Dalle motivazioni del processo sulle infiltrazioni della ’ndrangheta nella società Smr Ecologia che gestiva l’impianto di smaltimento in località ‘La Guzza‘, a ridosso della Pedemontana a Como, emergono due particolari inquietanti.
Il primo rivela come l’impianto della ‘La Guzza‘ fungesse “da reale snodo del traffico dei rifiuti che solo apparentemente venivano trattati presso l’impianto comasco ma che in realtà erano destinati ad essere abbandonati o interrati in aree dismesse con l’aiuto di staffette che guidavano i trasportatori verso il sito abusivo di volta in volta individuato”.
Il secondo riguarda il legame tra un ex dipendente della Perego Strade di Cassago Brianza, la ditta di trasporto di materiali edili tristemente nota ai comaschi per essere stata coinvolta nell’inchiesta antimafia ‘Infinito‘, nell’ambito di reati ambientali compiuti tra il 2008 e il 2009 per il traffico e lo sversamento illecito di rifiuti in molti cantieri della Lombardia tra i quali anche quello dell’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia, e il titolare della Smr Ecologia della ‘La Guzza‘. Stando agli atti, l’ex uomo della Perego Strade si sarebbe fatto carico di trovare un prestanome a cui intestare “la società ormai decotta e definitivamente passata nelle mani della ‘ndrangheta”, nonché ad aprire “nuovi canali di smercio di rifiuti in meridione”.
Due elementi allarmanti volti a confermare tutta la pericolosità e la pervasività del sistema reticolare della criminalità organizzata intenzionato a fare di Como un vero e proprio “snodo” nella gestione di flussi illeciti di rifiuti.
Un sistema che è stato sradicato grazie al lavoro delle forze di polizia, della magistratura e anche dell’attività legislativa che ha introdotto procedure di controllo più stringenti.
Tutto questo rende ancora più evidente come sia estremamente necessario tenere sempre alta la guardia e agire su conoscenza, consapevolezza, creando strumenti e strategie di prevenzione e repressione dei sodalizi mafiosi e degli affari e giri di denaro malavitosi presenti sul nostro territorio.
Una condotta inqualificabile che fa ancora una volta emergere la necessità di tenere più che mai alta la guardia sulla gestione del ciclo dei rifiuti, uno dei settore maggiormente interessato dai fenomeni più gravi di criminalità ambientale. Da parte del Partito Democratico il massimo impegno per contrastare i reati ambientali; ci sono norme e strumenti efficaci, come la legge sugli ‘Ecoreati’, ma occorre continuare a lavorare per rafforzare l’azione delle agenzie di controllo ambientale, portando a compimento l’attuazione della legge istitutiva del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale. La transizione ecologica si conduce anche contrastando con nettezza chi, purtroppo, continua a fare profitti a danno dell’ambiente e della salute delle comunità”. Lo dichiara la deputata Chiara Braga, responsabile nazionale Transizione ecologica, Sostenibilità e Infrastrutture del Partito Democratico, capogruppo PD in Commissione Ecomafie, a seguito delle intercettazioni shock riportate dal Corriere della sera, relative all’inchiesta della Procura di Brescia che ha iscritto quindici persone nel registro degli indagati per traffico illecito di rifiuti e sequestrato alcuni capannoni della Wte,un’impresa bresciana addetta al recupero dei fanghi da aziende e depuratori che anziché abbattere gli inquinanti ne aggiungeva degli altri, per poi smaltirli su campi di agricoltori di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, ignari del potere inquinante di quelle sostanze.