“L’ennesima vergogna. Nella giornata di ieri abbiamo assistito, ancora una volta, a una manifestazione di forza da parte del sindaco che, in nome di una decisione del tribunale non ancora notificata, si è presentato alla sede dell’associazione Carducci con la Polizia Locale per pretendere la restituzione dei locali” affermano i consiglieri comunali del Partito Democratico Patrizia Lissi e Stefano Legnani.

“Ancora una volta Rapinese ha messo in atto un comportamento inaccettabile, ben lontano da quello che il suo ruolo pubblico, a servizio della città e dei cittadini, e che l’etica politica imporrebbero. Un atto di violenza totalmente ingiustificato da parte del Comune. Ancora una volta si è dimostrato incapace di utilizzare il dialogo, scegliendo la via della prepotenza, restando addirittura a debita distanza per evitare interazioni con l’associazione e probabilmente non vedendo l’ora di poter filmare la ‘riconquista’ dell’immobile. Lo stesso stile di quando si è presentato nelle scuole sperando di filmare delle infiltrazioni dal tetto che però non c’erano. Anche ammesso che vi sia un provvedimento del tribunale che dia ragione al Comune, il buon senso e la correttezza nei rapporti imporrebbe che prima se ne parli e ci si confronti in modo civile”. 

“Ancora una volta è andato a minare il tessuto sociale della città, colpendo un luogo di cultura e di aggregazione. L’ennesimo triste spettacolo che nutre l’ego del sindaco ma getta un velo di tristezza e di desolazione sulla città. Sotto questo aspetto, Rapinese continua a perdere ma, purtroppo, perde anche Como. All’associazione Carducci va la nostra vicinanza per quanto accaduto” concludono i consiglieri.

Ma quali pappe molli? Mai aggettivo fu più sbagliato. Anche nella serata di ieri, nella protesta avvenuta all’esterno del Consiglio comunale, i genitori dei bambini delle scuole che il sindaco ha annunciato di voler chiudere hanno dimostrato il proprio carattere e la propria convinzione nel difendere la propria posizione contro i provvedimenti dell’Amministrazione. Provvedimenti presi in maniera antidemocratica, senza il coinvolgimento di insegnanti e genitori, da chi sta guidando un Comune come se fosse di sua proprietà, quando invece si tratta di un ente pubblico.

Oltre a questo, la decisione di chiudere alcune scuole continua ad avere lati nebulosi. A partire dai documenti in mano al Comune, che appaiono imprecisi e poco chiari. Per arrivare a chiudere una scuola servono dati accurati, motivo per cui chiederemo perizie specifiche. Inoltre, come verrà giustificato lo spreco di fondi regionali ed europei stanziati per le scuole? Come potranno essere rendicontati alla luce della loro chiusura? Chi risponderà dello spreco?

Ci preoccupa il futuro degli edifici scolastici, dopo l’eventuale chiusura. A oggi non c’è idea di come recuperarli. Soprattutto in centro storico, sarebbe un vero peccato avere nuove strutture abbandonate, in una città sempre meno a misura di cittadini, l’unica in Lombardia in cui i residenti nella zona centrale sono sempre di meno. Rimuovere le scuole, togliere luoghi di educazione e di socialità dal centro storico è il modo migliore per gettare ulteriore benzina sul fuoco.

E purtroppo il problema educativo continua a non riguardare solamente le strutture, perché c’è anche una questione di personale: come ricordato ieri in una preliminare, non volendo assumere educatori, all’asilo Magnolia cinque bambini su undici sono rimasti esclusi. E che non ci si appelli, dunque, alla denatalità per giustificare chiusure laddove, come in questo caso, c’è sempre stata la lista d’attesa.

Per favorire la partecipazione dei genitori, anche ieri negata, abbiamo inoltrato una richiesta di Consiglio comunale aperto firmata da tutte le minoranze. Restiamo in attesa di una risposta dell’Amministrazione.
Un pensiero, sempre riguardo alla serata di ieri, va ai giostrai del Luna Park, a loro volta presenti. Il tribunale ha dato loro ragione, dimostrando quanto abbiamo sempre affermato, ovvero che non c’erano reali motivi per chiudere la piana di Muggiò. Siamo felici dell’esito della vicenda, che conferma l’illiceità con cui il sindaco sta operando.

“Un’importante vittoria per la città di Como. Il Tar ha dato ragione ai giostrai del Luna Park, sfrattati da Muggiò la scorsa primavera, affermando che il provvedimento di riduzione dello spazio concesso di circa l’85% ‘realizza una contrazione illegittima, snaturando, la funzione sociale assegnata dallo Stato allo spettacolo viaggiante'” dichiarano il segretario cittadino del Partito Democratico Daniele Valsecchi e la capogruppo in Consiglio comunale Patrizia Lissi.

“L’ennesima sconfitta di Rapinese. Dopo quella sulla chiusura dell’asilo Magnolia e sul Carducci, ancora una volta un giudice ha definito illegittime le decisioni del sindaco, a cui ci siamo fermamente opposti. È l’ennesima dimostrazione che non si può amministrare una città con un atteggiamento di chiusura, prendendo decisioni dall’alto del palazzo e sbeffeggiando i cittadini e i lavoratori comaschi”. 

“Un’amministrazione deve essere vicina alle persone, sostenendole e supportandole nelle esigenze quotidiane – concludono – E soprattutto, la città deve essere a misura d’uomo, viva, vissuta. Giustizia è fatta e non possiamo che essere felici. Per i giostrai, per le 60 famiglie che avevano perso il lavoro a causa di una decisione senza scrupoli e per i loro figli che non sapevano dove andare a scuola. Felici di aver supportato, in Consiglio e fuori, le richieste del Luna Park, con tranquilla determinazione. E felici anche per chi, come noi, è per una Como dell’apertura e della condivisione”.

“Sindaco, agente immobiliare e ora anche centometrista. I talenti di Rapinese non finiscono mai. Ne abbiamo avuto prova nel Consiglio di ieri sera, in cui, il sindaco ha dimostrato di essere un campione di fuga, scappando dalle domande dei cittadini e, quindi, dalle proprie responsabilità” dichiarano i consiglieri comunali del Partito Democratico Patrizia LissiStefano LegnaniStefano Fanetti ed Eleonora Galli.

“All’ordine del giorno, infatti, c’erano le interrogazioni che, come Partito Democratico, avevamo presentato dopo l’approvazione in Consiglio del Documento Unico di Programma, il documento più importante dell’Amministrazione nel quale viene scritto ciò che si intende fare negli anni a venire. Domande, poste a luglio, strettamente legate alla vita e alle preoccupazioni dei cittadini, ma sulle quali il sindaco ha sorvolato, accusandoci di ostruzionismo. Una cosa che fa sorridere, detta da chi, quando era consigliere comunale, non si fece problemi a presentare oltre 200 emendamenti che tennero bloccato il Consiglio per molte sedute”.

“Ma è forse ostruzionismo chiedere come si intenda garantire la stabilità delle figure di riferimento dei bambini nei nidi, come scritto nel Dup, laddove gli asili verranno chiusi? – proseguono – O che tipo di interventi riguarderanno le nostre scuole? O ancora, cosa si intende fare con Politeama ed ex Santarella, per le quali, complessivamente, sono stati messi a bilancio 10 milioni senza un’idea di destinazione d’uso? Oppure chiedere informazioni sull’inizio dei lavori al mercato coperto e sul relativo bando, decisamente importante per i produttori locali? O, infine, sulla realizzazione del nuovo stadio?”
“Questi e molti altri i legittimi quesiti posti, sui quali il sindaco aveva annunciato di essere pronto a prenderci per i fondelli per ore, ma sui quali non ha avuto, invece, neanche il coraggio di rispondere. Purtroppo, a essere presi in giro, ancora una volta, sono solo i cittadini”. 

“Sottolineiamo, infine, come il Consiglio si sia svolto nonostante la maggioranza non avesse il numero legale, grazie esclusivamente alla collaborazione della minoranza. Qualcun altro, probabilmente, avrebbe deciso di abbandonare l’aula” concludono i consiglieri comunali.

Ieri sera, in Consiglio comunale, è andato in scena l’ennesimo spettacolo a dir poco raccapricciante, ad opera del sindaco. Di fronte a un folto gruppo di genitori che si sono presentati a Palazzo Cernezzi per chiedere chiarimenti sulla decisione dell’Amministrazione di chiudere altre sei scuole, il primo cittadino ha utilizzato il solito atteggiamento evasivo e arrogante, a tratti offensivo.

Ne è un esempio il termine “pappe molli”, utilizzato per definire le famiglie comasche durante il Consiglio. L’ennesima prova di disinteresse e irriconoscenza verso i comaschi, l’ennesimo comportamento inaccettabile, soprattutto perché arrivato nei confronti di genitori, giustamente, preoccupati per il futuro dei propri figli.

Fa ancora più specie, tuttavia, il modo in cui l’increscioso discorso in cui ha attaccato i genitori comaschi è continuato. Ancora una volta, Rapinese si è dimenticato del proprio ruolo di sindaco, tornando immancabilmente a fare l’agente immobiliare. Affermare che “la gestione dell’aspetto educativo non è richiesta al Comune, che si occupa solo di immobili”, dà una chiara idea della linea che questa Amministrazione ha preso nella gestione delle scuole, viste come meri edifici e non come luoghi di istruzione, educazione e socialità.

È l’ennesima dimostrazione dell’inadeguatezza del sindaco per questo ruolo, che presuppone una visione ampia della città e richiede la considerazione di più fattori: in primis la vita dei cittadini e le loro esigenze. Cosa diranno i genitori ai bambini delle scuole? Che al sindaco non importa di loro, ma solo delle mura nelle quali studiano? Che non ha alcun interesse per l’aspetto educativo, come da lui stesso dichiarato in Consiglio? Nel frattempo, come sempre, Rapinese preferisce non rispondere e scappare, nascondendo le proprie lacune sul tema educativo. Proprio alla luce di queste mancanze, prima di fare una strage di scuole, certamente il buon senso avrebbe suggerito di chiedere un confronto. Quel confronto e coinvolgimento che in Consiglio abbiamo chiesto più volte e che, come ai genitori, ci è stato negato.

Daniele Valsecchi e Patrizia Lissi

“Dopo una bastonata, ecco che ne arriva un’altra. Non bastava la chiusura di 200 parcheggi alla stazione di San Giovanni, che già aveva diminuito notevolmente le possibilità di parcheggio in città. In questi giorni, non distante da lì, anche 27 posti bianchi tra via Venini, via Regina Teodolinda e via Borsieri, ultimi baluardi di una categoria di stalli che non esiste quasi più, sono stati trasformati in parcheggi a pagamento” dichiarano i consiglieri comunali del PD Patrizia Lissi, Stefano Fanetti, Eleonora Galli e Stefano Legnani.

“Eppure c’era chi, come primo punto del suo programma elettorale, aveva scritto: “I parcheggi servono e servono soprattutto dove si trovano i servizi di cui i cittadini necessitano”. Il sindaco si ricorda qualcosa? In questo momento, a Como, sta succedendo esattamente il contrario. I casi sono due: o il primo cittadino continua a essere incapace di vedere la città nel suo insieme e di comprendere, da un lato, le esigenze dei cittadini e, dall’altro, le ricadute delle proprie scelte, oppure ci ha visto semplicemente l’ennesima occasione per fare cassa, da bravo amministratore che pensa solamente ai numeri. E a rimetterci sono sempre i cittadini. Diversi, infatti, sono quelli che abitualmente utilizzavano quei parcheggi, una vera e propria boccata d’aria in una città sempre più fagocitata dal turismo e sempre meno a misura di residente. Chiediamo al sindaco, quindi, di venire incontro ai propri cittadini residenti in zona, su cui all’improvviso graverà anche l’onere del parcheggio, oltre a quelli già previsti dall’abitare in centro. E se Como, come denunciano oggi i giornali, si sta svuotando, occorre correre ai ripari, iniziando da piccole grandi cose come questa”.

“A seguito della commissione sul tema della chiusura delle scuole, emerge come la decisione del sindaco e dell’Amministrazione di procedere con le numerose chiusure annunciate negli scorsi giorni sia dettata dal calo demografico e dalle strutture malridotte. La scelta delle scuole da chiudere, presa arbitrariamente dalla giunta, non sembra avere nessun tipo di visione d’insieme” denunciano i consiglieri comunali del Partito Democratico Patrizia LissiEleonora GalliStefano Fanetti e Stefano Legnani.

“Nel prendere decisioni così drastiche, a cui, sia chiaro, non siamo contrari a priori, non si dovrebbe tenere conto solamente di fattori economici, ma anche e soprattutto di un quadro generale del territorio e di un’idea sociologica, pedagogica ed educativa della città. Quello delle scuole è un tema cruciale, che va ben al di là di un luogo fisico in cui tenere lezioni. Dalle scuole passano temi come la coesione sociale e il supporto alle famiglie. Tenere le scuole in centro, come nel caso del Carluccio, significa dare la possibilità ai bambini e ai ragazzi di vivere la città, di conoscerla, di farne parte. Rappresentano un valore aggiunto. Purtroppo, con questa decisione, si svuota e si impoverisce la città, rendendola sempre più turistica e sempre meno a misura di cittadino”.

“Inoltre, ci si aspetta che ci sia quantomeno un’idea di come recuperare gli edifici che, sottratti alla comunità, andrebbero ridati a essa con nuove funzioni – concludono – Invece, da parte del sindaco, così come avvenuto per altri edifici dismessi, non c’è la benché minima idea di come recuperarli e dare loro una nuova funzione. Infine, ancora una volta, spiace constatare come sia mancato totalmente il coinvolgimento delle minoranze come noi, che più volte in Consiglio abbiamo chiesto di essere informati su quali plessi si volessero chiudere, così come delle scuole e dei genitori”.

La Como “bed and breakfast” compie un altro passo per allontanarsi dai cittadini. Nel vero e proprio massacro di chiusure delle scuole annunciato dall’Amministrazione, rientra, purtroppo, anche la scuola primaria Nazario Sauro di via Perti, in pieno centro storico. Un centro storico sempre più povero, svuotato della vita quotidiana, di quei luoghi di socialità così preziosi per la città e per i cittadini.

In una Como sempre più turistica, fa sorridere pensare che il Comune abbia bisogno di risparmiare sulle scuole, sul futuro dei bambini, un elemento in cui, al contrario, bisognerebbe investire. E fa sorridere anche ripensare al Rapinese del 2019, quando stava dall’altro lato del Consiglio comunale, pronto ad accogliere i genitori che avevano invaso pacificamente la sala consiliare, mossi dall’incertezza riguardo al futuro dell’immobile di via Perti. Allora, lo stesso Rapinese, aveva annunciato una mozione per chiedere alla giunta di confermare il ruolo strategico della scuola e la destinazione a soli fini scolastici dell’edificio. Parole di cui riempirsi la bocca, bugie, bla bla bla, per poi pugnalare i cittadini alle spalle solo qualche anno dopo.

Quanto alla manovra nella sua interezza, riteniamo che, in alcuni casi, l’accorpamento sia necessario, purché prima avvenga una valutazione e un confronto con i dirigenti scolastici, le insegnanti, i genitori. E’ il modo migliore per rendersi conto delle necessità e delle criticità, per poi decidere, con cognizione di causa, quale sia la soluzione migliore per gli alunni e per le famiglie. Ancora una volta, però, il confronto con chi le scuole le conosce e le vive, non è avvenuto. Inoltre, la presenza delle scuole ha un importante valore per i singoli territori, che con la loro chiusura rischiamo di impoverirsi. I costi non possono essere l’unico elemento di valutazione. Spendere nelle scuole deve essere visto come un investimento per le generazioni future. Chiediamo al comune di istituire un tavolo a tempo con i soggetti interessati per definire il rilancio delle scuole a Como.

La Segreteria cittadina del PD

“Settembre è arrivato, le scuole ricominciano e l’Amministrazione Rapinese continua a chiudere e aprire scuole come fossero le ante delle finestre di casa. Insomma, tutto nella norma, come dal suo insediamento a questa parte. L’ultimo capovolgimento di fronte è la mancata ristrutturazione della scuola dell’infanzia di via Amoretti a Monte Olimpino e la conseguente riapertura della materna di Ponte Chiasso” dichiarano il segretario cittadino Daniele Valsecchi, il segretario del circolo di Como-Circ. 8 “Elide Greco” Massimo Mancuso e i consiglieri comunali Patrizia LissiStefano FanettiStefano Legnani ed Eleonora Galli

“Sì, quella stessa struttura che il sindaco aveva annunciato, poco meno di un anno fa, di voler chiudere a partire dall’anno scolastico che sta iniziando. Una decisione che aveva provocato la ferma reazione dei genitori, tra proteste e raccolte firme ignorate, tanto per cambiare, dal primo cittadino. Chiudere e razionalizzare è stato il modus operandi, senza alcuna considerazione delle tante famiglie a cui il provvedimento avrebbe creato disagio. Le famiglie, così, hanno provveduto a iscrivere i propri figli a Sagnino o a Monte Olimpino: sì, in quella stessa struttura che oggi, a causa della mancata ristrutturazione, non può riaprire, rendendo necessario dirottare per l’ennesima volta i bambini… a Ponte Chiasso”. 

“Sembra una barzelletta, ma purtroppo non lo è – concludono – È l’incredibile incapacità di pianificazione di chi sta guidando Como senza lungimiranza e visione d’insieme, tra calcoli, affermazioni di potere, complimenti a se stesso degni del miglior Narciso. Eppure, ancora una volta, siamo di fronte a un errore, il cui prezzo, purtroppo, viene pagato dalle famiglie comasche”.

Le istituzioni