In Lombardia, dopo 28 anni, possiamo cambiare. Dobbiamo cambiare. Per questo lanciamo la nostra sfida, a testa alta.
Ci vediamo sabato 3 dicembre alle ore 11 al teatro Elfo Puccini di Milano.
Care amiche e cari amici,
il cammino verso le regionali 2023 in Lombardia è iniziato.
Oggi l’Assemblea regionale ha ratificato ufficialmente la figura di 𝗣𝗶𝗲𝗿𝗳𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼 𝗠𝗮𝗷𝗼𝗿𝗶𝗻𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗰𝗮𝗻𝗱𝗶𝗱𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗿𝗲𝗴𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗣𝗮𝗿𝘁𝗶𝘁𝗼 𝗗𝗲𝗺𝗼𝗰𝗿𝗮𝘁𝗶𝗰𝗼 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗮𝗹𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼𝘀𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮.
Presto sarà tempo di entrare nel pieno della campagna elettorale in cui si deciderà il futuro della Lombardia.
Ma prima di iniziare a correre, troviamo la nostra direzione.
Il primo fondamentale passaggio sarà infatti la costruzione di un programma, di una visione per il futuro della Lombardia.
Gli ultimi cinque anni di lavoro del nostro consigliere regionale, Angelo Orsenigo, e di tutto il gruppo consiliare del Partito Democratico, hanno messo in luce una serie di sfide politiche che chiedono una soluzione urgente.
𝗣𝗲𝗿 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗣𝗮𝗿𝘁𝗶𝘁𝗼 𝗗𝗲𝗺𝗼𝗰𝗿𝗮𝘁𝗶𝗰𝗼 𝗱𝗶 𝗖𝗼𝗺𝗼 𝗹𝗮𝗻𝗰𝗶𝗮 𝗹’𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮 “𝗖𝗼𝗺𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗠𝗮𝗷𝗼𝗿𝗶𝗻𝗼”: 𝘂𝗻 𝗶𝗻𝘃𝗶𝘁𝗼 𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗼𝗹𝗶 𝗲 𝗮𝗴𝗹𝗶 𝗶𝘀𝗰𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝘀𝗶 𝗿𝗶𝘂𝗻𝗶𝘀𝗰𝗮𝗻𝗼 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘀𝘀𝗶𝗺𝗮 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗶𝗺𝗮𝗻𝗮 (𝟮𝟭-𝟮𝟳 𝗻𝗼𝘃𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲) 𝗲 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗹𝗴𝗮𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗼𝘀𝘁𝗲 𝗲 𝗶𝘀𝘁𝗮𝗻𝘇𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼.
Ci sono tante altre aree della vita quotidiana dei lombardi e dei comaschi che richiedono attenzione. E per costruire un programma che dia risposte ai cittadini serve il vostro aiuto, l’aiuto degli iscritti e dei circoli.
Ogni circolo dovrà poi trasmettere le indicazioni raccolte a segreteria@partitodemocratico.co.it e sarà stesa una sintesi da inviate ai nostri rappresentanti regionali perché vadano a costruire la piattaforma politica con cui sfidare le forze di centrodestra che da quasi 30 anni siedono a Palazzo Lombardia.
Spero quindi di poter contare sulla vostra partecipazione per costruire una “mappa” che indichi comaschi e i lombardi che quello progressista è l’unico percorso valido.
Basta con la mediocrità della Lega, di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e di Attilio Fontana.
Diciamo no alla destra che si ricicla come centro e candida Letizia Moratti.
Per cambiare la Lombardia dobbiamo cambiare chi la governa.
In attesa di rivedervi presto, vi saluto con affetto.
Federico Broggi
Segretario Provinciale del Partito Democratico di Como
“Chiediamo chiarezza sulle ragioni e sulle valutazioni tecniche che motivano un piano drastico di razionalizzazione come quello avanzato dall’assessore Roperto e dall’amministrazione Rapinese” dichiara Patrizia Lissi, capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale a Como.
“Chiediamo che l’assessore Roperto convochi una commissione dedicata dove possa esporre i dati e le valutazioni tecniche anche in presenza dell’assessore ai lavori pubblici Ciabattoni. Invitiamo poi l’amministrazione Rapinese ad aprire un dialogo pubblico con i genitori riguardo il piano. Mi metto nei panni delle famiglie comasche: apprendere una notizia di questa portata con così pochi dettagli deve essere estremamente difficile. La razionalizzazione andrà a interessare maggiormente le periferie, tra l’altro, anche con pesanti ripercussioni sul trasporto dei bambini verso la Convalle. C’è un piano per limitare l’impatto di queste decisioni sulla vita cittadina? – continua Lissi – In aggiunta, chiedo che vengano date delle risposte sul caso dell’asilo Sant’Elia. Da troppo tempo l’asilo giace chiuso in seguito ai lavori di ristrutturazione: a che punto siamo? Che progetto c’è per il futuro?” conclude la capogruppo.
Oggi sono intervenuta in rappresentanza della Camera dei Deputati alla riunione dell’Unione interparlamentare della COP27. Un appuntamento che ormai da anni accompagna tutte le Conferenze delle parti sui cambiamenti climatici e che quest’anno ha visto la partecipazione di delegazioni di 60 Paesi.
Il documento conclusivo approvato all’unanimità ha affermato l’impegno dei Parlamenti nel supportare gli sforzi globali per contrastare i cambiamenti climatici, nell’adottare leggi che sostengano la mitigazione e l’adattamento, nel dare attuazione all’impegno internazionale già stabilito dagli Accordi di Parigi di una finanza per il clima con l’importante pronunciamento a favore di un fondo addizionale e dedicato per far fronte alle “perdite e danni” a beneficio dei Paesi colpiti dai disastri causati dal cambiamento climatico.
Qui di seguito, il testo, tradotto in italiano, del mio intervento alla sessione mattutina del meeting dell’Unione Interparlamentare
“Signor Presidente, colleghi rappresentanti dell’Unione Interparlamentare,
è un onore partecipare all’incontro promosso dall’Unione Interparlamentare qui alla 27ma Conferenze delle Parti delle Nazionali Unite.
Come membro del Parlamento di un Paese, l’Italia, che insieme al Regno Unito ha organizzato la Conferenza delle Parti dello scorso anno – a Milano e a Glasgow – so bene che in questi appuntamenti la strada è spesso in salita. Non dobbiamo però temere le difficoltà, anche perché non abbiamo altra scelta. La COP27 rappresenta infatti un’opportunità di estrema importanza per il futuro del nostro Pianeta, un momento di speranza per i nostri popoli, un’occasione per tracciare nuovi sentieri per lo sviluppo sostenibile, i diritti sociali ed un’economia più legata alla giustizia sociale. La nostra Agenda 2030. A cominciare dall’accesso al cibo, ai farmaci, all’acqua e per rafforzare i diritti delle donne. Un appuntamento che mette l’Africa, troppo spesso dimenticata, in primo piano.
La collaborazione e il dialogo internazionali non sono poi soltanto una necessità, ma un metodo che ha dimostrato appieno la propria efficacia per il mantenimento della pace. Sfide comuni ci interpellano, e richiedono un impegno comune, a partire dal contrasto alla crisi climatica. Così evidente anche nella regione del Mediterraneo. E seppur sul Coronavirus pare ci stiamo lasciando alle spalle – come speriamo – il periodo più buio, molto resta ancora da fare. L’Africa che ospita il 17% della popolazione mondiale, il vaccino ha raggiunto solo il 21,6% della popolazione. E nonostante l’intero continente sia responsabile di appena il 3% delle emissioni globali, si trova ad essere vittima di una percentuale ben più consistente delle conseguenze avverse dei cambiamenti climatici: dalla desertificazione ad apocalittiche inondazioni, alla allarmante riduzione del terreno coltivabile, con le gravi conseguenze sull’alimentazione.
Di fronte alla minaccia più grande che investe l’umanità, quella climatica, a pagare non possono essere le persone più deboli in ogni parte della Terra, quelle che hanno meno possibilità economiche e meno disponibilità di conoscenze, e le generazioni future, che rischiano di trovarsi sulle spalle un’eredità così pesante da compromettere ogni opportunità di realizzazione e progresso.
I Parlamenti sono la massima rappresentanza delle proprie nazioni. E la maggior parte delle persone sa che il cambiamento climatico è in atto ed è un problema da affrontare perché sempre più tangibile. Non sembra però ancora esserci una piena consapevolezza della profondità e dell’urgenza delle trasformazioni di cui abbiamo bisogno: rifondare un intero sistema produttivo e la società nello stesso tempo e più in fretta possibile. Agire in questa direzione aiutando e spingendo – nei nostri consessi – i Governi a tracciare quadri normativi che tengano insieme giustizia ambientale e giustizia sociale è una scelta obbligata e rappresenta la più grande sfida del nostro tempo. A tal proposito posso portarvi esempi concreti: il Parlamento italiano ha promosso norme per favorire l’efficienza delle abitazioni grazie a un risparmio fiscale oppure leggi che trasformano i consumatori e le imprese in produttori collettivi di energia con le comunità energetiche, infine norme che combattono lo spreco alimentare. Piccoli esempi che muovono comportamenti sociali, abbattono le emissioni, promuovono lavoro e innovazione.
I “nostri” Parlamenti, specie quelli di Paesi con le più alte emissioni, non possono esimersi da un ruolo importante affinché nei budget annuali dei rispettivi Paesi, si prevedano stanziamenti e strumenti adeguati al meccanismo internazionale del “Loss& Damage”, ovvero la risposta ai danni generati dai cambiamenti climatici, tema centrale di questa Cop27.
La transizione energetica e ambientale rappresenta un punto di svolta per la configurazione delle alleanze industriali e commerciali a livello internazionale. Il livello di cambiamento che tale rivoluzione porterà negli equilibri economici internazionali è ancora di difficile definizione ma segnerà, in particolare per i paesi industrializzati, una decisa riduzione della dipendenza da fonti fossili esterne. Tuttavia, la “storica” dipendenza potrebbe essere sostituita da una nuova necessità di approvvigionamento, come sta dimostrando l’aumento della richiesta di terre e metalli rari necessari alla produzione di auto elettriche, turbine eoliche, pannelli fotovoltaici e tutte le nuove applicazioni utili ad assicurare una transizione verde dell’economia e della società.
Per concludere: è in questi momenti che è necessaria la determinazione a consolidare un partenariato di lungo periodo tra Governi e Parlamenti per affrontare insieme i temi della sicurezza, dello sviluppo sostenibile, di una gestione più efficace del fenomeno migratorio, della promozione dei valori di libertà e dei diritti civili, di partecipazione e del dialogo tra i popoli, quali antidoti ai conflitti, alla radicalizzazione e all’instabilità. Vi ringrazio.”
La Federazione provinciale del Partito Democratico di Como organizza l’evento pubblico dal titolo “Ricominciamo con gli amministratori: dialogo sul futuro dei territori della provincia di Como” in programma per sabato 12 novembre 2022 alle ore 10.00 allo Spazio Diaz di Como, in via Indipendenza 80.
L’iniziativa intende mettere al centro del dibattito le istanze dei territori e degli amministratori lariani, in vista delle elezioni regionali del 2023. Moderatori dell’appuntamento saranno il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, e il segretario provinciale del PD di Como, Federico Broggi.
Saranno presenti anche Alessandro Alfieri, Senatore, Stefania Bonaldi, già sindaca di Crema dal 2012 al 2022, e Fabio Pizzul, capogruppo PD in consiglio regionale.
In allegato la locandina dell’evento
“La provincia di Como porta tutti i segni di un sistema sanitario regionale che ha abbandonato i cittadini: 74 medici di base mancanti, mesi e mesi per una visita medica specialistica con il pubblico, pronti soccorso sovraffollati. Come se non bastasse, nonostante sia ormai passato un anno dall’approvazione della riforma in Consiglio regionale, delle numerose strutture promesse dalla Regione, solo due sono state attivate: la Casa di comunità in via Napoleona a Como e l’Ospedale di Comunità di Mariano Comense. Ne consegue che i problemi della sanità lariana sono gli stessi di sempre. Sono quelli generati da una medicina di territorio prima smantellata con la riforma promossa dall’allora Presidente Maroni e poi messi in piena luce dalla pandemia” dichiara il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, a margine dell’evento “La nostra salute prima di tutto” sulla riforma della sanità regionale, tenutosi ieri sera ad Albate, Como.
“La problematica delle liste d’attesa è uno dei nodi più urgenti da risolvere a Como e in tutta la regione. I lombardi spendono due miliardi e mezzo di euro all’anno in media di spesa per visite mediche private: unica soluzione davanti alle liste d’attesa pubbliche infinite. Ritenere, come hanno fatto Fontana e Moratti, un successo 11 mila prestazioni fatte nelle ore serali o festive rispetto ai milioni erogate ogni anno è insulto per i cittadini” continua il consigliere comasco.
“Tra il cittadino e l’ospedale dovrebbe esserci una rete di presa in carico che sia più diffusa e capillare possibile, con quelle case di comunità e quegli ospedali di comunità richiesti dal Ministero della Salute e Agenas. Eppure, a oggi, le aperture di questi nuovi poli vanno a rilento. Spesso l’intervento si riduce a una mano di vernice e una nuova insegna su vecchi presidi. La sanità lombarda va rifondata alla base, con interventi strutturali. A oggi, è fatta di numeri e prestazioni ma ha dimenticato completamente la prevenzione, la cura, l’aspetto socio-sanitario dei bisogni dei cittadini” conclude Orsenigo.
“Le modifiche al regolamento di Polizia Urbana voluto dalla Giunta Rapinese mancano completamente il bersaglio: era l’occasione per affrontare diversi aspetti della convivenza cittadina che meritano attenzione. Piuttosto il regolamento è diventato uno strumento nelle mani del sindaco per tenere fede ad alcune promesse fatte in campagna elettorale ed evitarsi altri imbarazzi. Con queste modifiche si spacciano soluzioni semplici a problemi complessi senza considerare le conseguenze sulla vita cittadina” dichiara il gruppo consiliare del Partito Democratico
“Nello specifico, il divieto del consumo di bevande alcoliche sull’intero territorio comunale è scritto in maniera così approssimativa che non inciderà significativamente sugli effetti della mala movida notturna in contesti come Piazza Volta. Contrariamente a quanto si possa far credere, non avrà nemmeno ricadute più efficaci del necessario presidio continuo, anche sociale, della situazione in zone come Via Anzani e San Rocco. Piuttosto viene criminalizzato il picnic in Spina Verde, il brindisi all’esterno della facoltà per una laurea o bere una birra su una panchina del lungolago in un pomeriggio estivo. Per evitare di sanzionare le famigliole, gli studenti o i turisti, e di impegnare inutilmente gli agenti della Polizia locale, l’unica soluzione sarà far finta che il divieto non esista. Divieto sul quale la maggioranza si è intestardita, divieto che non ha precedenti in altri capoluoghi dal momento che vieta il consumo di alcol in luoghi pubblici e aperti al pubblico, con la paradossale conseguenze che sarà vietato bere, non solo nei giardini e cortili dei condomini e nelle università, ma anche nei circoli privati e negli oratori. Ma non sarebbe stato meglio lasciare ai gestori di tali spazi la regolamentazione di cosa si può o non si può fare in tali luoghi? ” commentano i consiglieri Dem.
“Certo l’approvazione di nuove regole fa pubblicità. Così l’annuncio di più zone rosse che non garantisce che i problemi si spostino in aree vicine. E poi la questione della quiete pubblica, importante quanto il lavoro e la libertà di esprimersi. Da una parte siamo soddisfatti che, grazie alla segnalazione che abbiamo fatto per primi, il Consiglio comunale abbia deciso di eliminare le limitazioni d’orario sulla manutenzione dei giardini privati che avrebbero danneggiato un’intera categoria professionale. A ben vedere, però, non vi erano grandi alternative: l’articolo era in piena contraddizione con l’esistente regolamento comunale del piano di zonizzazione acustica che già disciplina la manutenzione del verde. Piano, questo probabilmente sconosciuto all’amministrazione. Non possiamo essere d’accordo però sulle nuove regole per l’esercizio dell’arte di strada. Tanto dipenderà dall’individuazione effettiva delle piazzole per le esibizioni ma l’idea è che si voglia confinare musicisti e performer (e anche chi dall’arte di strada trae un qualche sostegno economico) e allontanarli, anche a forza di burocrazia e adempimenti, dal cuore della città in quanto disturbatori – conclude il gruppo del PD – Altra evidenza che il regolamento non è uno strumento di convivenza, di mediazione delle istanze dei cittadini, ma di chiusura e limitazione”.
Giovedì 27 ottobre 2022, alle 20.30, alla Cascina Massée di Albate (Como, Via Sant’Antonino, 4), si terrà l’incontro pubblico aperto ai cittadini dal titolo “La nostra salute prima di tutto: il futuro della sanità comasca”.
I relatori Angelo Orsenigo, consigliere regionale comasco, e Carlo Borghetti, vicepresidente del consiglio regionale e consigliere regionale, affronteranno il tema dei cambiamenti portati dalla riforma regionale della sanità sul territorio comasco interessato da liste d’attesa interminabili, da pronti soccorso sovraffollati e dall’endemica carenza di medici di base.
In allegato la locandina dell’iniziativa. La stampa è invitata a partecipare.
“Ottobre è il mese della prevenzione contro il cancro al seno in tutta Italia. Ma non sul lago di Como, dove il mammografo dell’ospedale di Menaggio è rotto da più di un anno” denuncia il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo.
“Lasciate senza alternative, le cittadine della sponda comasca del Lario e delle valli devono affrontare il lungo tragitto verso Como: parliamo di 40 chilometri di strada e più di due ore tra andata e ritorno. Disagi che si sommano ai tempi di attesa infiniti per la prenotazione di una mammografia nelle strutture più centrali: tra i 70 e i 190 giorni che scendono a 20 negli ambulatori privati. Non sono i numeri di un servizio sanitario che previene. Piuttosto è la fotografia di un sistema incapace di declinarsi sul territorio in maniera efficace: cosa ha intenzione di fare Regione Lombardia per ripristinare il servizio di mammografia e soprattutto promuovere la prevenzione? Chiedo chiarezza direttamente alla Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia” dichiara il consigliere comasco, annunciando un’interrogazione formale diretta a Palazzo Lombardia.
“Prevenire significa salvare vite. Ma forse Regione Lombardia non la pensa così e, nonostante le ripetute sollecitazioni dei cittadini che chiedono che l’ospedale di Menaggio torni a servire adeguatamente il territorio, lascia decadere quei servizi che andrebbero a comporre una sanità di territorio che tanto manca nelle aree più disagiate della nostra provincia. Non dimentichiamo che l’Ospedale di Menaggio ormai da mesi non ha un reparto di rianimazione e, da maggio 2022, non ha un reparto di psichiatria funzionante in assenza dei medici specialisti necessari. Mancanza che i bandi regionali non paiono poter colmare. Ciò ripropone un problema strutturale della sanità lariana: i poli più periferici sono sguarniti e servono incentivi per invogliare i giovani medici e specialisti a lavorare in un ospedale come quello di Menaggio. Se releghiamo presidi come l’Erba-Renaldi, l’unico pubblico sulle nostre sponde del lago di Como, a posizioni di second’ordine andiamo a ledere il diritto alla salute di migliaia di cittadine e cittadini lariani” conclude il consigliere.