla sua elezione. Ora, ad un anno e mezzo dalle Elezioni, non si sa ancora quando i comaschi potranno tornare a nuotare. Fuffa, come diceva un tempo l’attuale sindaco, o bla bla bla, come dice ora”.

“Da stamattina, in via di Lora, sono iniziate le operazioni di rifacimento della tombinatura, che causeranno modifiche alla viabilità e alle abitudini dei cittadini per almeno tre mesi. Certamente un’opera necessaria e in programma da tempo, ma la comunicazione riguardante l’inizio dei lavori è stata tardiva e poco capillare” denuncia il segretario del circolo PD di Lora Alessio Mariani, insieme al consigliere comunale dem Stefano Fanetti.

“Possibile che l’apertura di un cantiere con tale incidenza sulla viabilità sia stata comunicata così superficialmente e in ritardo? Possibile, purtroppo, con un’Amministrazione che prende decisioni senza chiedersi gli effetti che esse avranno sulla vita dei propri cittadini. Una comunicazione efficace, magari fatta con volantini porta a porta o con un’assemblea pubblica, sarebbe stata utile anche perché la chiusura di via di Lora ha come conseguenza la modifica del normale percorso degli autobus di Asf. In particolare, il 7 Lora ferma solamente in prossimità dell’Esselunga, invertendo, poi, la propria marcia alla rotonda, tagliando di netto la parte maggiormente abitata del quartiere”.

“Siamo consapevoli della necessità di sopprimere le fermate su via di Lora, ma non sarebbe stato possibile preservare quantomeno quella del cimitero, invertendo la marcia alla rotondina successiva? Tale decisione, unita alla mancanza di opportuna e tempestiva comunicazione, ha creato e creerà disagi a tutti i cittadini che regolarmente prendono la corriera, in particolare anziani e studenti”.

“Nella serata di ieri, a ETV, abbiamo assistito all’ennesima triste sceneggiata del sindaco, abile come sempre a distorcere la realtà e incapace di avere un confronto civile e costruttivo. Come già espresso nei giorni scorsi, la chiusura del camping No Stress ha gettato sulle strade di Como persone che hanno sempre e regolarmente pagato un affitto per permettersi un piccolo alloggio all’interno del campeggio ma che, purtroppo, non sono riuscite a trovare una soluzione alternativa dopo l’ordinanza del Comune” dichiarano le consigliere comunali del PD Patrizia Lissi ed Eleonora Galli.

“Prima di tutto, come sempre, è la narrazione del primo cittadino a lasciare basiti. La decisione di chiudere il camping è stata presa in seguito a un incidente, che ha causato l’intossicazione di un uomo da monossido di carbonio. Se ciò non fosse accaduto, probabilmente, a oggi nessuno si sarebbe sognato di far cessare l’attività. Rapinese, dunque, non si prenda meriti su una situazione che non ha assolutamente sistemato. Sono parecchie le persone che sono state fortemente penalizzate dal provvedimento e che hanno ricevuto aiuto solo dai volontari (tra cui anche Lissi) da un anno al fianco degli inquilini del campeggio”.

“Sorprende, poi, che il sindaco, agente immobiliare, non conosca la situazione della propria città, in cui gli affitti sono sempre più alti e nella quale, di 39 appartamenti in cui era stata prevista manutenzione straordinaria già dalla passata Amministrazione, a oggi, si è intervenuti solo in quattro. Tra l’altro, esistono strutture in via Conciliazione e via Sacco e Vanzetti che erano destinate proprio all’emergenza abitativa e che sarebbe il caso di riaprire. Stupisce poi come il sindaco non sappia, o finga di non sapere, che non basta lavorare, avere un reddito e impegnarsi per trovare un appartamento. Il problema non è avere un impiego o cercare casa fuori dalla città: senza un lavoro a tempo indeterminato nessuno concede contratti di affitto. E questo è il più grande ostacolo che i residenti del camping, pur lavorando, si sono trovati ad affrontare”.

“Gli articoli usciti sulle testate locali riguardanti l’emergenza abitativa nella città di Como sono tutt’altro che incoraggianti. Oggi, con l’aumento del costo della vita e delle abitazioni, che registrano impennate anche sul territorio di Como e provincia, le famiglie fanno sempre più fatica a permettersi una casa. Ma a rendere ancor più preoccupante il quadro è la situazione dell’edilizia residenziale pubblica, sulla quale ci siamo già espressi più volte in passato” affermano il segretario cittadino del PD Daniele Valsecchi e i consiglieri comunali dem Patrizia Lissi e Stefano Fanetti.

“Secondo il report fornito da Uil, il Comune di Como è proprietario di 777 immobili destinati ad alloggi di edilizia residenziale pubblica. Di questi, solo 506 hanno un contratto di locazione in vigore o sono assegnati in gestione alle Politiche Sociali. 11 sono occupati abusivamente, mentre per 39 sono stati programmati interventi di manutenzione straordinaria già prima dell’Amministrazione Rapinese, con Landriscina, ma a oggi solo 4 sono stati ristrutturati. E i restanti 221? Sfitti, in attesa di messa a norma. Si tratta del 28%, ovvero più di un alloggio su quattro, che potrebbero dare riparo e respiro alle tante persone in difficoltà presenti sul nostro territorio”.

“A luglio, l’Amministrazione comunale ha frettolosamente approvato una convenzione con Aler per il passaggio di 297 alloggi, consegnando alle minoranze all’ultimo momento la documentazione sul tema e di fatto liquidando con leggerezza una questione particolarmente importante, in quanto interessa la porzione di cittadinanza più fragile. E nei mesi a venire non sembra essere stato dato maggior peso al problema. Il passaggio ad Aler non deve essere un disimpegno dell’Amministrazione, che ha il dovere di occuparsi della crisi abitativa e di dare risposte ai propri cittadini, in un periodo storico tutt’altro che semplice” proseguono.

“A maggior ragione, visto che la ristrutturazione degli alloggi dovrà essere comunque finanziata dal Comune e non è tramite la cessione che la questione è stata risolta. Aler si occuperà della gestione ordinaria. Per la manutenzione straordinaria, invece, segnalerà al Comune le necessità, ma dovrà poi essere quest’ultimo a finanziare gli interventi. E’ necessario, dunque, che l’Amministrazione si preoccupi che l’enorme quantità di alloggi sfitti ceduti venga riqualificata al più presto, investendo in tal senso, tanto più che la fine del 110% (il passaggio ad Aler era stato presentato anche come un modo per accedere ai bonus), riguarda pure gli interventi svolti dalle aziende di gestione dell’edilizia residenziale pubblica. Gli edifici sfitti devono tornare al più presto a essere una preziosa risorsa per i comaschi”.

“Nella giornata odierna, il sindaco Rapinese ha annunciato trionfante di aver ‘risolto la questione’ del campeggio di via Cecilio, dopo aver ‘completamente liberato e ripulito’ l’area comunale. Dichiarazioni che fanno sorridere amaramente, sia per la considerazione che il primo cittadino ha sempre avuto della questione, ovvero un problema da risolvere sgomberando e ripulendo, senza pensare minimamente alle persone presenti nel campeggio, sia per la capacità di dare, ancora una volta, un quadro della situazione vero solo per metà” dichiarano i consiglieri comunali del PD Patrizia Lissi e Stefano Legnani.

“Nella propria dichiarazione, il sindaco fa credere di aver risolto il problema delle persone alloggiate nel campeggio, ma così non è. A essere liberata e ripulita è stata solamente una parte di campeggio. Sono ancora ospitate, infatti, singole persone e famiglie che spesso, pur avendo un lavoro, nella maggior parte dei casi a tempo determinato, non hanno trovato nessuno disposto a offrirgli un contratto di affitto. E proprio a loro, l’Amministrazione non si è preoccupata di trovare una sistemazione alternativa. Considerato che a breve i bungalow dovranno essere liberati, anche per l’interruzione delle utenze, sono diverse le persone che rischiano di trovarsi in strada, nonostante lavorino per pagare regolarmente l’affitto al camping. E’ triste pensare che nonostante l’impegno e la mobilitazione di tanti volontari e delle stesse famiglie per trovare un’alternativa, a oggi, ci siano persone che non sanno ancora dove dormiranno nelle prossime notti”.

“’Quel che mi chiedo è se alla città davvero importi del futuro di questi ragazzi. Il minore straniero non accompagnato, come il neo maggiorenne sono un peso da scaricare oppure delle persone a cui voler bene e aiutare nella crescita globale?’ La questione di fondo è racchiusa in questa domanda rivolta alla città da chi da anni, insieme ad altre realtà, a Como si preoccupa di accogliere e inserire i ragazzi stranieri non accompagnati nel tessuto sociale del nostro territorio per dare loro la speranza di una vita dignitosa e che oggi viene inspiegabilmente messo alla porta dal Comune di Como”. Lo fa sapere in una nota la segretaria del Partito Democratico di Como, Carla Gaiani, intervenendo sulla decisione dell’Amministrazione comunale di Como di non rinnovare la convenzione con l’associazione Rebbio Solidale odv per la gestione dei minori non accompagnati presenti sul territorio comasco. 

“’Un mero atto di natura gestionale’ è stata la fredda risposta del Sindaco senza peraltro farsi carico di proporre soluzioni alternative ad un fenomeno migratorio esistente in città, destinato in futuro a ripresentarsi. Una scelta che come Partito Democratico di Como consideriamo insensata e socialmente deprecabile, che sa tanto di pretesto nei confronti della Parrocchia di Rebbio. Si liquidano così anni di collaborazione e di servizio reso alla città di Como; un impegno importante e costante che don Giusto ha svolto senza mai tirarsi indietro, nemmeno di fronte alle emergenze che molto spesso hanno messo in seria difficoltà enti locali e istituzioni del comasco e non solo”. 

“Perché il paradosso – continua la segretaria dem – è anche questo, che l’accoglienza di Rebbio viene ricercata da diversi altri Comuni fuori provincia mentre qui a Como ci si permette addirittura di abbandonarla. Un controsenso che esprime plasticamente la mancanza di volontà politica del Comune di Como di gestire la presenza dei minori non accompagnati in città, non capendo che lavarsene le mani, giocare allo scaricabarile e quindi non intervenire in maniera adeguata sui processi di accoglienza, puntando su percorsi di inclusione e formazione, trasformerà questo fenomeno in un problema sociale. Perché abbandonare a sé stessi questi ragazzi, non gestirli, significa consegnarli al rischio di inclusione in circuiti malavitosi”. 

“Siamo convinti che l’accoglienza e l’inclusione di oggi – conclude Gaiani – gettino le basi per la società del prossimo futuro. Per questo occorre lavorare tutti cercando di gestire al meglio un fenomeno complesso, certamente di non facile soluzione. L’auspicio è che il Sindaco Rapinese possa ripensarci e tornare sulla sua decisione, per il lavoro sin qui fatto da don Giusto, per la città di Como, ma primariamente per dare speranza di una vita migliore a tanti ragazzi già oggi segnati da sofferenze e dolori”.

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