Nel tardo pomeriggio di ieri sono intervenuta alla Camera nella discussione riguardante un tema molto rilevante: quello della individuazione di un Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco tecnologico nel nostro Paese, la cui realizzazione consentirà di dare appunto sistemazione definitiva ai rifiuti nucleari italiani.

La prima domanda a cui dobbiamo rispondere è perché si arriva a questa decisione. E’ infatti, doveroso sottolineare che questo passaggio è di grande importanza, perché rappresenta una scelta con cui si chiude definitivamente il passato del nucleare nel nostro Paese. Si vuole dare una soluzione definitiva a una condizione che interessa diversi territori del nostro Paese, ancora oggi caratterizzati, interessati dalla presenza di situazioni precarie di deposito di rifiuti nucleari e, in qualche caso, anche potenzialmente pericolose.

La Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi) è stata pubblicata dalla Sogin, l’ente preposto alla realizzazione del deposito del parco tecnologico, dopo il nulla osta dato, il 30 dicembre scorso, dal Ministero dello Sviluppo economico e dal Ministero dell’Ambiente.

La Cnapi è stata sottoposta a segretezza sulla base della normativa di riferimento per un motivo molto preciso, per impedire che l’eventuale divulgazione non autorizzata di informazioni possa causare un danno alla sicurezza della Repubblica.

La procedura che è stata adottata dalla Sogin prevede l’applicazione di quindici criteri di esclusione che consentono di scartare le aree che non soddisfano determinati requisiti di sicurezza per la tutela dell’uomo e dell’ambiente, e di tredici criteri di approfondimento che tengono invece conto delle caratteristiche fisiche, chimiche, naturalistiche e antropiche dei territori.

La Cnapi è una Carta che identifica le aree potenzialmente idonee. Il termine, questa sottolineatura “potenzialmente”, rimanda esattamente all’iter successivo che ne dovrà inevitabilmente seguire, previsto e disciplinato dalla normativa vigente. Infatti, la pubblicazione della Carta è un primo atto preliminare, che apre una procedura di consultazione pubblica, nei primi sessanta giorni, durante la quale tutti i soggetti portatori di interessi qualificati potranno rappresentare le loro osservazioni e proposte tecniche. Nei centoventi giorni successivi alla pubblicazione della Carta verrà avviato, Sogin avrà il compito di promuoverlo, il seminario nazionale a cui sono invitati a partecipare tutti i portatori d’interesse qualificati, ancora una volta stabiliti per legge: non solo gli enti locali, ma anche le rappresentanze degli interessi economici, le rappresentanze sindacali, le università, gli enti di ricerca espressione del territorio, che potranno appunto approfondire, in questo seminario, gli aspetti tecnici relativi al deposito nazionale e al parco tecnologico, la rispondenza delle aree potenzialmente identificate, ad oggi sessantasette in sette regioni, e anche una serie di aspetti che sono connessi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente e le potenzialità di sviluppo del territorio. Nei trenta giorni successivi al seminario, Sogin e il Ministero dello Sviluppo economico dovranno raccogliere le eventuali ulteriori osservazioni e redigere, negli ulteriori sessanta giorni, la Carta nazionale delle aree idonee. Un documento che non prevederà ancora una scelta definitiva, ma certamente andrà a identificare e a escludere alcune delle aree potenzialmente previste, rispetto alla quale le Regioni e gli enti locali potranno esprimere manifestazioni di interesse, volontarie e non vincolanti, per procedere con l’iter di localizzazione.

È bene ricordare che la procedura vigente prevede che anche qualora ci fossero manifestazioni di interesse queste possano essere riviste dai promotori e, in caso di assenza, nessuna decisione verrà imposta sul territorio. E’ infatti previsto un iter molto articolato e garantito di confronti, di trattative territoriali e di trattative tra i vari livelli istituzionali per giungere a una soluzione condivisa.

E’ importante puntualizzare come l’iter che porterà all’individuazione di questo sito non rappresenti la prassi normalmente utilizzata dal nostro Paese per la realizzazione di opere pubbliche. Per la rilevanza di opere di tale natura infatti, è prevista l’adozione di una procedura trasparente, aperta, di vero e proprio dibattito pubblico, che rappresenta, io credo, anche una sfida impegnativa e appassionante per il nostro Paese. Faccio rilevare ciò perché perché mi hanno stupito alcune sottolineature, alcune critiche ingenerose rispetto all’utilizzo di questa procedura, non solo perché non raccolgono lo stato dell’arte, ma soprattutto perché pronunciate da alcuni esponenti politici che nel recente passato, hanno, in qualche modo, auspicato la rapida realizzazione di opere pubbliche, sacrificando i passaggi di condivisione e di concertazione territoriale.

La realizzazione del Deposito e del Parco tecnologico credo che risponda in maniera molto precisa anche a un interesse nazionale. Dico ciò anche sulla base di alcune conoscenze che io ed altri colleghi abbiamo acquisito in questi anni grazie al lavoro parlamentare. È capitato molto spesso alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie di incrociare, durante la propria attività, delle situazioni precarie rispetto alla presenza di depositi di rifiuti radioattivi, rifiuti che derivano da un passato del nostro Paese, ma anche da un’attività che continua ad esserci, ed è giusto che ci sia, ad esempio nel campo della medicina nucleare, dell’industria, della ricerca applicata. Destinazioni – penso al deposito a Statte, al deposito Cemerad – che in effetti rappresentano un serio problema per il territorio.

Il deposito consentirà di creare un’area sicura, tecnologicamente avanzata per dare sistemazione definitiva a un quantitativo preesistente, ma anche della realizzazione prossima di rifiuti radioattivi a bassa e media attività e di stoccare temporaneamente rifiuti ad alta attività, collocati definitivamente in un deposito geologicamente sicuro, la cui realizzazione avverrà a livello europeo.

Questa è la discussione che è in corso e a cui il nostro Paese, attraverso i Ministeri competenti, sta partecipando.

Credo che sia una soluzione di grande responsabilità nei confronti dei territori che oggi vivono delle situazioni non di totale sicurezza o razionalità nella gestione di questi rifiuti. È anche una opportunità di dare una soluzione definitiva tale da farci acquisire una maggiore credibilità a livello europeo. Non dimentichiamoci che, oltre al fatto di essere stati sottoposti ad un rischio di procedura di infrazione, oggi dipendiamo ancora da altri Paesi europei, che ospitano, non a titolo gratuito, ma dietro un pagamento significativo di costi di stoccaggio a carico della fiscalità generale, una parte dei nostri rifiuti nucleari.

Concludo sottolineando alcuni aspetti come per il PD sia fondamentale sostenere convintamente la scelta del Governo. Crediamo nella doverosa assunzione di responsabilità fatta nei confronti del Paese; la realizzazione di un approccio reale che crediamo debba caratterizzare questo Governo. Non si nascondono e non si risolvono i problemi non affrontandoli, li si risolvono provando ad accompagnare i processi, anche se complessi.

Per questo motivo, crediamo che anche dalla discussione di oggi emergano degli elementi importanti: ad esempio, la possibilità di presentare, come il PD farà, un emendamento al “decreto Milleproroghe” per prevedere un allungamento dei termini per le osservazioni e di accompagnare i prossimi passaggi per la realizzazione di questo importante investimento.

https://www.youtube.com/watch?v=YP9GHhIwvR0&feature=emb_logo&ab_channel=ChiaraBraga

“A Regione Lombardia e Trenord, chiediamo chiarezza su orari e rimborsi oltre che un confronto alla pari con i pendolari che oggi manca totalmente”. Ad affermarlo è il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, a commento della risposta data dall’assessore ai Trasporti, Claudia Terzi alla question time presentata ieri dal PD in consiglio regionale e nella quale si chiedeva chiarezza sulla programmazione del servizio, puntualità delle corse, rimborsi degli abbonamenti non utilizzati e convocazione dei tavoli territoriali.

“Ancora una volta – sottolinea Orsenigo – abbiamo voluto porre l’attenzione sui problemi del servizio ferroviario. Chiediamo equità, collaborazione ed efficienza. Chiediamo un’attenzione a un servizio orientato, in prospettiva, alle esigenze degli studenti. Tutti elementi che ad oggi non ci sono proprio nè da parte di Regione Lombardia né da parte di Trenord” continua il consigliere comasco.

“E’ necessaria prima di tutto un’interlocuzione con i Comitati dei pendolari che denunciano l’inadeguatezza del servizio e non sono stati convocati ai Tavoli territoriali del servizio ferroviario regionale dal 7 novembre 2019. Non è accettabile che rispetto all’area metropolitana milanese siano state penalizzate le aree periferiche incluso il comasco, con un taglio significativo delle corse”

“Di fatto è stato superato l’orario cadenzato e sostituito con un modello diverso. Servono risposte certe subito. Non possiamo dimenticare che la necessità di soddisfare i bisogni dei pendolari si lega a quella di rilanciare al più presto la Lombardia” conclude Orsenigo.

“Che il Presidente Fontana parli della zona rossa come una punizione per la Lombardia è inaccettabile, pericoloso e fuori da ogni logica” dichiara il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo.

“Chiariamo una cosa: se siamo ancora in zona rossa per l’ennesima volta dall’inizio della pandemia non è un caso, né tantomeno un capriccio del Governo. È una diretta conseguenza dell’incompetente gestione sanitaria da parte dei vertici regionali. Questi hanno tenuto le scuole chiuse pur di dare l’impressione di essere all’opera. Il paradosso? Ci troviamo con un quadro epidemiologico grave e ragazzi ancora in Dad”.

“Parlare di punizioni, di vessazioni è un tentativo deliberato di Fontana di buttare benzina sul fuoco nel rapporto tra Stato e Regione Lombardia. Si alzano ii toni e si cerca uno scontro tutto politico che non fa bene ai lombardi” commenta il consigliere comasco.

“Piuttosto velocizziamo la campagna vaccinale anti-Covid. Ad oggi in Lombardia sono state inoculate solo il 61,3% delle 234,645 dosi consegnate. Ancora troppo poco. Se vogliamo metterci alle spalle questa situazione, vaccinare è la parola d’ordine oltre che la priorità assoluta” conclude Orsenigo.

Che dolore ricevere questa notizia così triste e improvvisa. Ci lasci troppo presto Emilia, dopo una malattia che stavi combattendo come sempre con tenacia e forza d’animo, come mi avevi detto la vigilia di Natale quando ci siamo sentite l’ultima volta per telefono.

Abbiamo parlato di te, ma ovviamente anche della politica che era la tua grande, infinita passione.

Ti ho conosciuta in Parlamento, ti ho vista occuparti con grande competenza di cultura e poi di sanità. Per me, che ero una giovane e inesperta deputata, appartenevi a quella “categoria” di parlamentari da cui ho avuto l’onore di imparare moltissimo.

Non era sempre una passeggiata avere a che fare con te, Emilia! Un carattere forte, schietto, diretto, capace di dire con una certa dose di spietatezza le cose che non ti piacevano o non condividevi. Ma anche – anzi, proprio per la stessa ragione – una donna sincera, generosa, affidabile e “costruttiva”. Ti eri messa ancora una volta a disposizione del tuo Partito in Lombardia per occuparti di salute in uno dei momenti più difficili, sei stata per tante di noi un punto di riferimento nel ricostruire la Conferenza delle donne democratiche, grazie alla tua passione e alla tua testarda convinzione nel valore dell’autonomia delle donne.

Non so dire se ci mancheranno di più le tue sfuriate memorabili o le tue risate contagiose.

Ciao Emilia, grazie per tutto quello che ci hai dato.

Chiara Braga

Le scuole superiori riapriranno in presenza l’11 gennaio. Ma i trasporti sono pronti? Cosa è stato fatto finora?

“Sempre troppo poco – risponde Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd –. Non solo il servizio ferroviario non è stato potenziato, ma addirittura viene ridotto”. Dai pendolari, e in particolare dagli studenti, giungono richieste di intervento: il servizio di trasporto su rotaie è stato fortemente depotenziato. “I posti a sedere diminuiscono in modo grave e drastico per i paesi in provincia di Como e Monza Brianza, che per Trenord e Regione Lombardia sono probabilmente zone di serie B – continua Orsenigo – In queste aree si nota infatti un taglio della metà, nelle fasce orarie di morbida per il servizio regionale, e addirittura di tutto il servizio per tutto il giorno relativamente alla linea S2 da Palazzolo Milanese in su”. 

Questa la fotografia di una realtà che incredibilmente non ha ancora previsto alcun intervento sul fronte del trasporto pubblico su rotaia per far fronte alle disposizioni Covid.

“Sono interventi che avrebbero dovuto essere previsti già da settimane, soprattutto per sostenere il servizio di Trenord che non è certo un fiore all’occhiello. Per questo chiedo che Regione Lombardia smetta di lasciare carta bianca ai tagli operati da Trenord e si imponga per ottenere il ripristino delle condizioni pre Covid”, dice il consigliere Pd. 

La soluzione a tutta questa situazione ingiusta è, infatti, il ripristino dell’orario, e del servizio com’era prima della pandemia: “Tutto ciò non comporta alcuna risorsa aggiuntiva, ma solo la volontà di farlo. In vista della ripresa della didattica in presenza e soprattutto dello scaglionamento degli ingressi e delle uscite, gli studenti torneranno a utilizzare il servizio di trasporto pubblico e lo faranno anche nelle fasce orarie dove il servizio è stato ridotto. Massima attenzione va dedicata alla salute dei nostri ragazzi, che invece vengono di fatto costretti a correre il rischio di assembramento per esercitare un diritto fondamentale come quello allo studio”, riflette Orsenigo. 

Nello specifico, la tratta Erba-Asso vive una situazione paradossale: “Con l’orario di settembre 2020, dalle 7.30 alle 9.30 e dalle 16.15 alle 18.15, i treni sono stati sostituiti dai bus. Questo significa che per l’ingresso e l’uscita dalle scuole, gli studenti dovranno ammassarsi sui bus sostitutivi perché il treno non c’è più. Un grave disservizio, soprattutto se si pensa che quei mezzi, che oggi circolano come bus sostitutivi al posto del treno, potrebbero essere utilizzati per fare corse di rinforzo da e verso quei paesi dove la ferrovia non c’è. È inammissibile giocare con la salute pubblica e gettare al vento le risorse, gravando sulle agenzie del Tpl”, insiste l’esponente dem.

 Inoltre, dagli orari delle corse emerge che i tagli alla linea regionale Milano-Asso, in particolare in fascia pomeridiana, obbligheranno gli studenti ad attese fino a un’ora. Tutto ciò determinerebbe non solo un allungamento del tempo per effettuare pochi chilometri, ma anche più evidenti possibilità di assembramenti in stazione o in altri locali. Forti limitazioni sono previste anche sulla linea di collegamento verso Monza e il milanese, dove sono presenti molti grandi istituti scolastici: gli utenti che prima si ripartivano su due linee, dovranno utilizzarne solo una i cui treni non potranno essere allungati ancora di più, con evidente assembramento.“Ribadisco con forza la richiesta di un intervento di Regione Lombardia perché si imponga a Trenord almeno il ripristino dell’orario e del servizio come era prima del Covid”, conclude Orsenigo.

(Milano, 4 gennaio 2021) – Chiara Braga è stata ospite della trasmissione televisiva ‘Mattino 5‘ per parlare della prima fase della campagna di vaccinazione anti-Covid, dei dati di monitoraggio e delle dichiarazioni inaccettabili dell’assessore lombardo Gallera (Qui il link per rivedere parte del dibattito andato in onda).

E’ stata anche l’occasione per fare chiarezza e non trasmettere confusione ai cittadini.

In questo primo momento la campagna di vaccinazione anti-Covid sta riguardando principalmente tutto il personale sanitario (insieme ai residenti più fragili delle Rsa). Stiamo quindi parlando di vaccini anti-Covid, quelli acquistati dalla Pfizer-BioNtech, somministrati a medici, infermieri e operatori sanitari in quantità e dosi già disponibili e gestibili da parte dell’attuale personale in funzione presso le diverse strutture sanitarie.

Il problema dei differenti ritmi con cui vengono effettuati i vaccini sta nella scelta del diverso modello organizzativo stabilito dalle singole Regioni per l’attività di somministrazione. Si spiegano così le differenze tra una Lombardia, collocata al fondo del monitoraggio dell’andamento della campagna vaccinale anti-Covid, che ha somministrato vaccini solo per il 3,9% ovvero effettuando 3.126 vaccinazioni a fronte delle 80.595 dosi ricevute, e una regione Lazio che conta una percentuale di 48,7% di vaccini somministrati o di un Veneto che è al 40,6% di vaccinazioni eseguite.

Non si può scaricare su medici e infermieri, ed è questa la cosa più grave che emerge dalle dichiarazioni dell’assessore lombardo Gallera, la colpa di quel 3,9%, il torto di non aver effettuato le vaccinazioni in Lombardia a ritmi adeguati. Inaccettabile.

I troppi errori hanno portato al risultato temuto: la campagna per la vaccinazione antinfluenzale in Lombardia è miseramente fallita e questo fa molto temere per il buon esito della campagna decisiva che si è aperta in questi giorni, contro il Covid-19. Sono i numeri a dirlo e l’ATS dell’Insubria non fa eccezione: su 1.479.339 assistiti solo 227.515, pari al 15,38%, sono stati attualmente vaccinati.

Il dato più preoccupante è quello della categoria anagrafica più a rischio, gli anziani. Solo il 48,29% degli over 65 anni ha ricevuto l’immunizzazione e ancora peggiore è il dato dei cittadini da 60 a 64 anni, per i quali in quest’anno di pandemia la vaccinazione era stata fortemente consigliata: immunizzato solo il 13,39%. Bisogna considerare che per le categorie cosiddette target, ovvero bambini fino a 6 anni e over 60 oltre alle persone fragili, il ministero della salute aveva indicato l’obiettivo di copertura ottimale del 95%, con un minimo del 75%.

“I dati sono impietosi e confermano quello che temevamo – dichiara il consigliere regionale del Pd Angelo Orsenigo – quelli delle province di Como e Varese sono inferiori alla pur bassa percentuale regionale per tutte le categorie tranne che per i minorenni, ma si tratta di uno scostamento di massimo un punto. Considerando che il vaccino ha bisogno di tre settimane per produrre l’immunizzazione è evidente che non ci sono più margini per considerare efficace la campagna vaccinale di quest’anno. La campagna vaccinale è ormai terminata e anche l’obiettivo minimo indicato dal ministero della salute, quello del 75% per le categorie a rischio, in Lombardia è lontanissimo.

Allo stato attuale si è vaccinato meno di un anziano over 65 su due, ma il ministero aveva indicato come categorie target anche i 60 – 64enni e i bambini da sei mesi a sei anni. Qui le percentuali sono pessime, davvero bassissime, e non è stata cattiva volontà dei cittadini o dei medici di base ma impossibilità di trovare la dose. A questo punto bisogna anche considerare la mole di vaccini che sono stati acquistati in ritardo e pagati a peso d’oro, anche cinque volte il costo applicato ad altre Regioni che se li erano procurati per tempo. Che fine faranno quelle dosi? Stiamo parlando di soldi pubblici che non devono e non possono essere sprecati. Su questo chiederemo risposte”.

“Ora speriamo che per il vaccino anti Covid la Regione faccia meglio, anche se il ritardo di queste prime giornate non è positivo e inizia a preoccupare – aggiunge Orsenigo riferendosi ai dati del ministero della Salute che mettono la Lombardia quindicesimo posto in Italia per il numero di vaccinazioni effettuate e in percentuale alle dosi ricevute – Con un misero 3,9%, la nostra regione è lontanissima dal 54,8% della provincia autonoma di Trento, ma anche dal 48,7% del Lazio”. A proposito di questo clamoroso ritardo, le recenti giustificazioni dell’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, sono, per il consigliere comasco “inaccettabili, tanto quanto i ritardi nella somministrazione dei vaccini anti Covid”.

“Il Pd chiese le dimissioni in Aula di Gallera già ad aprile – ricorda Orsenigo –  quando furono chiari a tutti gli errori compiuti nelle RSA e nella gestione della pandemia, ma allora la Lega lo salvò. Lo fece per una sola ragione, perché sapeva che le responsabilità non erano solo dell’assessore, ma anche di Fontana e di tutta la sua giunta. Era vero allora ed è ancora più vero oggi. Ormai la credibilità dell’assessore è al minimo ed è incompatibile con la guida della sanità lombarda, ma non basta mandare via Gallera per raddrizzare la situazione, sono il presidente Fontana e l’intera giunta ad essersi dimostrati una volta di più inadeguati a guidare la Lombardia. Quindi, ci aspettiamo che si corra nella somministrazione dei vaccini anti Covid e si recuperi il tempo perso, perché le carenze organizzative e i ritardi di chi amministra la Lombardia ci sembrano davvero intollerabili e irrispettosi nei confronti di cittadini e operatori sanitari che hanno dimostrato in questi mesi di essere di gran lunga più responsabili e concreti di chi amministra la regione in cui abitano”.

“Il Comune di Como ha 437 mila euro del Governo da distribuire in buoni spesa tra le fasce fragili della nostra comunità. Ma pochi cittadini sanno delle risorse disponibili o non fanno richiesta perché senza internet o senza indicazioni sulle modalità per inoltrare la domanda” denuncia Patrizia Lissi, consigliere comunale del Partito Democratico di Como.

“In una situazione di grave emergenza come quella di questi mesi, le circoscrizioni avrebbero potuto essere di grande aiuto proprio ai comaschi per richiedere i buoni spesa. Prima che venissero chiuse dall’amministrazione Landriscina, queste erano infatti punti di riferimento per il territorio dove gli addetti del Comune potevano prestare aiuto ai cittadini che ora rimangono senza supporto” continua Lissi, all’indomani dell’inizio della campagna del PD di Como nei quartieri per facilitare la richiesta dei buoni spesa governativi.

Altra questione messa in luce dalla consigliera è quella della riqualificazione della struttura di via Conciliazione per fare fronte all’emergenza abitativa, specialmente durante la crisi Covid: “La scorsa estate ho presentato un’interrogazione per fare chiarezza sullo stato dei lavori in via Conciliazione. Il Comune ha risposto che gli interventi sarebbero cominciati ad agosto ma ad oggi è tutto fermo: le famiglie comasche in difficoltà sono attualmente ospitate in hotel o residence. Via Conciliazione offrirebbe una valida e più stabile alternativa per chi è in difficoltà”

Anche durante le festività il Partito Democratico di Como continuerà la campagna di informazione sulle modalità di ottenimento dei buoni spesa nelle aree meno centrali di Como. “La nostra campagna di mira proprio a prevenire che per la mancanza di sforzi da parte del Comune di Como qualcuno si trovi in difficoltà e senza mezzi per mangiare o curarsi, specialmente a Natale – interviene Elide Greco, tra i promotori dell’iniziativa – Per questo continueremo la nostra opera nei quartieri per assicurarci che ognuno abbia tutto l’aiuto di cui ha bisogno e che nessuno venga tagliato fuori”.


“Ancora una volta la Lega dimostra quanto in basso è pronta a scendere per un pugno di voti anche a costo di coprirsi di ridicolo. L’ultimo esempio? Le gravi illazioni del consigliere comunale Noseda contro Como Accoglie mentre, a livello nazionale, Salvini invita a prendersi cura dei clochard e dei bisognosi a Natale” dichiara Tommaso Legnani, segretario cittadino del Partito Democratico di Como.


“Chiaramente nell’organismo leghista, la testa non parla con il corpo e ogni occasione è buona per spararla più grossa, per un pugno di like o consensi. La Lega comasca farebbe una figura migliore mettendosi d’accordo con i quadri del partito e smettendo di straparlare” dice il segretario.

“Riempie di tristezza vedere che in questo nauseabondo gioco i bisognosi e senza tetto sono solo pedine da prendere e spendere come fa più comodo, per propaganda – conclude Legnani – Dovremmo auspicare che il Natale porti un po’ di decenza, pudore o almeno un po’ di coerenza al “capitano” e ai suoi ras comaschi. Ma da tre anni e mezzo la Lega si accanisce contro i poveri, gli ultimi e i disperati: le riserve di speranza si sono esaurite tempo fa”.

Le istituzioni