Claudio Monti era una persona di un’innata quanto straordinaria capacità di ascolto e attenzione per il territorio e per i suoi cittadini. E’ impossibile dimenticare come, sia da segretario del Partito Democratico di Cermenate sia da consigliere comunale, abbia dimostrato innumerevoli volte il più totale coinvolgimento personale nella vita politica del proprio paese e della propria comunità.

Tra i banchi del consiglio comunale o al servizio dei cermenatesi, infatti, Claudio, si è sempre distinto per l’impegno instancabile e la solida preparazione oltre che per la capacità di porsi sempre in maniera aperta nei confronti di un qualsiasi interlocutore riuscendo sempre ad andare oltre a possibili divergenze ideologiche e d’opinione.

Non salutiamo solo un amministratore attento e competente ma ricordiamo e onoriamo un uomo che, con coraggio, non ha mai rinunciato a lottare né in politica né contro la malattia che lo ha prematuramente strappato alla famiglia e agli amici a cui vanno le nostre più sentite condoglianze.

Luca Gaffuri e Angelo Orsenigo

Oggi è l’Earth Overshoot Day 2020il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse biologiche che gli ecosistemi naturali possono rinnovare nel corso dell’intero anno.

Da oggi in poi, per quest’anno, vivremo a “debito ecologico“. C’è poco da rallegrarsi se il ritardo di questa giornata – lo scorso anno era caduta il 29 luglio, oltre 3 settimane prima – dipende esclusivamente dalle restrizioni adottate in tutto il mondo per effetto dell’emergenza sanitaria Covid-19.

Nessuno può più far finta di niente: questo pianeta è l’unico che abbiamo. Ciò che lasceremo alle future generazioni dipende dalle decisioni che prendiamo oggi.

L’Europa con il Recovery Fund ha scelto la strada del contrasto ai cambiamenti climatici e di una transizione ecologica equa: lavoriamo perché l’economia verde sia uno dei pilastri fondamentali del nostro Piano nazionale per la ripresa.

Chiara Braga

Sono stati mesi duri, durissimi dove l’inimmaginabile ci ha travolto tutti sbalzandoci in una dimensione sospesa del tempo, quasi surreale, dove la lotta contro il Covid19, la fatica e il sacrificio in quelle settimane interminabili di emergenza struggente sono stati impari. Lo hanno compreso e provato alla svelta i medici e gli operatori sanitari impegnati a combattere questo tragico invisibile nemico, a curare i malati intubati isolati e soli.

Lo avrà certamente provato Javier Chunga, l’infermiere della terapia intensiva dell’Ospedale Valduce di Como, che infettato dal covid mentre assisteva i pazienti in reparto, dopo tre mesi di ventilazione artificiale, ci ha lasciato ieri, in una calda giornata d’estate, quasi senza fare rumore.

I morti – scriveva Ungaretti – “Hanno l’impercettibile sussurro, non fanno più rumore del crescere dell’erba”. Oggi noi quell’”impercettibile sussurro” vogliamo e ci permettiamo di coglierlo.

Grazie Javiergrazie ai tanti medici e infermieri che hanno perso la vita in questa tragedia collettiva non ancora terminata. A te e tutti coloro che hanno incontrato la morte per dare cure agli altri in una missione di vera umanità va tutto il nostro cordoglio, il nostro rispetto, la nostra profonda riconoscenza.

Chiara Braga

“Regione Lombardia accantona le donazioni fatte dai lombardi durante l’emergenza Covid-19. Verranno utilizzate per rafforzare la sanità lombarda in vista di una seconda ondata epidemica? Da Regione servono certezze” così dichiara il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo. 

“Grazie a un’interrogazione presentata dal Partito Democratico all’assessorato al Welfare abbiamo potuto apprendere che i fondi donati durante la fase acuta della pandemia ammontano a circa 185 milioni di euro. Questa cifra copre le donazioni effettuate sia attraverso i conti correnti messi a disposizione dalla Regione (53 milioni circa) e tramite i conti correnti delle diverse ATS, ASST e IRCCS più donazioni di beni, (quasi 132 milioni). Dei quasi 53 milioni donati direttamente al conto della Regione, ben 25 milioni di euro avevano come destinazione prescelta dal donatore l’ospedale Covid realizzato in Fiera, ma non essendo tali risorse necessarie in quanto la fondazione Fiera ha provveduto autonomamente mediante raccolta fondi propri alla realizzazione della struttura. Si legge nella risposta dell’assessorato: “le donazioni destinate a tale struttura verranno utilizzate, previa autorizzazione dei donatori, per ulteriori iniziative legate all’emergenza”.

“La quantità di denaro raccolto dimostra senz’altro la generosità dei lombardi che mossi da un fortissimo spirito di solidarietà hanno fatto di tutto per aiutare i propri concittadini. Ma dalle informazioni che abbiamo ottenuto, questi soldi non sono ancora stati spesi e, stando a quanto stabilito in assestamento di Bilancio 2020, i proventi delle donazioni potrebbero essere utilizzati “per fronteggiare le conseguenze sociali ed economiche dell’emergenza epidemiologica da COVID-19” anziché messe a disposizione per risolvere le evidenti criticità del sistema sanitario lombardo in vista di una seconda ondata di Coronavirus in autunno. Di fatto, questo passaggio la giunta avoca a sé la gestione di queste risorse, che non entreranno nel bilancio regionale”.

“È grave che in Regione Lombardia non ci sia trasparenza su come vengono utilizzate le risorse donate. C’è una questione di fiducia che le istituzioni devono meritare da parte dei cittadini, che hanno diritto di sapere come vengono spesi i loro soldi. Siamo stati in piena emergenza e ancora non ne siamo fuori ma oggi sappiamo che ci sono 180 milioni di euro di donazioni effettuate in denaro (al netto di quelle fatte agli ospedali) che non sappiamo come verranno utilizzati, ma di cui nella fase uno c’è stato grande bisogno. Chiediamo chiarezza e soprattutto una seria programmazione di interventi per rafforzare la sanità lombarda”.

Nicola Zingaretti presenta a Fanpage.it il Patto per i giovani e spiega il perché sia importante questo manifesto generazionale:”Perché è giusto nei confronti di una generazione che pagherà più di altri gli effetti del Covid nel campo del lavoro, del debito pubblico che si sta facendo e dell’arretratezza del sistema Paese. Ma soprattutto perché oggi investire su una nuova generazione coincide con gli interessi dell’Italia”. Secondo il segretario dem il Paese non ce la farà mai “se non rimette al centro del modello di sviluppo le persone, le risorse umane, la forza intellettuale e creativa di un nuova generazione”. Zingaretti parla quindi dell’importanza di essere lungimiranti e non fermarsi a guardare il presente: “Ma c’è anche, per chi non ci crede, un elemento utilitaristico”.

Il Paese si potrà riprendere solo rendendo i giovani protagonisti

Quindi ribadisce come il Paese si potrà riprendere solo rendendo i giovani protagonisti e in questo senso va anche la proposta del suo partito di aumentare gli investimenti nell’istruzione: “Investire nella scuola, nella conoscenza, nella formazione, è parte di un investimento nel futuro del Paese. E accanto a questo bisogna poi fare delle scelte radicali: potrà sembrare banale, ma ce ne siamo accorti nel periodo del lockdown. Il diritto alla connessione, tema sul quale tutti ridevano, è invece un grande tema: non dobbiamo permettere nuove forme di discriminazione, per cui c’è chi può connettersi e chi no”.
 

Come usare il Recovery Fun: digitalizzazione, green economy e inclusione sociale

Il leader del Pd annuncia quindi di voler utilizzare i soldi del Recovery Fund per questo pacchetto di proposte: “Non a caso le linee del Recovery Fund sono la digitalizzazione dei sistemi Paese, la green economy e l’inclusione sociale”. Zingaretti ribadisce come a Bruxelles è avvenuto “qualcosa di importante”, che definisce “una vittoria italiana”. E prosegue: “A tutti va offerta una missione Paese, dobbiamo raggiungere insieme degli obiettivi”.
 

La situazione epidemiologica in Lazio

Zingaretti parla quindi della situazione epidemiologica nella Regione da lui presieduta, ricordando come il Lazio sia stato il primo territorio ad avere casi di coronavirus: “Anche in quel caso quello che fece la differenza era il contact tracing. Però oggi il tema non è questo: il tema oggi è non far rialzare la curva. E quindi continuare a dire a tutti, contro gli scellerati che per farsi pubblicità si tolgono la mascherina, che ci sono tre cose semplici ch bisogna fare: mascherina, distanza di sicurezza e igiene delle mani”. Secondo il segretario dem questo è quello che permetterà di governare la curva dei contagi fino a quando non arriverà il vaccino.
 

La questione migratoria

Infine Zingaretti parla di un altro tema caldo nel governo, ossia gli accordi con la Libia: “Il famoso memorandum va riscritto e il Partito democratico ha anche chiesto che questo venga fatto in breve tempo. Ma io credo una cosa: quando in Paese c’è un tema di diritti umani, andarsene via facendo finta che così si risolve il problema è sempre sbagliato. E l’atteggiamento che bisogna casomai avere è spingere la comunità internazionale, l’Europa, a essere ancora più protagonisti per condizionare quello che sta accadendo in quel Paese. La nostra filosofia è questa: nessuna arrendevolezza o occhi chiusi. Anzi, spingere l’Europa a promuovere corridoi umanitari, quote di accoglienza, chiamare l’Onu. Anche rispetto a quanto accaduto nei giorni scorsi, quando si è sparato a dei migranti. Ma tutto questo richiede protagonismo”

Fonte: Fanpage

“La giunta regionale dovrà mettere a disposizione i fondi e le risorse necessarie a scongiurare la crisi del settore del Noleggio con conducente dopo che, oggi, il consiglio regionale ha approvato un mio ordine del giorno che ho presentato per l’assestamento di bilancio 2020” dichiara il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo.

“Il lock-down dei mesi scorsi ha avuto un impatto devastante sull’utilizzo di questo tipo di trasporto. Oggi il comparto Ncc è lasciato ad affrontare le gravissime conseguenze economiche della crisi portata dal Covid-19, vista l’utenza ridottissima durante il pieno della pandemia e la crisi di settori contigui come il turismo che rallenta un pieno ritorno alla normalità. Specialmente in un periodo post-Covid, però, non possiamo permetterci di abbandonare gli operatori del settore. Proprio per questo ho deciso di chiedere a Regione di intervenire con urgenza”. 

“Gli Ncc sono infatti  una vera e propria risorsa in un momento in cui le aziende di trasporto pubblico  stanno ancora cercando di trovare una formula per coniugare distanziamento sociale, corse ridotte e l’uscita dal regime di smart working per migliaia di lavoratori che inevitabilmente porranno delle sfide alla mobilità nei mesi futuri – spiega Orsenigo che continua – Inoltre, in comuni dove il trasporto pubblico è meno strutturato, i veicoli a noleggio possono indubbiamente aiutare risolvere le difficoltà di spostamento”. 

“Infine, consci della crisi che allo stesso modo ha colpito gli autisti di taxi, abbiamo richiesto che il consiglio regionale impegni la giunta a tutelare anche questo importante comparto. Parliamo di operatori che costituiscono una risorsa fondamentale su cui scommettere se vogliamo una vera ripresa economica, a partire dai servizi ai cittadini e ai turisti”.

“Proprio in luce delle importanti implicazioni che la crisi del settore potrebbe comportare per le nostre città, Regione Lombardia ora deve impegnarsi concretamente per mettere a disposizione tutte le risorse necessarie per queste categorie, tutelando così non solo gli utenti ma anche posti di lavoro e la stabilità di innumerevoli bilanci famigliari che dipendono dal benessere di questo comparto”.

“La saga dei giardini a lago è un vero e proprio scandalo, un’enorme presa in giro a danno di tutti i comaschi. Oggi si parla di un progetto che potrebbe essere realizzato nel 2022 ma non possiamo assolutamente dimenticarci che un progetto definitivo-esecutivo e i fondi c’erano già nel 2017 sotto l’amministrazione Lucini. Allora, infatti, era stato chiuso il bando internazionale di progettazione ed erano stati stanziati i fondi. C’erano 380mila euro di Regione Lombardia a cui si sommavano 900mila provenienti dalla tassa di soggiorno stanziati in accordo con gli albergatori. L’amministrazione Landriscina avrebbe potuto procedere subito con il progetto definitivo-esecutivo ma invece ha bloccato tutto per un anno per poi decidere di stravolgere la proposta vincitrice del bando. Quindi ha dovuto ricominciare tutto da capo, con un nuovo studio di fattibilità ed un secondo progetto definitivo-esecutivo deciso e deliberato da loro e che loro stessi poi hanno definito gravemente carente. Hanno perso i fondi regionali e adesso stanno ricominciando da capo.
Come se non bastasse dei 900mila euro della tassa di soggiorno si è perso traccia. Ho chiesto più e più volte cosa ne fosse stato di questa tranche così importante. Ovviamente non è stata data alcuna risposta, il che pone una grave questione di trasparenza: devono smetterla di prendere in giro una città intera” dichiara Patrizia Lissi, consigliere comunale del Partito Democratico.

“Ora si torna a parlare di un progetto e direzione lavori che dovrebbero costare altre 250mila euro e lo si fa addossando la colpa a un progetto “ereditato”. A tre anni dall’insediamento, è una vergogna che si usino queste tattiche per liberarsi dal peso di uno scandalo”

“Solo ora si intravede l’epilogo della storia. Staremo a vedere: il Comune di Como ci ha d’altronde abituato a promesse vuote e inutili, a scadenze fissate e poi rimandate. Tra i comaschi è ormai dato per assodato che questa giunta sia incapace di concretizzare e fare il bene della propria comunità. Stadio, piscina di Muggiò e giardini – insieme a molte altre vicende – lo dimostrano. Purtroppo, però, questa incapacità ha un prezzo e sono i comaschi che finiscono per fare le spese delle costanti prese in giro” conclude Lissi.

(Roma, 05 agosto 2020) – Oggi in Senato è stata approvato in via definitiva, all’unanimità, il ddl sulla sicurezza dei medici, infermieri, farmacisti, tecnici e di tutti gli operatori sanitari e socio-sanitari nell’ambito delle loro funzioni. Un’approvazione che arriva all’indomani dell’ennesima aggressione avvenuta in provincia di Como, qualche giorno fa, ai danni di un’infermiera del pronto soccorso dell’Asst Lariana di San Fermo.

Un risultato che segna “un traguardo importante”, atteso da tempo; da oggi infatti i professionisti sanitari possono contare su una legge più incisiva che difende e tutela i professionisti sanitari e il loro lavoro di cura verso gli altri da aggressione e violenze. Non possiamo più assistere ad intollerabili episodi di violenza nei confronti di chi è quotidianamente impegnato nel lavoro di cura verso gli altri e garantisce il diritto costituzionale alla salute.

Nello specifico, la legge prevede che: “Chiunque tenga condotte violente, ingiuriose, offensive o moleste nei confronti di personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria o di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso funzionali allo svolgimento di dette professioni presso strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche o private è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 500 a euro 5.000“.

Il provvedimento interviene sull’art. 583-quater del codice penale ai sensi del quale le lesioni gravi o gravissime sono punite con pene aggravate: per le lesioni gravi reclusione da 4 a 10 anni e per le lesioni gravissime reclusione da 8 a 16 anni.

Al fine di prevenire episodi di aggressione o di violenza, le strutture presso le quali opera il personale sanitario dovranno prevedere nei propri piani per la sicurezza, misure volte a stipulare specifici protocolli operativi con le forze di polizia, per garantire il loro tempestivo intervento. E dovranno monitorare l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione a garanzia dei livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro, anche promuovendo l’utilizzo di strumenti di videosorveglianza.

Dovrà essere curata la formazione degli operatori sanitari promuovendo lo svolgimento di corsi di formazione per il personale medico e sanitario, finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di conflitto nonché a migliorare la qualità della comunicazione con gli utenti.

Viene poi istituito presso il Ministero della salute, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie.

Col medesimo decreto si provvede a definire la durata e la composizione dell’Osservatorio costituito, per la sua metà, da rappresentanti donne, prevedendo la presenza di rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale, delle regioni, di un rappresentante dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), di rappresentanti dei Ministeri dell’interno, della difesa, della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali, degli ordini professionali interessati, delle organizzazioni di settore, delle associazioni di pazienti e di un rappresentante dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. All’Osservatorio sono attribuiti i compiti di: monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni; monitorare gli eventi sentinella che possano dar luogo a fatti commessi con violenza o minaccia ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni; promuovere studi e analisi per la formulazione di proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti; monitorare l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione a garanzia dei livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro anche promuovendo l’utilizzo di strumenti di videosorveglianza; promuovere la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie; anche nel lavoro in équipe.

Viene infine istituita la «Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari»

di Agnese Rapicetta su Immagina.eu

Sono state le prime a chiudere e saranno le ultime a riaprire. Ma la posta in gioco era troppo alta per rischiare di ripartire senza le dovute garanzie. Oggi questo momento sembra essere arrivato con la firma del Protocollo sicurezza. Un momento che è stato definito “storico” perché si sono delineati le linee guida per la scuola di domani. Una scuola che aveva un presupposto ben preciso: superare le norme del 2008 firmate dall’allora ministro Gelmini che avevano portato ai tagli e all’innalzamento del numero di alunni per classe. Con la firma del Protocollo si investe, finalmente, sulla scuola e si danno delle regole precise per gli istituti e le famiglie.

“Il Protocollo Nazionale della Sicurezza – sottolineano soddisfatti i sindacati riuniti – rappresenta un passaggio importante che i dirigenti scolastici e le scuole attendono per organizzare la ripresa delle attività in presenza, obiettivo per il quale i sindacati si sono impegnati a fondo conducendo col Ministero un confronto serrato e complesso. Con la firma si porta a compimento un impegno assunto esplicitamente già in occasione della firma del protocollo riguardante lo svolgimento degli esami di stato: le scuole possono ora disporre di un chiaro punto di riferimento su tutti i temi già portati all’attenzione del CTS, il che costituisce un concreto supporto al lavoro in atto per definire le necessarie modalità organizzative”. 

Quali sono le novità?

Dall’help desk alle modalità di ingresso e uscita, dall’igienizzazione degli spazi alle certificazioni mediche, i plessi scolastici dovranno adeguarsi alle nuove normative.

Leggi qui il testo del Protocollo

Si istituisce l’Help Desk – Dal 24 agosto sarà attivo un numero verde 800903080 per le scuole per raccogliere quesiti e segnalazioni sull’applicazione delle misure di sicurezza, dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18. Ci sarà, poi, un Tavolo nazionale permanente composto da rappresentanti del Ministero dell’Istruzione e del Ministero della Salute, delle Organizzazioni sindacali firmatarie del Protocollo per gestire le criticità e monitorare l’andamento della situazione. In parallelo, ci saranno Tavoli di monitoraggio anche presso gli Uffici Scolastici Regionali. Le scuole saranno supportate dal Ministero nella gestione delle risorse legate all’emergenza con un’apposita assistenza amministrativa.

In caso di febbre si sta a casa – Il documento ribadisce l’obbligo di rimanere a casa in presenza di temperatura oltre i 37,5° o altri sintomi influenzali e di chiamare il proprio medico di famiglia e l’autorità sanitaria. E sottolinea il divieto di permanere nei locali scolastici nel caso in cui, anche successivamente all’ingresso, sussistano le condizioni di pericolo (ad esempio sintomi simil-influenzali, temperatura che sale oltre 37,5°) stabilite dalle Autorità sanitarie competenti. Ribadito l’obbligo di rispettare le disposizioni di sicurezza, come il distanziamento fisico di un metro e le regole di igiene.

Regolare gli ingressi a scuola – Ingressi e uscite saranno differenziati. Le istituzioni scolastiche comunicheranno a insegnanti, studenti, personale scolastico e a chiunque debba entrare nell’istituto le regole da rispettare per evitare assembramenti con un’opportuna segnaletica e con una campagna di informazione. Sarà limitato l’accesso a visitatori ed esterni. L’eventuale ingresso del personale e degli studenti già risultati positivi all’infezione da COVID-19 deve essere preceduto da una preventiva comunicazione con la certificazione medica da cui risulti la ‘avvenuta negativizzazione’ del tampone secondo le modalità previste e rilasciata dal Dipartimento di prevenzione territoriale di competenza.

Pulizia dei locali – Sarà necessario assicurare la pulizia giornaliera e l’igienizzazione periodica di tutti gli ambienti, predisponendo un cronoprogramma ben definito. Qualora le attività didattiche si svolgano in locali esterni all’Istituto scolastico, gli Enti locali e/o i proprietari dei locali dovranno certificarne l’idoneità, in termini di sicurezza e, con specifica convenzione, dovranno essere definite le responsabilità delle pulizie e della sorveglianza di detti locali e dei piani di sicurezza.

L’uso delle mascherine – Sarà obbligatorio per chiunque entri negli ambienti scolastici, adottare precauzioni igieniche e utilizzare le mascherine. Il Comitato Tecnico Scientifico per l’emergenza (CTS) si esprimerà nell’ultima settimana di agosto sull’obbligo di utilizzo di mascherina da parte degli studenti con età superiore a 6 anni. Per chi ha meno di 6 anni è già previsto che non si debba utilizzarla.

Supporto ai ragazzi – Sulla base di un’apposita convenzione tra Ministero dell’Istruzione e Consiglio Nazionale Ordine Psicologi saranno promosse attività di sostegno psicologico per fare fronte a situazioni di insicurezza, stress, timore di contagio, difficoltà di concentrazione, situazione di isolamento vissuta.

Come gestire i contagi – Nel caso in cui una persona presente a scuola sviluppi febbre e/o sintomi di infezione respiratoria si dovrà procedere al suo isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria e provvedere quanto prima al ritorno presso il domicilio per poi seguire il percorso medico previsto. Per i casi confermati le azioni successive saranno definite dal Dipartimento di prevenzione territoriale competente, sia per le misure di quarantena da adottare, previste dalla norma, sia per la riammissione a scuola secondo l’iter previsto dalle regole vigenti. Sarà istituito un sistema di raccordo tra sistema scolastico e sistema sanitario nazionale per supportare le Istituzioni scolastiche, attivare un efficace sistema contact tracing (tracciamento delle persone venute a contatto con dei contagiati) e dare risposte immediata in caso di criticità. In collaborazione con il Ministero della Salute e il Commissario straordinario si darà l’opportunità a tutto il personale del sistema scolastico statale e paritario, incluso il personale supplente, di svolgere test diagnostici in concomitanza con l’inizio delle attività didattiche.

Le istituzioni