Pfizer liberi la licenza e consenta a tutti di produrre il vaccino anti-Covid.” Ogni cittadino canadese ha a disposizione 5 dosi di vaccino contro il Covid. Solo un cittadino kenyota su dieci, invece, potrà vaccinarsi.

Una diseguaglianza inaccettabile sul piano etico e sanitario. Per questo condividiamo con forza le parole di Gino Strada, che chiede che il vaccino sia davvero un bene per tutte e per tutti.

Oggi, infatti, non è così: il 53% dei vaccini è nelle mani delle nazioni più ricche, in cui è presente appena il 14% della popolazione mondiale. Ma la lotta contro il Covid non può essere vinta solo da chi se lo può permettere. E se la pandemia è globale, globale deve essere la risposta. Adesso, non tra due, tre o quattro anni.

Chiediamo, pertanto, che i vaccini siano esenti da qualsiasi diritto di brevetto di proprietà: che diventino, insomma, un bene comune. Solo la cooperazione, la condivisione e la solidarietà ci permetteranno di sconfiggere per davvero il virus.

Chiara Braga

L’obiettivo della ricostruzione del Paese non potrà realizzarsi riproponendo ricette e soluzioni del passato; richiede una autentica capacità di ‘rigenerazione’ su basi nuove, che proprio nella visione europea trovano fondamento, in particolare nell’obiettivo strategico della neutralità climatica al 2050 e nell’orientamento di tutte le politiche economiche dell’Ue nella direzione degli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell’Agenda 2030.

Il percorso già avviato con l’esperienza del governo guidato dal Presidente Conte deve proseguire con ancora maggiore determinazione, per realizzare quella ‘rivoluzione verde’ essenziale per una nuova stagione di sviluppo ambientalmente sostenibile e ‘socialmente desiderabile’.

Economia circolare, che non è solo corretta gestione dei rifiuti; un grande piano per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica; politiche industriali in tutti i settori che facciano della sostenibilità ambientale un punto di competitività e di crescita occupazionale, lotta al dissesto idrogeologico, rigenerazione urbana e investimenti per le infrastrutture.

Vogliamo consegnare alle generazioni future un buon pianeta e insieme proteggere coloro che sono più esposti oggi agli impatti di questo cambiamento, con strumenti di formazione per i lavoratori e le imprese che dovranno acquisire nuove competenze e professionalità, per rafforzare la pubblica amministrazione e aumentare l’accesso delle giovani donne alle discipline tecniche e scientifiche essenziali per la transizione ecologica.

Ho parlato di questo nell’intervento di oggi alla Camera nella discussione sulle linee programmatiche e sul voto di fiducia al nuovo Governo Draghi.

Qui sotto il video del mio intervento. 

Qui il testo integrale.

Chiara Braga

“Buone notizie per il nostro territorio sul fronte dell’elettrificazione della Como-Lecco: Rete Ferroviaria Italiana ha annunciato di essere pronta a portare il progetto dalla condizione attuale di pre-fattibilità a una di fattibilità e successivamente a una forma definitiva. Volontà di esecuzione e fondi per portare avanti la progettazione sono stati assicurati dai referenti di Rfi convocati oggi a Palazzo Pirelli per una seduta congiunta della Commissione speciale “Rapporti tra Lombardia, Istituzioni europee, Confederazione Svizzera e Province autonome ” e “Territorio e infrastrutture” di Regione Lombardia. L’ingegner Vincenzo Macello, responsabile della direzione investimenti di Rfi, ha annunciato di aver già avviato le interlocuzioni con il proprio soggetto tecnico Italferr per poter avviare i sopralluoghi necessari alle prossime fasi di progettazione” dichiara Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Partito Democratico, segretario della Commissione Italia-Svizzera, su cui iniziativa si è tenuta la seduta congiunta di oggi.

“Ora abbiamo la conferma che la progettazione sta entrando una nuova fase aprendo la possibilità per l’opera di rientrare tra i progetti candidabili per il Recovery Fund. Siamo davanti a un’opportunità unica per il territorio della provincia di Como e delle province limitrofe, in vista delle Olimpiadi Invernali del 2026 e di un più generale potenziamento della mobilità su ferro, necessaria e urgente nel dopo-pandemia” conclude il consigliere comasco. 

Dello sviluppo futuro dei trasporti sul territorio di Como e provincia si parlerà questa sera alle 20.30 in diretta Facebook sulla pagina del consigliere Orsenigo per la terza serata della rassegna “COstruiaMO il Futuro – per Como lavoriamo insieme, ora”. Saranno ospiti Paola de Micheli, ex Ministro dei Trasporti e deputata del Partito Democratico, Elisabetta Patelli, presidente dei Verdi Lombardia, Christian Rech, ingegnere dei trasporti, e Giulio Sala, presidente di Fiab Como Biciamo. La stampa potrà seguire la diretta a questo link: http://bit.ly/Diretta-Trasporti.

A fronte di una crescita delle infezioni, dovute al diffondersi di varianti più infettive, la Regione Lombardia sta facendo meno tamponi molecolari rispetto al mese di novembre. I dati sono stati raccolti dal gruppo del Pd che ha anche presentato una mozione con cui chiede all’assessora Moratti di riprendere il tracciamento e di farlo con i tamponi molecolari che, rispetto agli antigenici, che sono molto rapidi nel dare un risultato, risultano essere sensibilmente più affidabili anche nel rilevare le nuove varianti. Il calo dei tamponi è contenuto in queste cifre: se in tutto il mese di novembre si sono fatti almeno 248mila tamponi a settimana, con il picco di 305mila tra il 9 e il 15 novembre, nell’ultimo mese ne vengono effettuati tra i 153mila e i 175mila, a cui si aggiungono gli antigenici, intorno a 60mila nelle ultime tre settimane. La somma dei due tipi di tamponi, comunque, rimane sensibilmente inferiore ai numeri di novembre. 

“Dobbiamo lavorare perché la Lombardia vada in zona bianca, come la Val d’Aosta. Questo è un momento delicato, in cui bisogna portare avanti il piano vaccinale presto e bene – spiega il consigliere regionale Angelo Orsenigo – ed è fondamentale fermare il diffondersi delle varianti. Il tracciamento rimane uno strumento imprescindibile, ma bisogna farlo con i tamponi molecolari che, invece, la Regione Lombardia sembra stia, da un mese a questa parte, rimpiazzando in parte con gli antigenici, che hanno una funzione diversa e che spesso non intercettano le varianti, oltre ad essere meno sensibili. Oggi stiamo facendo ogni settimana almeno 100mila tamponi molecolari in meno di novembre ed è un problema. Confidiamo che l’assessore Moratti e tutte le forze politiche colgano la necessità di ripristinare almeno il livello di tracciamento che la Lombardia è stata in grado di dispiegare solo tre mesi fa. Meno tamponi molecolari significa maggior libertà di circolazione per il virus che tutti vogliamo combattere”.

“La Henkel di Lomazzo non deve chiudere. E’ questo il messaggio dell’incontro con i dipendenti dello stabilimento e i sindacati oggi a Palazzo Pirelli” dichiara il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, promotore e parte attiva dell’incontro tra Regione Lombardia, dipendenti e parti sindacali coinvolti nella vicenda della Henkel di Lomazzo.

“Ho sentito le storie di lavoratori traditi da una multinazionale che ha deciso di chiudere un polo produttivo senza una vera motivazione. Una decisione a cui dobbiamo opporci. ll prossimo passo urgente è convocare i dirigenti tedeschi di Henkel in Commissione Attività Produttive e lavorare ad un soluzione che va trovata a tutti i costi” continua il consigliere.

“Voglio esprimere tutta la mia completa solidarietà per i 150 lavoratori comaschi che vedono il proprio posto a rischio e che, anche domani, saranno impegnati in uno sciopero serrato. Ora la politica deve fare la propria parte in maniera unita, perché nessuno possa anche solo pensare di poter chiudere la Henkel di Lomazzo e stravolgere un’intera comunità come se niente fosse” conclude Orsenigo.

L’annuncio della multinazionale tedesca Henkel di voler chiudere l’unità produttiva di Lomazzo entro il prossimo giugno 2021 è una decisione che sorprende e sconforta un intero territorio e che soprattutto getta nell’incertezza lavorativa i 150 dipendenti e le loro rispettive famiglie, ai quali esprimo tutta la mia solidarietà.

In un momento già duro per gli effetti che la pandemia da Covid-19 sta causando al tessuto produttivo locale e nazionale, la decisione annunciata dei vertici della multinazionale tedesca Henkel di chiudere lo stabilimento di Lomazzo, se fosse definitivamente confermata, avrebbe un impatto economico e sociale devastante.

Da parte mia e del Partito Democratico la massima attenzione affinché si trovino margini di intervento per cercare di risolvere i problemi che hanno portato ad una così drastica e fulminea decisione.

E’ importante lavorare insieme per cercare di superare, con spirito di responsabilità e disponibilità di tutti, le difficoltà del fare impresa oggi e ricompattare quella comunità di lavoro fatta di dirigenti, dipendenti e operai che per 87 anni ha continuato ad operare sul territorio, diventando parte della storia economica e industriale della nostra collettività.

“La chiusura dello stabilimento Henkel di Lomazzo, annunciata oggi dall’azienda e prevista per giugno, è un’eventualità grave che avrà un impatto sociale ed economico disastroso per la nostra provincia. Per questo ho richiesto che l’azienda venga convocata urgentemente in Commissione Attività Produttive di Regione Lombardia, insieme ai sindacati, per poter aprire un confronto che prima di tutto eviti la chiusura e protegga i 150 lavoratori a rischio licenziamento” dichiara Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Partito Democratico.

“Davanti a questa emergenza, il compito di Regione Lombardia e il dovere di politica e istituzioni deve essere quello di mediare tra le parti coinvolte nella vicenda. L’epilogo non può e non deve essere il licenziamento dei lavoratori attualmente impiegati in Henkel o negli appalti connessi allo stabilimento. Non possiamo lasciare centinaia di famiglie da sole e in estrema difficoltà, specialmente in un momento di crisi così forte come quello che stiamo passando” conclude il consigliere comasco.

“Non possiamo guardare al Portico di San Francesco, in questi giorni sgombro, e limitarci a tirare un sospiro di sollievo. Il problema della grave marginalità rimane ed è estremamente radicato in città. Sono stati fatti alcuni passi avanti come il progetto “Strade verso casa”, finalmente operativo dopo tanti ritardi. Rimangono tuttavia numerosi interrogativi sul futuro dell’accoglienza a Como” dichiara Stefano Fanetti, capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale.

“Cosa succederà quando chiuderà Emergenza Freddo in via Borgo Vico? È noto che i locali messi a disposizione dalla Provincia non saranno disponibili anche l’anno prossimo. Allora qual è la progettualità del Comune di Como per il futuro? Vogliamo ritrovarci alla vigilia del prossimo inverno con i soliti problemi o possiamo aspettarci un dormitorio permanente? Dall’amministrazione comunale servono risposte che chiariscano i piani per il futuro a breve e lungo termine” continua il consigliere dem.

“I cittadini, tramite il consiglio comunale, si sono già espressi sulla necessità di un dormitorio permanente in città. Eppure, nonostante una mozione passata con il largo supporto dell’assemblea, ci affidiamo ancora a soluzioni tampone per la stagione fredda, come lo stabile di Via Borgo Vico messo a disposizione dall’amministrazione provinciale. Soluzioni necessarie e utili, ma di corto respiro”.

“I portici vuoti di Como sono un buon risultato, certo. Ma è un risultato che, se non si pianifica oltre l’inverno, rischia di essere spazzato via dalla chiusura stagionale di Emergenza Freddo e dal ritorno delle persone per strada. Le temperature più miti dei prossimi mesi non possono giustificare il permanere di una situazione tragica. Oltre a investire e potenziare le sperimentazioni di “Housing first” e a incentivare modelli differenti di accoglienza, occorre finalmente prevedere un nuovo spazio di accoglienza notturna come già votato in consiglio” conclude Fanetti.

Non è più solo una ipotesi; ora esiste una comprovata “relazione causale” o di “concausa” tra il disastro ambientale, gli sversamenti di rifiuti tossici o inquinanti avvenuti negli ultimi decenni in alcuni Comuni nelle province di Napoli e Caserta che fanno parte della cosiddetta Terra dei fuochi e l’insorgenza di gravissime patologie neoplastiche come il tumore alla mammella, le leucemie, ma anche l’asma o le malformazioni congenite.

Ad attestarlo è il Rapporto conclusivo dei lavori svolti in base all’accordo stipulato nel 2016 tra la Procura di Napoli Nord con l’Istituto Superiore di Sanità finalizzato allo scambio di dati ed informazioni derivanti dalla sorveglianza epidemiologica della popolazione residente nel Circondario di Napoli Nord, con specifico riferimento agli eccessi della mortalità, dell’incidenza tumorale e dell’ospedalizzazione per diverse patologie, che ammettono fra i loro fattori di rischio accertati o sospetti, l’esposizione a inquinanti.

Un esito che non ha certamente sorpreso gli abitanti della Terra dei fuochi, le persone che hanno vissuto sulla propria pelle il calvario delle malattie.

Il lavoro di raccolta ha permesso di caratterizzare il territorio di ciascuno dei 38 Comuni di competenza della Procura della Repubblica di Napoli Nord. Le principali considerazioni contenute nel Rapporto conclusivo evidenziano che “il territorio, con una superficie totale di 426 kmq, è interessato dalla presenza di 2.767 siti di smaltimento controllato o abusivo di rifiuti, anche pericolosi, in 653 dei quali risultano anche avere avuto luogo combustioni illegali”.

Nei Comuni dell’area in esame, più di un cittadino su tre, ovvero il 37% dei 354mila residenti nei 38 centri, vive ad almeno 100 metri di distanza da uno di questi siti, sorgenti di emissione e di rilascio di composti chimici pericolosi per la salute.

La mappa, inoltre, distingue i 38 Comuni in quattro classi, con fattori di rischio crescenti: dall’1 (meno esposti a fattori inquinanti) a 4 (più esposti). I Comuni di Giugliano in Campania e Caivano sono di livello “4”; altri cinque, sempre del Napoletano (Cardito, Casoria, Melito di Napoli, Mugnano e Villaricca), sono di livello “3”; undici di livello “2”: sette del Casertano (Aversa, Casal di Principe, Sant’Arpino, Casaluce, Gricignano d’Aversa, Lusciano e Orta di Atella) e quattro nel Napoletano (Afragola, Casandrino, Crispano e Qualiano). I restanti venti Comuni sono di livello “1” (Carinaro, Cesa, Frignano, Cesa, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Succivo, Teverola, Trentola Ducenta, Villa di Briano, Casapesenna, Villa Literno per il Casertano e Arzano, Calvizzano, Casavatore, Frattamaggiore, Frattaminore, Grumo Nevano, Marano e Sant’Antimo).

La mortalità e l’incidenza del tumore al seno è “significativamente maggiore tra le donne dei comuni inclusi nella 3 e 4 fascia” come per “l’ospedalizzazione per asma” di per sé già alta rispetto al resto del territorio in tutti e 38 i comuni ma che cresce di molto nella 3 e 4 fascia. Anche le malformazioni congenite, già numerose, sono maggiori nei Comuni del livello “4”, rispetto al primo. C’è poi il dato relativo all’incidenza delle leucemie e dei ricoverati per asma nella popolazione da 0 a 19 anni, che aumenta “significativamente passando dai Comuni della classe 1 a quelli della classe successiva, con il rischio maggiore nei Comuni di classe 4”.

I risultati “evidenziano – così come scrive la Procura – l’urgenza di specifici interventi: bloccare qualsiasi attività illecita e non controllata di smaltimento di rifiuti, bonificare i siti con rifiuti e le aree limitrofe che possono essere state interessate dai contaminanti rilasciati da questi siti; incentivare un ciclo virtuoso della gestione dei rifiuti, attualmente già attivo in alcune aree della Regione Campania; attivare un piano di sorveglianza epidemiologica permanente delle popolazioni; implementare interventi di sanità pubblica in termini di prevenzione-diagnosi-terapia ed assistenza”.

Questo è quello che occorre fare avendo cura di non lasciare soli i cittadini, le Forze dell’Ordine e le Amministrazioni locali nella battaglia comune contro le ecomafie e i criminali ambientali che non hanno scrupolo alcuno a speculare e avvelenare per anni la vita delle persone e di un intero territorio.

Chiara Braga

Le istituzioni