“Con amarezza, nella giornata di ieri, abbiamo dovuto dire addio ai parcheggi bianchi di viale Innocenzo XI, nel tratto compreso tra via Borsieri e via Brusadelli, in direzione San Rocco. I mezzi al lavoro hanno dipinto le strisce di blu, uniformandoli, di fatto, agli altri stalli a pagamento della zona. E così, anche uno degli ultimi baluardi della sosta gratuita in città, che con ardore aveva consentito a tanti comaschi di passeggiare liberamente sul lago senza tirare fuori mucchi di monetine dal portafogli, è caduto sotto le irremovibili decisioni della Giunta Rapinese” dichiarano i consiglieri comunali del Partito Democratico di Como Patrizia Lissi, Stefano Fanetti, Stefano Legnani ed Eleonora Galli.
“Al di là della decisione in sé, fa sorridere pensare a quanto l’attuale sindaco dichiarava nel 2014, promettendo, una volta vinte le Elezioni, il ritorno alla circolazione in Ztl per i cittadini, il pass per i posti blu per i residenti e, soprattutto, il ritorno dei posti bianchi in convalle. Ci chiediamo cosa ne sia stato di quelle intenzioni. E se è vero che le opinioni possono cambiare nel tempo, la tendenza del sindaco a cambiare idea, o meglio, a non mantenere le promesse fatte, non solo negli anni ma anche nell’ultima campagna elettorale, lascia sempre più sbalorditi”.
“Avevamo posto il problema con preoccupazione già due settimane fa, ma a giudicare dalle parole del sindaco Rapinese, a oggi, la situazione non sembra essere migliorata. Il mese di luglio è già iniziato da qualche giorno, l’estate è entrata nel vivo e, a Como, manca ancora un programma degli eventi estivi che, in teoria, avrebbero dovuto iniziare… venerdì 7 luglio: dopodomani” constatano i consiglieri comunali del Partito Democratico di Como Patrizia Lissi, Stefano Fanetti, Stefano Legnani ed Eleonora Galli.
“A oggi sappiamo che il primo cittadino sta lavorando e che avrà un nuovo incontro sul tema martedì prossimo, l’11 luglio, quasi a metà mese. Ribadiamo l’enorme dispiacere nel vedere una città come la nostra, ricca di luoghi da valorizzare con eventi, coniugando cultura e divertimento, debba aspettare le lungaggini di un’Amministrazione che nel frattempo stava già pensando al Natale dell’anno prossimo, dopo aver rovinato quello appena trascorso” proseguono.
“E così, mentre negli altri Comuni della zona e della Provincia l’estate è già entrata nel vivo, nel capoluogo cittadini e turisti sono ancora in attesa, nella speranza di avere al più presto un calendario per iniziare a organizzarsi. L’Amministrazione, probabilmente, non ha chiaro il fatto che la gente non può aspettare in eterno i loro comodi, oppure non è in grado di organizzare e pianificare una serie di eventi. I comaschi dovranno prenderne atto: quest’estate possono iniziare a divertirsi, ma altrove”.
“La decisione di cambiare la frequenza della raccolta dell’indifferenziata a partire dalla giornata di oggi lascia parecchie perplessità, per i tempi, per le modalità e per la mancanza di servizi alternativi” dichiarano Patrizia Lissi, capogruppo del Partito Democratico di Como in Consiglio comunale, e Tommaso Legnani, segretario dell’unione territoriale di Como.
“Prima di tutto, è certamente opinabile la scelta di ridurre a un solo giorno la raccolta a partire dall’1 luglio e cioè nella stagione più calda. A rimetterci sono le famiglie con bambini e anziani, a cui, probabilmente, andava rivolta maggiore considerazione. Tanto più alla luce del fatto che non ci sono ancora punti di raccolta dedicati a pannolini e pannoloni e non tutte le famiglie hanno la possibilità di stoccarli in una zona adeguata. Chiamando il numero verde, l’indicazione è quella di portarli in via Stazzi o all’isola ecologica di Tavernola, attraverso spostamenti più o meno lunghi e di certo poco piacevoli” proseguono.
“A quanto ci è dato sapere, sempre da numero verde, i punti di raccolta per pannolini e pannoloni verranno attivati a partire dall’autunno, anche se non si specifica se a inizio o fine. In ogni caso, sarebbe stato abbastanza logico aprire i punti di raccolta prima di cambiare le regole. È come far partire un’auto a cui devono ancora essere montate le ruote”. concludono.
Un sito (www.conlasalutenonsischerza.it) per denunciare la malagestione della sanità lombarda. Lo lancia il Gruppo regionale del Pd che da anni sta portando avanti una campagna di denuncia contro le storture prodotte dalle riforme sanitarie volute dal centrodestra, e che culminerà nella presentazione di una legge di iniziativa popolare proprio per puntare a rivedere completamente il sistema sanitario lombardo.
“La nostra piattaforma, che è di fatto una mobilitazione, si chiama ‘con la salute non si scherza’ perché siamo molto preoccupati per lo stato in cui si trova la sanità lombarda. E d’altra parte proprio l’assessore Bertolaso ha parlato, in consiglio regionale, sollecitato da noi, di ‘anarchia’ – spiegano il capogruppo Pierfrancesco Majorino e il consigliere comasco Angelo Orsenigo – È una diagnosi che condividiamo, ma riteniamo anche che sia rimasta senza una risposta adeguata da parte della Giunta, che, anzi, è immobile. Ed è preoccupante a maggior ragione dopo aver letto quanto detto dal presidente Fontana, che manifesta la sua inquietudine per le condizioni della nostra sanità. Eppure, di fronte a ciò la sua Giunta non fa nulla. Per questo abbiamo dato il via alla più grande campagna mai fatta in Lombardia di denuncia di quello che accade nel sistema sanitario regionale”.
Per gli esponenti dem, a questo punto, ci sono due strade che la Regione può percorrere: “Proseguire sul piano dell’immobilismo, e noi allora moltiplicheremo le nostre azioni e iniziative dentro e fuori dal consiglio; oppure, essere disponibile a un cambiamento radicale. Quindi, il centrodestra viene in Aula e ritira la riforma sanitaria per riscriverla completamente, coinvolgendo non solo le opposizioni, ma tutto il mondo sanitario, i suoi professionisti, il terzo settore, le università. Ma se si insiste sulla prima strada, avremo sempre più tempi di attesa molto lunghi, carenza di medici di base, case di comunità lasciate a metà, scarsezza di posti nelle Rsa o un’assistenza domiciliare inesistente”.
Non solo un giudizio politico negativo da parte dell’opposizione, dunque, ma la denuncia di “quello che vivono quotidianamente donne e uomini della Lombardia avendo a che fare con sistema crollato sulle proprie gambe, ai quali oggi chiediamo di aiutarci, segnalarci i problemi, ciò che non funziona nella malagestione complessiva della sanità”, aggiungono Orsenigo e Majorino.
Ma come funzionano il sito e la campagna? “Si tratta di una raccolta di segnalazioni molto semplice: ci si registra, si indica la provincia di appartenenza, si segnala il grave disservizio con cui si è venuti a contatto. A partire dai tempi di attesa, che dimostrano come ormai si cura meglio chi ha più soldi in tasca. Poi c’è il tema della carenza di medici di base, sempre più grave, per il quale è evidente che ci sono iniziative che possono essere prese a livello nazionale, ma anche a livello regionale, e non sono state prese. Ricordo che per ogni tema abbiamo le nostre proposte presentate da tempo”.
Un altro punto fondamentale della mobilitazione del Pd lombardo sono le case di riposo: “Abbiamo sempre più anziani con problemi di non autosufficienza e per contro mancano posti letto in Rsa, senza contare quel che costano. Anche in questo caso, o sei benestante o la retta non riesci a pagartela. È un tema che sta diventando progressivamente sempre più grave e l’investimento è fermo da più di 30 anni alla stessa percentuale di risorse”, ricordano il capogruppo e il consigliere Pd.
E poi, aggiungono Orsenigo e Majorino, le case di comunità: “Il traguardo del 2026 si sta avvicinando, ma per ora sono stati solo cambiati i nomi sui cartelli, senza servizi, senza una loro integrazione”. Infine, l’assistenza domiciliare: “Siamo la maglia nera d’Italia per numero di persone raggiunte a casa propria dall’Adi. Eppure, è fondamentale curare il paziente al domicilio. Anche su questo dobbiamo cambiare radicalmente rotta”
“Gli striscioni contro il Pride, apparsi ieri a Como a firma del movimento di estrema destra Fiamma Tricolore, denotano una chiusura e un’intolleranza da condannare fermamente. Ci è sembrato, tra l’altro, un gesto fine a se stesso, volto più a esprimere una posizione contraria e a ferire chi nella manifestazione del 15 luglio vede un’occasione per rivendicare i propri diritti e la propria libertà, che a ottenere un’effettiva cancellazione dell’evento”, dichiarano il segretario del PD Provinciale Federico Broggi e il vicesegretario Andrée Cesareo.
“La società è stata costituita dalle persone. E sono state le persone, negli anni, a modellarla in modo che ciascuno potesse vivere in libertà, senza ledere quella degli altri. Purtroppo, però, ancora oggi, c’è chi è stato lasciato indietro. C’è chi, ingiustamente, non gode degli stessi diritti di tutti gli altri, chi è discriminato per la propria personalità, per il proprio orientamento sessuale, perché non si identifica nel corpo in cui è nato. Il Pride è la manifestazione della libertà, dell’uguaglianza nei diritti, ma anche della bellezza della diversità che contraddistingue ognuno di noi. Valori che sono alla base della nostra Costituzione e per i quali si dice di combattere ogni giorno, ma che troppo spesso sembrano non valere per tutti” proseguono.
“Il Partito Democratico della Provincia di Como, in linea con quello nazionale, parteciperà al Pride del 15 luglio e sarà al fianco della comunità lgbtqia+ in questa battaglia di civiltà, pacifica e democratica, ma allo stesso tempo ferma e decisa, verso un necessario cambiamento. Invitiamo chiunque abbia a cuore questi valori a scendere in strada e a partecipare al corteo” concludono, insieme al Segretario dell’Unione Territoriale di Como Tommaso Legnani.
“Domani inizia l’estate. È tempo di uscite serali, di concerti all’aperto, di feste di paese e di eventi. Ovunque, tranne che a Como. O meglio, a oggi, a causa dei ritardi del Comune, nessuno sa quale sarà il programma degli eventi estivi nella nostra città” constata Patrizia Lissi, capogruppo del Partito Democratico nel Consiglio comunale di Como.
“Il bando per le Villa Olmo Nights è andato deserto lo scorso aprile. A quel punto, il Comune di Como avrebbe dovuto far sapere in che modo è intenzionato a procedere ma, al momento, tutto tace. È l’ennesimo aspetto su cui il sindaco Rapinese e la sua Amministrazione stanno fallendo. Una città come la nostra, con luoghi meravigliosi in cui tenere concerti ed eventi e con tanta cultura da vivere, forse ancor di più, nella stagione più calda, si trova in estremo ritardo sulla tabella di marcia. Questo denota certamente una scarsa capacità di organizzazione e pianificazione. I cittadini comaschi e i tanti turisti che già affollano la nostra città non possono certo restare ad aspettare le lungaggini del primo cittadino e del suo gruppo” prosegue.
“E mentre il sindaco Rapinese è assiduamente impegnato in battaglie di cui non si sentiva la necessità e a mettere i bastoni tra le ruote alle associazioni, viene da pensare a quanto siamo fortunati ad avere, sul territorio, tante altre realtà che fanno e che organizzano cose belle per la gente. Penso ad eventi come quelli organizzati dal Teatro Sociale, o al cinema all’aperto. Menomale che c’è altro, oltre al Comune, perché se aspettassimo i loro tempi, Como sarebbe un vero mortorio”.
“Ancora una volta il sindaco Alessandro Rapinese si è dimostrato irremovibile. Nonostante l’incontro con una quarantina di rappresentanti delle associazioni attive sul territorio, ha scelto di confermare il netto aumento dei contributi dovuti per l’utilizzo dei centri civici. Va da sé che molte delle realtà che si spendono volontariamente per il bene della nostra città saranno messe in grave difficoltà”, denunciano i consiglieri comunali di Como Patrizia Lissi, Stefano Fanetti, Stefano Legnani ed Eleonora Galli, insieme al segretario cittadino Tommaso Legnani.
“Leggere le cifre è agghiacciante. Basti pensare che in alcuni casi si passa da un contributo di 30 euro annuali per l’utilizzo dei locali a circa 1500, con quote che arrivano a essere, quindi, 50 volte superiori a quelle abituali. Significa che le associazioni dovranno spendere in un anno ciò che prima avrebbero dovuto sborsare in mezzo secolo. È un caso estremo, ma mediamente i costi aumenterebbero dalle 10 alle 30 volte per tutti, a seconda della grandezza degli spazi occupati. Naturalmente comprendiamo che, a fronte di un aumento dei costi di gestione, sia necessario rivedere le tariffe, prima estremamente simboliche, e chiedere un contributo effettivo a chi utilizza gli spazi. Tuttavia, l’aumento previsto dall’Amministrazione appare davvero esagerato per realtà il cui budget non permette di sostenere simili spese” proseguono gli esponenti del PD di Como.
“Eppure l’attuale Amministrazione è la stessa che scriveva nel proprio programma elettorale «il Terzo Settore non sarà più terzo a nessuno. Metteremo chi vuole fare del bene ai nostri cittadini nelle condizioni di operare senza avere assilli economici e/o organizzativi». Letto a pochi mesi di distanza, risulta diametralmente opposto a ciò che sta accadendo. Lo schema somiglia sinistramente a quello già visto per gli asili, dove l’aumento dei prezzi e l’aggiunta di paletti hanno portato alla rinuncia al servizio da parte della gente e, conseguentemente, visto il calo della domanda, alla chiusura e alla vendita. Non vogliamo che ciò si ripeta”.
“Nel prendere una decisione di questo tipo, va tenuto conto del valore sociale delle associazioni e del prezioso contributo, non monetario, ma altrettanto concreto, che forniscono costantemente alla nostra città. L’associazionismo dovrebbe essere considerato come una preziosa risorsa per la comunità e, proprio per questo, tutelato, salvaguardato e agevolato. Ci duole constatare che, non solo queste realtà sono state considerate un costo e, pertanto, sono state pesantemente penalizzate dal provvedimento, ma, oltretutto, il sindaco Rapinese non è stato in grado di ascoltare e accogliere le loro ragioni nell’incontro di questa settimana. Questa incapacità di venire incontro alle esigenze dei suoi concittadini, che dovrebbe rappresentare e aiutare a operare nel migliore dei modi, è l’aspetto che più ci preoccupa. Lo invitiamo, per l’ennesima volta, a rivedere le sue scelte, a beneficio di una categoria che è motore, oltre che motivo di vanto, della città di Como”, concludono.
“All’indomani del forte temporale che ha colpito la zona, le immagini provenienti da alcuni luoghi della città di Como, come la via Brambilla e la via Volta, lasciano a bocca aperta. Le strade sono completamente coperte di fango e detriti trasportati dall’acqua, che hanno ostruito i tombini, impedendone il regolare assorbimento. Si segnalano, inoltre, danni ad abitazione e negozi. E’ uno stato in cui, chiaramente, non vorremmo mai vedere la nostra città”, dichiara Patrizia Lissi, capogruppo del PD in Consiglio comunale.
“Prima di tutto, vogliamo esprimere un messaggio di vicinanza ai residenti, che sono stati, comunque, i primi a rimboccarsi le maniche per pulire le strade dal fango. In secondo luogo, è necessario interrogarsi sulle contromisure che possono essere prese per evitare che Como si allaghi puntualmente alla prima bomba d’acqua. Secondo l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, la nostra città e il territorio comasco sono tra i luoghi più esposti al dissesto idrogeologico. È necessario investire per evitare disagi o, peggio, spiacevoli incidenti. La Consulta dell’ambiente si è riunita una volta sola e ho chiesto di convocare la Commissione per parlare della tematica. Un primo passo, potrebbe essere anche solo tener puliti i corsi del Cosia, del Breggia e del reticolo minore. I detriti da loro trasportati sono tra le principali cause dell’occlusione dei tombini, che è altrettanto fondamentale tenere liberi da sporcizia, e dei conseguenti allagamenti. Lavoriamoci insieme”.
“Il Partito Democratico di Como ha appreso con sorpresa e sconcerto dai media la decisione dell’Amministrazione comunale di destinare l’immobile comunale di via Catenazzi 4 a Ponte Chiasso all’ospitalità di studentesse universitarie. Non abbiamo nulla, ovviamente, contro le giovani donne che frequentano gli atenei della nostra città e che hanno il diritto di avere alloggi pratici e confortevoli e luoghi in cui studiare e formarsi in tranquillità. Tuttavia, nella scelta di questa nuova funzione d’uso, il sindaco Alessandro Rapinese e il suo gruppo hanno perso di vista l’importantissimo significato sociale del luogo, che il bando, così come era stato scritto, avrebbe dovuto preservare” dichiara Patrizia Lissi, capogruppo PD in Consiglio comunale.
“Nel testo del concorso pubblico era specificata chiaramente la finalità: assegnare in concessione d’uso, per 6 anni, l’edificio da destinare alla realizzazione di interventi a carattere sociale. Era indicato, inoltre, che i soggetti selezionati avrebbero dovuto presentare un progetto di accoglienza/housing a fine residenziale, finalizzato a dare una risposta abitativa a donne e mamme con bambini aventi scarsa capacità economica. La domanda sorge spontanea: dove sono finite le mamme con bambini citate all’interno del bando?” prosegue Lissi.
“Io e il mio gruppo ci siamo battuti per anni, già durante l’Amministrazione Landriscina, affinché la Casa della Giovane continuasse a essere una comunità di accoglienza con finalità sociale. Già non eravamo d’accordo con la sua chiusura e con la sua trasformazione in housing, ma ora è stato addirittura cambiato l’obiettivo. Alla luce di questa decisione, dobbiamo constatare che l’attuale Amministrazione ha fallito nel progetto di preservare il carattere sociale della struttura. Siamo intenzionati ad approfondire la questione. L’assessore ai Servizi sociali Nicoletta Roperto dovrà spiegare per quale motivo si è passati dall’accoglienza di mamme con bambini in difficoltà, motivo per cui era nata la Casa della Giovane, a una destinazione totalmente differente. Il significato originario è andato, così, completamente distrutto”.