Oggi, sabato 28 gennaio, davanti a una platea di circa duecento persone, Pierfrancesco Majorino, candidato alla presidenza della Lombardia, ha tenuto un incontro dedicato al futuro dell’ospedale di Menaggio.

Presenti Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Partito Democratico e capolista Dem alle prossime elezioni regionali, i candidati consiglieri regionali del PD, Maria Cristina Redaelli, Edoardo Pivanti, Gianni Imperiali, il sindaco di Tremezzina, Mauro Guerra, la deputata del PD Chiara Braga, e Alessandro Rossi candidato consigliere della lista civica a sostegno di Majorino.

“La realtà dell’ospedale di Menaggio dimostra tutto ciò che non funziona nel modo del centrodestra di concepire il diritto alla salute sul territorio. L’Erba-Renaldi di Menaggio va potenziato e rilanciato. Torneremo da vincitori e decideremo come rifondare non solo l’ospedale ma tutto il sistema sociosanitario lombardo dalla base, dai presidi territoriali che servono alle comunità” ha dichiarato Majorino.

“Abbiamo bisogno di un governo regionale che stia fuori dal palazzo. Una regione che venga in aiuto delle persone. L’aspetto sanitario ha ovviamente la priorità. La ricostruzione parte dalle liste d’attesa: viviamo un ricatto: se paghi ti curi oppure aspetti. Ma se paghi l tasse da una vita, se lavori, se sei un pensionato: perchè dovresti pagare due volte? Non si può fare profitto sulla pelle delle persone. Faremo un provvedimento d’emergenza per abbattere le liste d’attesa nei primi 100 giorni della nostra amministrazione. Investiremo in medicina generale perchè sta arrivando uno tsunami con una riduzione del 40-50% nel numero dei medici. Fontana e Moratti si sono voltati dall’altra parte, mentre ora, a due settimane dal voto, si accorgono che ci sono dei problemi. Siamo arrivati a questo punto intollerabile perché è mancato il ruolo di Regione Lombardia – ha aggiunto Majorino, concludendo con un invito al voto – All’inizio la sfida per la Lombardia sembrava impossibile. Ora non più. Se volete cambiare, il voto deve essere a sostegno della nostra coalizione. Abbiamo una squadra bellissima. Dobbiamo farcela. Se non cambiamo le persone che prendono le decisioni non cambiamo la qualità delle politiche. Siamo pronti a iniziare una nuova e bella storia per la Regione Lombardia. Vogliamo una regione che sia all’altezza dei lombardi”. 

Maria Cristina Redaelli è intervenuta con un accorato appello alla difesa della sanità pubblica: “La salute non ha colore. L’ospedale di Menaggio ha sempre risposto alla domanda di cura del territorio, sin dagli anni ’80.  Oggi invece, vediamo risorse umane e capitale umano sprecato. La Regione Lombardia ha calato la scure su ospedali come il nostro. C’è un pronto soccorso con possibilità limitate. Sappiamo che senza cure pubbliche dobbiamo rivolgerci alle strutture private, ma con quali costi? Quanti rinunciano a farsi curare? La salute è un diritto o è un lusso?”. 

“Il declino sistematico dell’Ospedale di Menaggio è frutto delle scelte operate da Regione Lombardia a partire dal passaggio sotto ATS della Montagna. A oggi, l’ospedale di Menaggio ha perso 3 reparti, 35 posti letto su 77, il pronto soccorso non risponde ai requisiti di emergenza-urgenza.  Parallelamente hanno aperto una casa di comunità e un ospedale di comunità: ma se una struttura è aperta ed è senza personale che risposte diamo al territorio? – è intervenuto Angelo Orsenigo, consigliere regionale e capolista alle elezioni del 12 e 13 febbraio –  La provincia di Como non è Milano: bisogna dare risposte diverse a esigenze diverse sui territori. Costringere le persone a muoversi dal lago e dalle valli verso gli ospedali di San Fermo o Gravedona è folle. Si vuole gestire la salute in termini di numeri, bilanci, prestazioni. Non di prevenzione e diritto alla salute”.

“L’ospedale di Menaggio è purtroppo l’esempio di come aprire case e ospedali di comunità in strutture già esistente senza adeguati investimenti in personale porti al depotenziamento dei servizi –  ha aggiunto il consigliere comasco – Depotenziamento che avviene quando il bacino di pazienti e enorme e cresce esponenzialmente nella stagione turistica, quando il nostro lago è visitato da centinaia di migliaia di persone.Il territorio ha bisogno dell’ospedale di Menaggio che va difeso con i denti. Sulla salute delle persone non si scherza”.

“La Lombardia che vogliamo è quella che presta attenzione ai territori. La morte dell’ospedale di Menaggio sta avvenendo per consunzione, per mancanza di attenzione. Dobbiamo tenere la barra dritta: serve un ospedale pubblico su questa sponda del Lario. Serve difendere il diritto alla salute. Queste terre sono state molto generose nei confronti del centrodestra ma il centrodestra sta ampiamente dimostrando di non aver ricambiato. È ora di prendere in mano le cose, a partire dalla guida della Lombardia. È questo il momento di cambiare” ha dichiarato il sindaco di Tremezzina, Mauro Guerra.


Como, 28 gennaio 2023

Dal 1 febbraio 2023 i lavoratori frontalieri con la vicina Svizzera non potranno più beneficiare dello smart working. Nelle scorse settimane, infatti, il Governo Meloni ha deciso di disdire l’accordo amichevole siglato nel giungno del 2020 al fine di regolarizzare la posizione dei frontalieri impiegati nel lavoro a distanza. Insieme con i colleghi Ricciardi, primo firmatario, Laus, Gribaudo e Quartapelle abbiamo presentato un’interrogazione al Ministero degli Affari esteri per sollecitare il Governo ad intervenire a tutela dei frontalieri chiedendo di consentire un’ulteriore proroga dell’accordo fino almeno al prossimo giugno 2023, in attesa dei nuovi regolamenti previsti dalla UE finalizzati alla stipula di accordi bilaterali. Questo permetterebbe di garantire adeguatamente la particolare condizione dei lavoratori frontalieri, risolvendo anche i profili di criticità previdenziale e fiscale”. Lo fa sapere in una nota la parlamentare comasca del Partito Democratico, Chiara Braga, intervenendo sull’attuale e sentita questione del mancato rinnovo del telelavoro per i lavoratori frontalieri. 

“Rispondendo l’altro ieri all’interrogazione il Governo ha sì aperto alla possibilità di proroga sullo smart working per i frontalieri rimandando però alla ratifica del nuovo accordo tra Italia e Svizzera la possibilità di poter apportare modifiche o integrazioni alla disciplina del telelavoro. Ratifica che, è bene ricordarlo, stiamo attendendo da più di due anni. E nel frattempo – si chiede l’esponente dem – il Governo cosa intende fare per i lavoratori frontalieri?”

“Anche qui – continua Braga – la soluzione proviamo ad avanzarla noi. C’è, infatti, un unico spiraglio che consiste nella deroga ai criteri della legislazione previdenziale applicabile attraverso la stipula di un apposito accordo. Ci aspettiamo che il Governo si impegni in tempi rapidi in questa direzione e che le parole di rassicurazione non restino solo proclami vuoti. Occorrono pragmatismo e velocità, qualità che sembrano invece essere state fatte proprie dalla Commissione amministrativa per il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale della UE, che ha previsto di dare tempo ai datori di lavoro e ai lavoratori di stabilire la disciplina applicabile, secondo l’interpretazione flessibile del regolamento, fino al 30 giugno 2023. Da parte nostra, il PD seguirà con attenzione l’evolversi della situazione affinché siano pienamente garantiti i diritti dei lavoratori transfrontalieri”.

“L’ospedale di Menaggio va salvato e rilanciato. Per troppi anni è stato sottoposto a cambi di gestione e responsabilità continui. Il risultato è evidente: il territorio è stato lasciato da solo. Da parte di Regione Lombardia serve tutto un altro tipo di politica che diventa possibile solo uscendo dal palazzo e incontrando i cittadini” dichiara Pierfrancesco Majorino, candidato alla presidenza di Regione Lombardia, a margine del tour del centro lago e della Val d’Intelvi, questa mattina, giovedì 29 dicembre,
Majorino ha potuto incontrare diversi amministratori locali, esponenti delle comunità, del terzo settore e della società civile. Tra le questioni affrontate nella mattinata, quella della medicina di territorio e dei servizi socio-assistenziali di prossimità è emersa in maniera più urgente.

“Oggi ho potuto incontrare tante realtà lariane, persone che rimboccandosi le maniche combattono per la propria comunità. Ho potuto parlare con i membri del Comitato per la Difesa dell’Ospedale di Menaggio che si battono per salvaguardare l’Erba-Renaldi. L’ospedale è stato il bersaglio di una scelta scellerata di Regione Lombardia che l’ha impoverito totalmente, privando la comunità locale di un’offerta sanitaria adeguata e mettendo a rischio cittadini e territorio – commenta Majorino – L’ospedale di Menaggio va rilanciato nell’ottica di un complessivo rilancio dei servizi sociosanitari del territorio comasco e lombardo.  Questo riguarda non solo l’offerta ospedaliera ma anche i servizi di assistenza domiciliare e quelli relativi alla salute mentale. Purtroppo Regione Lombardia non ha un pensiero strategico per quelle comunità del territorio lariano che rimangono decentrate rispetto ai capoluoghi e ai grandi centri urbani. Piuttosto le ha lasciate a loro stesse. Una deriva grave in contesti come quello del lago di Como dove, tra l’altro, il flusso turistico è ormai enorme. La responsabilità è quindi doppia: non solo nei confronti di chi vive il territorio durante l’anno ma anche di chi ne fruisce nel corso della stagione turistica”.

Presenti alla visita di Majorino anche i candidati del Partito Democratico alle regionali del prossimo febbraio: Angelo Orsenigo, consigliere uscente, Maria Cristina Redaelli, consigliere comunale di Menaggio, Edoardo Pivanti, consigliere comunale di Claino con Osteno e assessore della Comunità Montana Lario Intelvese, e Gianni Imperiali, già consigliere comunale a Como.

La visita di Majorino sul lago di Como rientra in un programma più ampio di ascolto dei territori lombardi e dei loro bisogni: “La giornata di oggi è parte del nostro progetto di ascolto delle comunità: qualcosa che il centrodestra che guida Regione Lombardia ha dimenticato, chiudendosi nel palazzo. Il rapporto tra istituzioni e comunità va rifondato dalla base. Se Palazzo Lombardia avesse ascoltato, i territori lariani che ho visitato oggi non sarebbero stati abbandonati. Tutto questo deve cambiare: il 12 e il 13 febbraio abbiamo l’occasione di decidere la nuova direzione per la Lombardia” conclude Majorino.

“Liquidato l’assessore Lombardi, ci chiediamo: chi sarà il prossimo assessore o consigliere nella lista di proscrizione di Rapinese?” si chiede Tommaso Legnani, segretario cittadino del Partito Democratico.
“Solo qualche mese fa Rapinese dichiarava che da Lombardi sarebbe dipesa la sua rielezione. Oggi invece apprendiamo che tutte le deleghe dell’assessore Lombardi sono state revocate. Cosa è cambiato? Chiediamo siano rese pubbliche le motivazioni di tale scelta. La debolezza di Rapinese, uomo evidentemente solo al comando, è interamente contenuta in questo episodio. La ricchezza e l’efficacia di un’amministrazione sta nell’aprirsi alle altre forze democraticamente elette. Rapinese rifiuta tutto ciò, non solo in consiglio ma evidentemente nella sua stessa maggioranza. Speriamo solo che le deleghe di Lombardi, che riguardano ambiti vitali della vita cittadina, vengano riassegnate il prima possibile” conclude Legnani.

Le assemblee provinciale e regionale del Partito Democratico hanno votato e ufficializzato le liste dei candidati consiglieri in vista delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio 2023.

I candidati consiglieri per la provincia di Como sono Angelo Orsenigo, consigliere regionale uscente, Francesca Curtale, sindaca di Senna Comasco, Valeria Benzoni, già sindaca di Lomazzo e consigliere comunale, Edoardo Pivanti, consigliere comunale di Claino con Osteno e assessore in Comunità Montana Lario Intelvese, Maria Cristina Redaelli, consigliere comunale a Menaggio, Gianni Imperiali, già consigliere comunale dell’amministrazione Lucini e coordinatore di Svolta Civica a Como.

“Queste candidature nascono da un percorso di ascolto di tutto il territorio con cui ci siamo confrontati a partire dalle prime settimane di dicembre. Sono una valorizzazione di esperienze amministrative locali, durante le quali ciascuno dei nostri candidati ha saputo mettere in luce le proprie competenze in ambiti e territori tra loro molto differenti. Ora inizia la parte più importante di questo percorso, che sarà volto all’incontro dei cittadini della provincia di Como per parlare di sanità, welfare, trasporti, giovani e dei tantissimi temi dimenticati da questa Giunta lombarda che esce sempre più divisa, dopo cinque anni di guida Fontana e quasi trenta di centrodestra” dichiarano Federico Broggi, segretario provinciale, e Andrèe Cesareo, vice-segretaria provinciale del Partito Democratico.

“I Comuni lombardi che si occupano dei minori in comunità non possono essere lasciati da soli: abbiamo presentato un progetto di legge con cui chiediamo che Regione Lombardia istituisca un fondo regionale di 10 milioni di euro da destinare alla copertura delle spese sostenute alle amministrazioni locali per l’affidamento di bambini e ragazzi” dichiara il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo.

“Gli ultimi dati a disposizione, relativi al 2020, indicano 2.493 minori inseriti nelle comunità lombarde. Parliamo di minori provenienti da famiglie che non sono in grado di garantire loro una crescita serena e per questo sono allontanati dall’Autorità giudiziaria e affidati a comunità familiari o strutture assistenziali – spiega Orsenigo – Questo sistema di protezione e cura dei bambini comporta per gli Enti locali una spesa di circa 80-100 euro al giorno per ogni minore, ovvero circa 30 mila euro l’anno. Una cifra non indifferente specie per le piccole amministrazioni locali, che faticano a far quadrare i propri bilanci. Il fondo regionale, che potrà essere supplementato anche da fondi nazionali ed europei, sarà uno strumento importante per garantire un servizio di grande rilevanza sociale, senza mettere in crisi i bilanci comunali”.

Il 2022 è un anno nero per i ghiacciai alpini, sempre più fragili, vulnerabili e instabili per effetto della crisi climatica e del riscaldamento globale. Ghiacciai che ingrigiscono mentre perdono di superficie e spessore, si disgregano in corpi più piccoli confinati ad alta quota, dove aumentano fenomeni di instabilità quali frane, colate detritiche, valanghe di roccia e di ghiaccio. Un’’emorragia glaciale’ vissuta dall’intero arco alpino italiano per effetto di una crisi climatica che prosegue a ritmo irrefrenabile, evidenziata oggi dal report finale della Carovana dei Ghiacciai 2022 nella conferenza ‘Monitorare la scomparsa dei ghiacciai per comprendere l’urgenza dell’adattamento climatico‘ organizzata da Legambiente e dal Comitato Glaciologico Italiano (Cgi).

Parlando di ghiacciai è certamente necessario, come per altri fenomeni ambientali, dare un’acellerazione all’approvazione del piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Ma serve anche un approccio che consideri nella sua complessità tutto il tema del ciclo dell’acqua. Una visione che ricomprenda non solo la ritirata dei ghiacciai ma anche le altre importanti evidenze devastanti collegate al tema dell’acqua, come il problema della siccità che quest’estate ha pesantemente impattato i nostri corsi d’acqua e la nostra agricoltura o come la questione energetica.

La trasformazione del nostro ecosistema e i danni subiti dal nostro territorio provocati dal riscaldamento globale, avvengono ogni giorno quotidianamente, non sono fenomeni episodici che riscopriamo solo quando si fanno allarmanti o provocano tragedie tali da guadagnare la ribalta mediatica per alcuni giorni.

Esiste una discrepanza tra i tanti allarmi e le informazioni fondate che la scienza ci mette a disposizione e la traduzione in scelte politiche non sempre coerenti, che deve essere colmata. Il piano di adattamento al cambiamento climatico ha bisogno sicuramente di essere approvato ma anche attuato attraverso politiche di investimento e indirizzo delle risorse conseguenti e coerenti. Lo sforzo ulteriore da compiere è quello di intervenire non sulla base di una lettura a compartimenti stagni dei diversi fenomeni climatici in atto ma avendo uno sguardo sistemico che tenga insieme i diversi aspetti e i vari settori di impatto dei cambiamenti climatici.

“La commissione consiliare chiesta dalle minoranze sulle chiusure scolastiche non ha fatto la minima chiarezza su quali e quante scuole comasche chiuderanno. Purtroppo le dichiarazioni  indefinite e generiche che la giunta ha dato nelle scorse settimane hanno provocato panico e le informazioni altrettanto poco definite date ieri non dissipano la preoccupazione. L’unica cosa chiara è che la giunta vuole ridurre i plessi” dichiarano Patrizia Lissi, capogruppo PD a Palazzo Cernezzi, e Gabriele Guarisco, consigliere Dem, commentando l’esito della commissione consiliare dedicata al piano di razionalizzazione scolastica prevista dall’amministrazione Rapinese.

“Limitarsi a chiudere avrà un impatto sulla vita delle nostre comunità e dei nostri quartieri, dove ogni istituto svolge un fondamentale ruolo sociale. Il timore è che si creino studenti di serie A, che continueranno a frequentare il proprio istituto, e di serie B, che dovranno spostarsi altrove. Accorpare i plessi di uno stesso quartiere, senza privare quindi un’area della scuola, sarebbe la razionalizzazione vera, qualora i dati indicassero questa possibilità –  commentano Lissi e Guarisco – “Lasciateci lavorare” dice l’assessore Roperto. Noi diciamo che occorre lavorare insieme con famiglie, operatori delle scuole e cittadini. Per questo continueremo a chiedere assemblee sul tema che coinvolgano tutto il territorio. Vogliamo sapere in che modo il Comune ha intenzione di affrontare il nodo trasporti che inevitabilmente si creerà con centinaia di famiglie e studenti costretti a un tragitto casa-scuola più lungo. Vogliamo che sia affrontata anche la questione occupazionale: che cosa succederà al personale dei plessi chiusi? E sempre sul tema scuola, deve essere fatta chiarezza sul punto unico di cottura e sul futuro dei lavoratori attualmente impiegati nella struttura. Non ultimo, vogliamo conoscere il piano del Comune per il nido di Albate, destinato a una chiusura prolungata calata dall’alto senza dialogo con le famiglie, e per lo spostamento della materna di Via Acquanera. La scuola è una cosa seria e noi non ci fermiamo”.

Chiediamo di agire per rafforzare la prevenzione del dissesto idrogeologico evitando di indirizzare le risorse in investimenti inutili o dannosi e di disperderli in mille rivoli. Diamo subito un primo segnale unitario in questa Legge di bilancio. Lo chiediamo al Governo, alla maggioranza e a tutte le forze politiche. Destiniamo le risorse disponibili per finanziare e sostenere azioni contro il dissesto idrogeologico.

Da parte del Partito Democratico vigileremo perché non siano più promossi sotto nessuna forma o dicitura condoni edilizi in questo Paese. Nell’intervento del Governo in Aula sono state destinate pochissime parole a questo tema. Lo capisco. L’attuale maggioranza è quella che qualche mese fa, anche durante l’ultima campagna elettorale, tappezzava molti dei territori della provincia di Napoli, alcuni oggi colpiti in maniera drammatica da frane e nubifragi, di manifesti elettorali che promettevano il condono subito. Capisco quindi l’imbarazzo del governo e delle forze politiche che allora, nel 2018 applicarono di fatto a Ischia il condono più permissivo di sempre, con il blocco totale di tutti gi abbattimenti abusivi, anche dove sussisteva un alto rischio idrogeologico. Una scelta contrastata da alcuni e purtroppo sostenuta da altri, compresa FdI. Il condono del 2018 fu l’ultima pagina di una storia buia del nostro Paese che vide altri condoni: tutti portano la firma di una precisa parte politica, quella che oggi ha la responsabilità di governare.Nel 2013 fu il Governo del PD con il ministro Orlando a istituire il fondo per gli abbattimenti degli edifici abusivi. Questi i fatti.

E ancor di più capisco l’imbarazzo del governo e il tentativo di essere vaghi sul tema dei condoni dopo le parole che tutti abbiamo sentito pronunciare nei giorni scorsi dal ministro Musumeci, quando ha parlato di un “abusivismo leggero”, di un “abusivismo di necessità” come se esistesse un abusivismo che fa meno danni al territorio e alle persone. Esistono già norme che consentono di sanare abusivismi minori. Quello che non può essere accettato è l’ambiguità che ancora oggi abbiamo sentito dal ministro Musumeci che è il ministro della Protezione civile e non un semplice osservatore della Protezione civile. Che sia proprio chi ha la delega alla Protezione civile a far passare concetti del genere è un fatto molto grave.

Come Partito Democratico sosterremo tutte le iniziative che questo Governo vorrà mettere in campo per aumentare le risorse destinate alla prevenzione del rischio idrogeologico, migliorare l’operatività degli enti locali, delle autorità di distretto, per realizzare gli interventi più urgenti.

E avanziamo anche delle proposte. Sosteniamo da subito una norma che consenta di sbloccare le procedure ancora troppo lunghe come quelle degli espropri, quelle degli interventi di valutazione ambientale anche per le opere di messa in sicurezza del territori, rendiamo queste le opere di preminente interesse nazionale. Inoltre, adottiamo finalmente una legge contro il consumo di suolo che possa fermare le pratiche che aumentano la fragilità del nostro Paese.

Su questi punti noi del PD saremo pronti a dare il nostro contributo e a lavorare insieme. Ma contrasteremo con tutta la femrezza e nettezza l’ambiguità che purtroppo anche oggi abbiamo ascoltato da questo governo e che tradisce di fatto il nostro territorio.

Qui il testo integrale e più sotto il video dell’intervento alla Camera durante l’informativa urgente del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, sui tragici eventi alluvionali e franosi occorsi ad Ischia e alla messa in sicurezza del territorio.

Le istituzioni