“Con un voto unanime il Partito Democratico di Como ha indicato Barbara Minghetti come candidata alla carica di sindaco di Como. Sempre in modo unanime sono stati indicati alcuni contenuti programmatici di base su cui costruire un progetto condiviso, per noi fondamentali da mettere a disposizione di Como. Il Partito Democratico ha dato un segnale di chiarezza alla città e si propone unito e coeso per rilanciare Como dopo l’ingloriosa stagione amministrativa della giunta Landriscina. Ora è il momento del confronto con tutte le forze dell’area progressista comasca, con chi vuole vedere un cambiamento vero dopo anni di vuoto, e in generale con tutta la città. Da qui inizia la costruzione di una nuova Como” dichiarano il segretario provinciale del Partito Democratico, Federico Broggi, e il segretario cittadino del PD, Tommaso Legnani, commentando l’esito dell’assemblea cittadina tenutasi ieri, 14 dicembre 2021.

“È innegabile: la candidatura di una donna alla guida della città ci mette davanti a una svolta storica. Sulla figura di Barbara Minghetti si è registrato un consenso forte all’interno delle segreterie e il voto unanime dell’assemblea cittadina che ne hanno valutato positivamente la capacità di allargare il campo tradizionale del centrosinistra, la riconosciuta leadership grazie al lavoro svolto in ambito culturale e le battaglie sui temi dell’inclusione sociale e per il sostegno agli ultimi – continuano i segretari – Non si sceglie un candidato solo per le possibilità di vittoria ma anche per la capacità di portare avanti un percorso politico e un programma. Programma che per il Pd non può prescindere da una serie di punti fermi per la ripartenza di Como a partire dall’attenzione prioritaria alle tematiche sociali specie dopo la crisi pandemica. Serve impegno sullo sviluppo infrastrutturale sostenibile iniziando dal secondo lotto della tangenziale di Como che va sbloccato con un dialogo costante e costruttivo con Regione Lombardia e con il Governo centrale. Bisogna puntare sulla viabilità alternativa che riduca la morsa del traffico sul capoluogo. Servono investimenti sullo sport, sulla rigenerazione urbana, sulla costruzione di un’offerta turistica nuova che porti benessere vero sul territorio. Como deve poi tornare ad essere un punto di riferimento per gli altri comuni della provincia e riprendere il dialogo interrotto con la Città metropolitana di Milano. I temi aperti sono tanti e urgenti. Il lavoro per ricostruire Como inizia ora, con il confronto con i nostri alleati e il resto della coalizione”.

Continua il percorso delle agorà democratiche comasche. Dopo il primo appuntamento dedicato al capoluogo, è il momento di confrontarsi sul futuro dell’associazionismo e del terzo settore comasco. La nuova agorà democratica si terrà il 13 dicembre 2021, alle ore 21.00, e avrà il titolo: “La Città che vogliamo: tutti responsabili di tutti”.

I relatori dell’evento saranno: Virginio Brivio, già sindaco di Lecco, Gian Antonio Girelli, consigliere regionale PD Lombardia, Patrizia Lissi, consigliera comunale PD Como, Martino Villani, direttore CSV Insubria. Introduce e coordina: Diego Butti, PD Como.

La parabola amministrativa degli ultimi cinque anni ha visto il Comune di Como allontanarsi dal mondo delle associazioni comasche, impedendo una qualsiasi forma di collaborazione tra settore pubblico e no-profit. Ciononostante è stato proprio il terzo settore, insieme al volontariato, a scendere attivamente in campo a tutela delle fasce di popolazione più fragili nel pieno della pandemia. Le cose devono cambiare e il sodalizio tra terzo settore e amministrazione deve essere ricostruito a favore del cittadino in difficoltà.

Proprio di queste prospettive future si parlerà durante l’agorà democratica che sarà possibile seguire in presenza presso la Sala dell’Associazione Alfonso Lissi (via Ennodio 10, Rebbio, con parcheggio presso il cimitero) e previa registrazione a segreteria@partitodemocratico.co.it, green pass obbligatorio e capienza massima 30 persone.

In alternativa, lo streaming dell’agorà sarà disponibile su Zoom al seguente link: https://bit.ly/agorà-terzo-settore.

È in aula ormai da tre settimane la revisione della legge sanitaria lombarda e ancora non è finita la maratona voluta dal Pd per riuscire a raccontare la propria visione di una sanità lombarda più vicina ai cittadini. Infatti, il Consiglio regionale, convocato anche nella giornata di domenica, proseguirà anche la prossima settimana. A parte un pacchetto di emendamenti presentato a sorpresa dalla maggioranza, nella serata di giovedì, le voci protagoniste sono state sempre e soltanto quelle delle opposizioni. Tra le questioni più calde affrontate dai consiglieri dem: la carenza di medici di base, la richiesta di cancellare la lottizzazione per i direttori generali delle Ats e Asst, la necessità di rinforzare la sanità di montagna e di potenziare la medicina di genere.

Abbiamo voluto trasformare il Consiglio regionale in un grande orecchio per provare a ribaltare questa logica e a far tornare il sistema sanitario alle sue funzioni di servizio ai cittadini. Sarà anche faticoso, e forse noioso, ascoltare lunghi interventi per diverse settimane, ma è solo così, rimettendo al centro i cittadini, che le istituzioni possono emanciparsi dalla tirannia del profitto. I soldi servono, ma non possono diventare il fine della politica, soprattutto quando c’è in ballo la nostra salute.

A questo link è possibile scaricare una sinossi delle nostre proposte per cambiare la sanità lombarda con un approccio serio e con le persone saldamente al centro. Scarica il documento

(Roma, 3 novembre 2021) – Poco fa la Camera ha approvato il decreto legge sul contrasto degli incendi boschivi già approvato la scorsa settimana da Palazzo Madama. Un provvedimento con il quale il Governo compie un passo decisivo nel dare una risposta rapida e pronta ai fenomeni incendiari estremi come quelli ai quali, purtroppo, abbiamo assistito anche la scorsa estate. Roghi che provocano danni devastanti al patrimonio naturalistico e boschivo, alla biodiversità, alla fauna così come alle attività economiche.

Le immaginiche ci hanno impressionato sono state un evento straordianrio ma non isolato; hanno interessato anche altri Paesi dell’area mediterranea confermando, ancora una volta, che il cambiamento climatico è già oggi un fenomeno che sconvolge le nostre vite. Le temperature largamente sopra la media e i lunghi periodi di siccità si sono accaniti su territori particolarmente fragili, sommandosi a condizioni di incuria e abbandono di larga parte dei nostri boschi e delle aree incolte. A tutto questo si è sommata l’azione criminale dei piromani.

Quello che abbiamo approvato è uno strumento che cerca di impedire di ritrovarci domani in situazioni analoghe a quelle del recente passato, sanando alcuni punti deboli delle politiche di prevenzione e contrasto agli incendi boschivi.

Questo decreto, infatti, risponde alle esigenze di garantire una migliore articolazione degli strumenti programmatori e di coordinamento tra Stato e Regioni delle attività di previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi; di rafforzare le diverse componenti operative; di agire sulla prevenzione e repressione del reato di incendio boschivo e di altre fattispecie connesse. Ecco perché è importante che il decreto preveda un Piano Nazionale di coordinamento in capo al Dipartimento della Protezione civile per l’aggiornamento tecnologico e il miglioramento della capacità operativa nelle azioni di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi in un rapporto virtuoso con le Regione sapendo che è fondamentale, imprescindibile supportare l’azione dei Comuni, spesso piccoli, sui quali gravano adempimenti rilevanti.

Il provvedimento stanzia circa 300 milioni di euro, una prima tranche importante di risorse, per aumentare l’acquisto di mezzi operativi e attrezzature per la lotta attiva agli incendi insieme a 150 milioni di euro nel Pnrr destinati a creare un sistema avanzato e integrato di monitoraggio sul territorio.

Inoltre il Dl interviene introducendo modifiche puntuali alla legge quadro 353 del 2000 in materia di incendi boschivi; con misure finalizzate a garantire il tempestivo aggiornamento annuale del catasto dei soprassuoli; dando la possibilità alle Regioni di effettuare azioni di rimboschimento compensativo delle superfici bruciate; con l’applicazione, sul fronte della repressione dei comportamenti criminali, delle pene accessorie, la confisca obbligatoria equivalente; con misure a sostegno di chi ha operato la lotta attiva agli incendi come il corpo dei Vigili del fuoco, con la proroga delle assunzioni a tempo determinato della Protezione Civile, con la messa a sistema dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), quale centro di competenza scientifica per supportare l’azione di prevenzione, riduzione del rischio, gestione delle emergenze della Protezione civile.

Un ringraziamento, ancora una volta sentito e sicero, a nome del PD va a tutte le forze della Protezione civile, della Difesa, i Vigili del fuoco, le Istituzioni e i volontari che non si sono risparmiati per combattere la furia del fuoco e hanno in primis protetto la vita delle persone e contenuto i danni. Finite le emergenze non vorremmo che ci dimenticassimo di quanto dobbiamo essere loro grati e orgogliosi del servizio reso alla collettività.

Qui sotto la dichiarazione finale in Aula. Più sotto, una scheda del provvedimento.https://www.youtube.com/embed/Pr74WZqrptg?enablejsapi=1&autoplay=0&cc_load_policy=0&cc_lang_pref=&iv_load_policy=1&loop=0&modestbranding=0&rel=0&fs=1&playsinline=0&autohide=2&theme=dark&color=red&controls=1&

SCHEDA – COSA PREVEDE IL DL INCENDI
Al dipartimento della Protezione civile è affidato il compito di stilare, con cadenza triennale, il Piano nazionale per il rafforzamento delle risorse umane, tecnologiche, aeree e terrestri necessarie per la prevenzione e la lotta attiva contro gli incendi boschivi, che andrà ad integrare la pianificazione regionale. È una delle prime previsioni del decreto legge, approvato oggi in via definitiva dall’aula della Camera, con “disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile”

Il Piano nazionale, secondo il dl, ha una validità triennale, ma può comunque essere aggiornato annualmente, a seguito di eventuali modifiche ai relativi stanziamenti. È approvato con dpcm, previa intesa in sede di Conferenza Unificata. Per l’approvazione è previsto il concerto di un novero di ministri. Il Piano nazionale è redatto sulla base degli esiti di una ricognizione condotta dal dipartimento della Protezione civile.

RICOGNIZIONE – Al dipartimento della Protezione civile, il dl affida infatti la ricognizione e valutazione con cadenza triennale di strumenti quali: tecnologie, anche satellitari, idonee all’integrazione dei sistemi previsionali, di sorveglianza, monitoraggio e rilevamento dell’ambiente; mezzi aerei ad ala fissa, rotante e al connesso impiego di mezzi aerei a pilotaggio remoto; flotte aeree delle Regioni ed infrastrutture a loro supporto, mezzi terrestri, attrezzature, strumentazioni e dispositivi di protezione individuale; formazione; esigenze di potenziamento delle strutture di aviosuperfici, elisuperfici e idrosuperfici, ivi incluse misure di semplificazione del sistema autorizzativo per consentirne l’adeguato funzionamento, strettamente connesse al consolidamento delle attività di gestione, previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, ivi comprese le strutture direttamente correlate, quali distributori carburanti, hangar e officine, piste di decollo e atterraggio, impianti idrici incluse le vasche di raccolta acqua.

Il dipartimento della Protezione civile provvederà a questa ricognizione e valutazione avvalendosi di un Comitato tecnico, costituito con decreto del capo del dipartimento, del quale fanno parte rappresentanti dei ministeri interessati, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, del Comando Carabinieri per la tutela forestale, delle Regioni e Province autonome e dell’Associazione nazionale dei Comuni d’Italia.

Si prevede che entro il 30 aprile di ogni anno sia convocata la Conferenza Unificata per il confronto sullo stato di aggiornamento dei piani regionali nonché degli adempimenti dei comuni connessi. Si demanda ad una direttiva del presidente del Consiglio la definizione di indirizzi e procedure di coordinamento, che assumono la denominazione di Sistema aereo di vigilanza antincendio (Sava), in attuazione del Piano nazionale. Le misure afferenti al Sava mirano ad integrare il dispositivo operativo nazionale costituito da aeroporti nazionali, aviosuperfici, elisuperfici e idrosuperfici. Si demanda ai decreti del presidente del Consiglio, da adottare entro 180 giorni, la definizione di misure di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione delle strutture connesse ad aeroporti nazionali, aviosuperfici, elisuperfici ed idrosuperfici, anche derogatorie.

MEZZI – Sono stanziati 40 milioni di euro per l’acquisto di mezzi operativi e di attrezzature per la lotta attiva agli incendi boschivi (si fa riferimento al rafforzamento urgente della capacità operativa delle componenti statali nelle attività di prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi). Le risorse sono finalizzate all’acquisizione di mezzi operativi, terrestri e aerei, e di attrezzature per la lotta attiva agli incendi boschivi, ulteriori rispetto alla vigente programmazione. Sono ripartite in: 33,3 milioni per il ministero dell’Interno, per le esigenze del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco; 2,1 milioni per il ministero della Difesa; 4,6 milioni per le esigenze del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri. Si demanda al dipartimento della Protezione civile il monitoraggio delle attività, anche ai fini del relativo coordinamento con le misure previste nel Piano nazionale.

Si riduce a cinque settimane, anziché tre mesi, la durata del corso di formazione per l’accesso al ruolo dei capi squadra e, conseguentemente, dei capi reparto del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. La disposizione deroga alla previsione vigente, con decorrenza dal 1° gennaio 2020, per l’accesso ad un numero di posti corrispondenti a quelli vacanti al 31 dicembre 2019. La validità della graduatoria del concorso pubblico a 250 posti nella qualifica di vigile del fuoco, approvata con decreto ministeriale n. 237 del 14 novembre 2018, è prorogata fino al 31 dicembre 2022. Si dispone che nei Piani operativi nazionali attuativi dei Fondi strutturali 2021-2027 si tenga conto dell’esigenza di dotare il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, le forze armate e le forze dell’ordine di dispositivi di videosorveglianza utili alla rilevazione dei focolai, in particolare i droni dotati di sensori, videocamere ottiche e a infrarossi nonché di radar.

Vengono destinati 150 milioni di euro disponibili nell’ambito del Pnrr (Missione 2, componente 4) alle misure di lotta contro gli incendi boschivi, e in particolare alla realizzazione di un sistema avanzato e integrato di monitoraggio del territorio.

Si prevede che si assuma quale ambito prioritario di intervento l’insieme delle aree protette nazionali e regionali, dei siti della Rete “Natura 2000”, nonché delle aree classificate ad elevato rischio idrogeologico nelle vigenti pianificazioni.

ENTI TERRITORIALI – Nell’ambito della Strategia per lo sviluppo delle aree interne, sono stanziati 100 milioni nel triennio 2021-2023 in favore degli enti territoriali impegnati nella lotta attiva agli incendi boschivi. Tali stanziamenti sono finalizzati a dare concreta attuazione a quanto previsto dai Piani antincendio boschivi approvati dalle Regioni. In particolare, sono destinati 20 milioni per il 2021, e 40 milioni per ciascuno degli anni 2022 e 2023, per il finanziamento di interventi volti a prevenire incendi boschivi nelle aree interne del Paese in cui il rischio di incendio è elevato e nei comuni localizzati nelle isole minori.

Vengono introdotte misure che hanno lo scopo di garantire un aggiornamento più tempestivo del catasto dei soprassuoli percorsi dal fuoco, integrando quanto già disposto dalla legge quadro in materia di incendi boschivi, prevedendo a tale scopo un potere sostitutivo in capo alle Regioni: con legge regionale sono disposte le misure per l’attuazione delle azioni sostitutive in caso di inerzia dei Comuni; fino all’entrata in vigore delle normative regionali, le Regioni intervengono in via sostitutiva quando gli elenchi definitivi dei soprassuoli percorsi dal fuoco nel quinquennio precedente e delle relative perimetrazioni non siano approvati dai Comuni entro il termine dei 90 giorni complessivamente previsti dalla data di approvazione della revisione annuale del Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi. In tale eventualità, ossia quando gli elenchi siano adottati in via sostituiva dalle Regioni, si prevede la conseguente applicazione dei correlati obblighi di pubblicità. Il termine di applicazione dei divieti relativi a tali aree decorre dalla data di pubblicazione degli aggiornamenti sui siti istituzionali.

Il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei carabinieri e i Corpi Forestali delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, entro 45 giorni dalla estinzione dell’incendio, provvedono a rilevare le aree percorse dal fuoco e a rendere tali aggiornamenti non oltre il 1° aprile di ogni anno alle Regioni e ai Comuni interessati su apposito supporto digitale. Agli aggiornamenti, “contestualmente pubblicati in apposita sezione sui rispettivi siti istituzionali”, è fatta conseguire, “limitatamente ai nuovi soprassuoli rilevati, l’immediata e provvisoria applicazione” delle misure previste dalla legge quadro in materia di incendi boschivi che in particolare vietano una destinazione diversa delle aree da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni, così come rilevano per l’attuazione, da parte dei Comuni interessati, degli adempimenti previsti per il censimento dei soprassuoli già percorsi dal fuoco.

Nell’ambito delle risorse stanziate, il Piano nazionale può prevedere “la destinazione di somme al fine di finanziare un sistema di incentivi premiali proporzionali ai risultati conseguiti da soggetti pubblici o privati qualora nei territori ad alto rischio” sia accertata una diminuzione significativa delle aree percorse da incendi.

Nell’ambito delle azioni individuate nei Piani regionali per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, le Regioni e le Province autonome possono stipulare convenzioni con gli Avio Club e gli Aero Club locali, “allo scopo di integrare nei rispettivi dispositivi operativi gli apparecchi per il volo da diporto o sportivo (Vds)”, attribuendo “funzioni di concorso compatibili con le esigenze degli altri operatori”.

Fermi restando i divieti e le prescrizioni previste dalla legge, le Regioni possono anche individuare, “nell’ambito dello stesso bacino idrografico e limitatamente ai terreni di proprietà del demanio regionale”, superfici nude o terreni saldi da sottoporre a rimboschimento compensativo delle superfici bruciate. Si includono nelle attività di previsione del rischio di incendi boschivi anche le aree trattate con la tecnica del fuoco prescritto, inserendo tale tecnica tra gli interventi colturali previsti nell’ambito dell’attività di prevenzione degli incendi. Viene quindi specificato che gli interventi colturali devono tenere conto delle specificità delle aree protette o di habitat di interesse conservazionistico.

Si introduce, nella lotta attiva contro gli incendi boschivi, l’uso delle attrezzature manuali e la tecnica del controfuoco e compensi incentivanti in misura proporzionale ai risultati conseguiti in termini di riduzione delle aree percorse dal fuoco.

SANZIONI – Il decreto inasprisce le sanzioni, sia amministrative che penali, e mira a colpire gli interessi degli autori degli illeciti, ad incentivare la collaborazione con le indagini e a favorire condotte volte alla riparazione del danno causato. In particolare si interviene sul delitto di incendio boschivo previsto dall’articolo 423-bis del codice penale. Come già avviene per il ravvedimento operoso previsto per i reati ambientali, si introduce un’attenuante per chi, prima dell’inizio del processo, provveda alla messa in sicurezza e, ove possibile, al ripristino dei luoghi. Sempre con riferimento all’articolo 423-bis, si specifica la discriminante secondo cui l’uso legittimo delle tecniche di controfuoco e di fuoco prescritto che possono determinare un incendio evitano che colui che lo ha cagionato possa essere punito con la reclusione da quattro a dieci anni. Nel passaggio in commissione Ambiente al Senato è stata eliminata la circostanza aggravante che era prevista nei casi in cui i fatti siano commessi da coloro che svolgono compiti di prevenzione incendi.

La disposizione prevede inoltre, in caso di condanna, l’applicabilità delle pene accessorie del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, dell’estinzione dell’eventuale rapporto di lavoro pubblico e dell’interdizione all’assunzione degli incarichi legati alla prevenzione incendi, oltre alla confisca obbligatoria, anche per equivalente, dei profitti del reato. Tra le circostanze aggravanti del delitto di incendio, viene aggiunto il caso di fatti commessi ai danni di aziende agricole.

Viene introdotto, inoltre, il divieto per tre anni della raccolta dei prodotti del sottobosco nei soprassuoli percorsi dal fuoco.

Si prevede poi la facoltà per i Comuni di avvalersi di Ispra, mediante il Sistema nazionale di protezione dell’ambiente, o da altri soggetti con le necessarie capacità tecniche, per il censimento delle aree colpite da incendi e si prevede la confisca degli animali nel caso di trasgressione al divieto di pascolo nelle aree colpite da incendi. Nel passaggio al Senato era stata bocciata la proposta relativa al blocco della caccia in seguito al verificarsi di incendi, su cui si era consumato uno scontro politico durissimo, che aveva visto la Lega bloccare i lavori della 13 commissione per un paio d’ore. La proposta, riformulata a partire da un emendamento a prima firma della presidente del Misto a Palazzo Madama, Loredana De Petris (Leu), chiedeva che: “Le regioni nei cui territori viene dichiarato lo stato di emergenza ai sensi dell’articolo 7, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, a causa della diffusione ed entità degli incendi boschivi, con propri provvedimenti dispongono entro quindici giorni dalla citata dichiarazione il divieto della caccia nei comuni interessati e in quelli limitrofi, per almeno una stagione venatoria”.

Tratto dal sito della deputata del Partito Democratico, Chiara Braga.

Si è aperta oggi a Glasgow la Cop26, la 26esima conferenza tra le parti sul clima, organizzata dalle Nazioni Unite. L’obiettivo è quello di mettere in campo azioni globali, multilaterali, concrete per contrastare il riscaldamento globale confermando il target di non far aumentare la temperatura del pianete oltre l’1,5 gradi centigradi.

Qui sotto il testo dell’intervento del Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi che ha segnalo la linea del nostro Paese.

«I discorsi che abbiamo appena ascoltato mi hanno colpito profondamente. Negli ultimi anni, i giovani ci hanno reso un servizio portando il tema del clima al centro del nostro dibattito politico. I giovani sono stati al centro del Vertice Pre-COP di Milano.

Glasgow, noi dobbiamo renderli orgogliosi.

Il previsto aumento delle temperature globali è destinato a influenzare la vita sul nostro pianeta in modo drammatico. Da incendi e inondazioni catastrofici, allo scolorimento delle barriere coralline e alla perdita di biodiversità, l’impatto del cambiamento climatico è già fin troppo evidente. Anche il costo di tutto ciò aumenta rapidamente, soprattutto per le nazioni più povere.

Il costo dei disagi per le famiglie e le aziende nei paesi a basso e medio reddito ammonta a ben 390 miliardi di dollari l’anno. Il cambiamento climatico ha anche gravi ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali. Può esaurire le risorse naturali e aggravare le tensioni sociali. Può portare a nuovi flussi migratori e contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata.

Il cambiamento climatico può dividerci. Grazie a un costante dialogo e alla cooperazione, abbiamo compiuto buoni progressi nell’affrontare il cambiamento climatico. I Paesi del G20 rappresentano circa il 75% delle emissioni globali di gas serra e circa l’80% del PIL mondiale.

Al vertice dello scorso fine settimana a Roma, gli Stati membri del G20 hanno concordato che dobbiamo limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi e si sono impegnati a raggiungere emissioni nette pari a zero entro la metà del secolo. Abbiamo deciso di intensificare le nostre azioni a partire da questo decennio, migliorare i nostri contributi nazionali determinati e interrompere il finanziamento pubblico internazionale del carbone entro la fine del 2021.

Ora, qui alla COP26 dobbiamo andare oltre, molto più di quanto abbiamo fatto al G20. Dobbiamo accelerare il nostro impegno per contenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5 gradi. Dobbiamo basarci sull’accordo del G20 e agire in modo più rapido e deciso. Dobbiamo rafforzare i nostri sforzi nel campo dei finanziamenti per il clima.

L’Italia ha triplicato il suo contributo, arrivando a 7 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, per aiutare i paesi vulnerabili. Dobbiamo far lavorare insieme il settore pubblico e quello privato, in modi nuovi. Domani Roberto Cingolani, Ministro per la transizione ecologica, annuncerà un’iniziativa ambiziosa da parte dell’Italia.

La COP26 deve essere l’inizio di una campagna permanente contro il cambiamento climatico. E i nostri giovani devono essere al centro di questo processo. Intendiamo trasformare l’evento “Youth 4 Climate” che abbiamo tenuto a Milano in un appuntamento fisso di tutte le COP. Le generazioni future ci giudicheranno per ciò che otteniamo o che non riusciamo a raggiungere. Dobbiamo coinvolgerli, ascoltarli e, soprattutto, imparare da loro
».

Anche in provincia di Como iniziano le Agorà democratiche del PD.

Si inizia il 29 di ottobre con l’incontro dal titolo “Politiche del lavoro e dello sviluppo territoriale” dalle 21.00 alle 23.00. Potete trovare tutte le informazioni e registrarvi per partecipare a questo link.

Vuoi prendere parte all’Agorà in presenza? Ecco l’indirizzo: Via Ettore Brambilla 3, Cantù.

Registrati per partecipare in presenza a questo link: https://bit.ly/2Zsno1J
Puoi partecipare online usando questo link: https://bit.ly/3EkSuaD

Stiamo lavorando a molti altri appuntamenti sul territorio di Como.
Sul nostro sitò potrai trovare tutti gli aggiornamenti.

Vuoi proporre o sostenere un’Agorà? Visita questo link.

Hai qualche dubbio sul funzionamento delle Agorà?
Trovi tutte le risposte, nelle Faq aggiornate.

Dal Governo la conferma di un primo sostegno concreto alle richieste del territorio, per far fronte ai disagi derivanti dall’avvio del cantiere della variante della Tremezzina.

Con la riformulazione di un emendamento del Partito Democratico appena approvato in Commissione alla Camera al Decreto Infrastrutture e Trasporti, il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili riconoscerà un primo contributo straordinario in favore della Gestione Governativa del Lago di Como di 2,5 milioni di euro per l’anno 2021, per garantire la mobilità di pendolari e studenti a seguito dell’interruzione per i lavori urgenti della S.S. 340 ‘Regina’.

Una prima risposta per sostenere il piano di mobilità straordinaria a cui stanno lavorando le amministrazioni del territorio, con il coordinamento del Prefetto di Como, reso necessario dalla chiusura per quattro mesi della Regina a Colonno.

È importante che queste risorse siano indirizzate a potenziare le corse della navigazione e a calmierare i costi di accesso al servizio per gli utenti che dovranno utilizzare la navigazione per gli spostamenti quotidiani.

In questi mesi si è lavorato per rappresentare anche al Ministero le molte criticità di cantierizzazione della variante della Tremezzina. L’impegno di tutti deve continuare in questa direzione, supportando l’operato delle amministrazioni locali e valorizzando il contributo costruttivo di tutte le istituzioni per accompagnare la realizzazione di un’opera necessaria e attesa dal territorio.

“I veri protettori della libertà sono coloro che difendono i diritti dei lavoratori. Chi piazza petardi o scrive insulti sull’asfalto con il favore del buio è solo un codardo le cui azioni non possono rimanere impunite. Ora e sempre al fianco dei sindacati” dichiara Angelo Orsenigo, consigliere regionale del PD, a seguito degli atti intimidatori nei confronti delle sigle sindacali del territorio comasco.

“Le intimidazioni delle scorse ore che hanno avuto come bersaglio la sede della Uil di Lomazzo e la sede Cgil di Fino Mornasco sono atti gravissimi e di enorme viltà che non possono essere tollerati in alcun modo. La mia solidarietà va agli iscritti, ai dipendenti e ai rispettivi segretari Salvatore Monteduro e Umberto Colombo. Chi si rende responsabile di queste azioni codarde ha scelto la strada della violenza che non può e non deve trovare posto in un Paese civile come il nostro” conclude il consigliere. 

Anche la deputata Dem, Chiara Braga, commenta condannando le intimidazioni rivolte ai sindacati comaschi.

“Massima vicinanza e sostegno ai sindacati comaschi oggetto di vili intimidazioni, sulla scia dell’ignobile assedio di qualche settimana fa a Roma. Non più tardi di una settimana fa erano apparse scritte anti sindacali davanti alla Cgil di Lomazzo. Sempre a Lomazzo questa mattina un petardo è stato posizionato davanti alla porta d’ingresso della sede della Uil. A Fino Mornasco, poche ore fa, sono comparse ancora scritte contro la Cgil. Questi atti si sommano purtroppo ad altre scritte “no vax” apparse sull’asfalto davanti alle scuole elementari e di fronte alla Casa di riposo di Bregnano, sulle strisce pedonali tra la scuola media e quella elementare di Appiano Gentile, e ancora frasi contro i vaccini davanti al liceo artistico “Melotti” di Lomazzo”.

“Un’escalation di atti intimidatori che condanno con fermezza e che sarebbe sbagliato banalizzare o catalogare come ‘ragazzate’. Per questo – conclude l’esponente dem, componente della Segreteria nazionale del PD -, oltre a dare tutto il supporto ai sindacati e agli amministratori, presenterò un’interrogazione al Ministero degli Interni per sollecitare la massima attenzione delle istituzioni al territorio comasco, per individuare i responsabili di questi gravi atti e prevenire la diffusione di comportamenti che devono essere condannati e contrastati con grande determinazione”.

(Roma, 13 ottobre 2021) – “Questa giornata e questo momento va a tutte noi, alle 470 mila donne che hanno perso il lavoro durante la pandemia, a tutte coloro che vengono pagate meno o stimate meno dei loro colleghi uomini, alle donne che hanno i titoli, la competenza, l’esperienza e la preparazione ma apparentemente non il sesso giusto per essere dirigenti o manager d’azienda“. E’ questo il sentito e doveroso omaggio fatto quest’oggi alla Camera dalla collega e relatrice Chiara Gribaudo in occasione dell’approvazione, avvenuta poco fa all’unanimità nell’Aula di Montecitorio, del testo unificato sulla parità salariale.

Una legge per la parità salariale, rivolto sia alle lavoratrici che alle imprese, volto a sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e a garantire i diritti di ciascuna sul luogo di lavoro, dal reclutamento alla retribuzione fino alle opportunità di carriera.

Un voto frutto del lavoro sinergico tra le diverse forze politiche e il Governo, con il sostegno costante del ministro Orlando e l’impegno determinante delle donne del Partito Democratico, che fa compiere all’Italia un ulteriore passo in avanti verso l’obiettivo dichiarato di eliminare il cosiddetto gender pay gap, il divario retributivo di genere, purtroppo ancora troppo presente nel nostro Paese.

Auspichiamo che il Senato, al quale giungerà ora il provvedimento, approvi rapidamente il testo.

Tra le innovazioni contenute nella proposta di legge: l’istituzione della “certificazione della parità di genere“, con premialità, per attestare le misure dei datori di lavoro per ridurre il divario di genere su opportunità di crescita in azienda, parità salariale, politiche di gestione delle differenze di genere e tutela della maternità; l’ampliamento dell’ambito soggettivo di applicazione dell’obbligo di redazione del rapporto sulla situazione del personale: sarà obbligatorio per le aziende (pubbliche e private) che impiegano più di 50 dipendenti (oggi lo è per quelle con più di 100); previsti incentivi alle assunzioni, di agevolazioni fiscali, strumenti per favorire la conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro.

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Le istituzioni