“Siamo molto soddisfatti per l’inserimento dell’elettrificazione della linea ferroviaria Como-Lecco nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un anno fa era stato finanziata la progettazione dell’opera e adesso sono previsti nel piano del Governo i 78 milioni necessari per l’intera realizzazione dell’intervento”. Lo annunciano i deputati del Partito Democratico, la comasca Chiara Braga e il lecchese Gian Mario Fragomeli.

“Grazie al nostro costante impegno – continuano gli esponenti dem –  diamo una risposta importante al territorio, potenziando il trasporto locale e risolvendo l’annosa questione del collegamento tra i due capoluoghi di provincia. Attraverso l’investimento sulla rete ferroviaria questa tratta potrà essere rilanciata e diventare strategica anche dal punto vista turistico e di connessione verso la Svizzera”.

“Il futuro del nostro Paese e anche del nostro territorio passa dall’energia rinnovabile. Purtroppo però Como è una delle pochissime città capoluogo di Provincia che non produce energia elettrica da fonte solare fotovoltaica in alcuna struttura di proprietà comunale.” Lo dichiara in una nota la deputata comasca, Chiara Braga, responsabile nazionale della Transizione ecologica, Sostenibilità e Infrastrutture del Partito Democratico commentando i dati comparati a livello nazionale e locale dei consumi di energia prodotti da fonti rinnovabili.


“L’Italia – continua la parlamentare dem – in questi anni ha fatto importanti passi avanti, tanto da aver superato già nel 2014 il target specifico che fissava al 17% la quota di energia rinnovabile sul totale del consumo energetico del nostro Paese. Buoni risultati, che ora devono vedere una netta accelerazione in vista dei target ambiziosi che il nostro Paese dovrà raggiungere entro il 2030, in linea con gli obiettivi definiti a livello europeo che prevedono il 27% di energia rinnovabile. Proprio questo è uno dei fronti più importanti su cui agisce il Piano nazionale di ripresa e resilienza e in particolare la Missione 2 destinata proprio alla Transizione ecologica”.

“Tuttavia, come racconta Openpolis in un artico pubblicato oggi on line, confrontando la produzione delle rinnovabili e il livello di consumo complessivo di energia tra i diversi Comuni capoluoghi di Provincia, si scoprono sproporzioni e divari che interessano purtroppo anche il nostro territorio. Le città sono i luoghi in cui è più alto il consumo di energia; proprio per questo è importante che proprio i centri urbani concorrano attivamente alla produzione di energia rinnovabile.  La città di Como invece è uno dei 7 capoluoghi di provincia sui 109 totali che non produce in nessun impianto di proprietà comunale energia da fonti rinnovabili, insieme a Viterbo, Isernia, Trani, Lecce, Crotone e Trapani. Un risultato sconfortante, considerato l’alto numero di edifici comunali e le opportunità che in questi anni ci sono state per dotare di impianti di energia rinnovabile edifici pubblici esistenti.”

“I centri urbani da sempre alimentano lo sviluppo delle società, ne sono l’avanguardia perché in essi si concentrano sfide importanti che riguardano l’ambiente, l’energia, la salute, l’inquinamento, la mobilità, la marginalità sociale. Tutte questioni per le quali chi guida la città di Como si conferma in imperdonabile ritardo, senza una visione per il futuro che sia orientato alla sostenibilità ambientale e alla qualità della vita dei cittadini”.

“L’elettrificazione della linea ferroviaria della Como-Lecco è stata inserita nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo Draghi. È un ottimo risultato che porterà immensi benefici per i viaggiatori, pendolari e turisti, non solo nelle province di Como e Lecco ma in tutta la Lombardia” dichiarano i consiglieri regionali del Partito Democratico, Angelo Orsenigo e Raffaele Straniero che per primi, in sinergia con i parlamentari del territorio, si sono fatti promotori del progetto presso il Governo centrale durante la presente e passata amministrazione.

“L’elettrificazione della linea si avvicina a diventare realtà. Il nostro ringraziamento va ovviamente ai due Governi, quello attuale e quello precedente, che hanno hanno accolto la richiesta dei territori, ritenendo l’opera strategica e urgente per la ripresa e lo sviluppo della nostra regione dopo la pandemia” concludono i due consiglieri.

“Qual è il ruolo che Regione Lombardia darà all’ospedale di Menaggio nelle prossime fasi della campagna vaccinale? Che futuro attende la struttura? Sono domande urgenti che presenterò in un’interrogazione in consiglio regionale e alle quali Regione Lombardia e l’assessore al Welfare Moratti dovranno rispondere per far chiarezza su questo importante presidio territoriale” dichiara Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Partito Democratico. 

“È assurdo pensare che gli abitanti del porlezzese o del medio lago si spostino verso Villa Erba quando ci potrebbe essere un punto vaccinale così vicino a loro. In questo senso l’ospedale di Menaggio deve continuare ad essere un punto di riferimento anche dopo la fine delle inoculazioni agli over 70, questa settimana. Grazie all’aiuto dei sindaci, la struttura si è dimostrata un modello organizzativo vincente che va mantenuto” continua il consigliere comasco che già nelle scorse settimane ha sollecitato Regione Lombardia a proseguire con le vaccinazioni agli over-70 presso la struttura ospedaliera lariana. 

“Regione faccia poi chiarezza sul futuro dell’ospedale nel lungo periodo. Non dimentichiamo che questo è l’unico ospedale pubblico della sponda est ed ovest del lago di Como eppure la chiusura di alcuni reparti e la riduzione delle prestazioni hanno indebolito il servizio offerto alla cittadinanza – aggiunge Orsenigo – Il passaggio da Ats della Montagna ad Ats Insubria, unito alle promesse non mantenute della Riforma Maroni sui presidi sanitari territoriali, contribuiscono poi al clima di incertezza. Dallo scoppio del Covid il tema della sanità di territorio è di importanza fondamentale. Se Regione Lombardia ha imparato qualcosa dal dramma della pandemia lo dimostri dando un indirizzo chiaro all’ospedale di Menaggio che va sostenuto tramite un processo di riorganizzazione in cui i sindaci devono essere coinvolti dal primo momento, visto il loro prezioso contributo in questi mesi di emergenza sanitaria”.

Con questa novità, ogni famiglia riceverà fino a 250 euro al mese per ogni figlio a carico, dal settimo mese di gravidanza fino ai 18 anni e può arrivare fino al 21esimo anno di età, con maggiorazioni in caso di bambini disabili.

Una misura universale, progressiva e giusta, che includerà anche partite Iva e incapienti. E che ci consentirà di contrastare la povertà minorile, di sostenere la natalità e di aiutare concretamente tutte le famiglie, soprattutto quelle più in difficoltà.

COME FUNZIONA

L’assegno unico e universale mensile per i figli a carico riordina le misure a sostegno delle famiglie con figli a carico fino a 21 anni di età concentrando in un’unica soluzione i vari aiuti già esistenti per le famiglie come assegni, bonus e detrazioni. Avrà un valore massimo di 250 euro calcolati in base all’Isee, tenendo conto dell’età dei figli a carico. La misura partirà dal 1° luglio 2021.

La famiglia beneficiaria potrà scegliere se ricevere direttamente l’assegno mensile oppure ottenere un credito d’imposta. L’assegno unico è rivolto a tutti i cittadini italiani, a quelli dell’Unione europea e agli extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo, di lavoro o di ricerca, residenti in Italia da almeno due anni anche non continuativi e, ovviamente, con figli a carico (dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni di età).

A beneficiare dell’assegno unico sono i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, gli autonomi, i liberi professionisti e i disoccupati. L’assegno è riconosciuto ad entrambi i genitori, tra i quali viene ripartito in egual misura.

Per la fascia 18-21 l’assegno è ridotto rispetto a quello rivolto ai figli minorenni ed è vincolato ad alcune condizioni: il figlio maggiorenne deve essere iscritto all’università o a un corso di formazione scolastica o professionale. Ha diritto all’assegno anche il figlio over 18 e under 21 che sta svolgendo il servizio civile universale, un tirocinio o un’attività lavorativa limitata che assicuri un reddito molto basso. Rientrano nella categoria anche i ragazzi under 21 disoccupati e in cerca di lavoro.

L’assegno unico sarà maggiorato per ciascun figlio con disabilità fino a 21 anni fi età per un’aliquota compresa tra il 30% e il 50%, graduata secondo la classificazione della disabilità. L’assegno è riconosciuto anche ai figli disabili con età superiore ai 21 anni senza però alcuna maggiorazione.

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“Le scuole lombarde devono riaprire in sicurezza, anche in zona rossa. Garantire una didattica in presenza, anche se ridotta, è una priorità per tutti gli ordini e gradi e non solo fino alla prima media. Regione Lombardia segua la sentenza del Tar del Lazio circa il ricorso presentato dal Comitato lombardo “A Scuola!” e si attivi per ottenere un regime di didattica differenziato a seconda del quadro epidemiologico locale. Le chiusure totali non sono la risposta giusta: se le scuole non sono sicure che le si metta in sicurezza e non si faccia ricadere tutto il peso di questa inadeguatezza ai cittadini più deboli. Si deve garantire il diritto allo studio e preservare l’equilibrio psicologico dei ragazzi costretti alla Dad” commenta il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo.

“Il rischio zero non esiste e serve un’azione reale delle istituzioni affinché studenti, docenti e personale scolastico possano tornare negli istituti in sicurezza. Regione Lombardia faccia tutto il possibile, investendo su un trasporto adeguato che permetta il distanziamento, sul tracciamento a tappeto per trovare ed isolare i casi positivi e su modalità efficaci di aerazione e sanificazione degli spazi. Regione deve finanziare e realizzare questi interventi, perché se la pandemia c’è da 13 mesi, non dobbiamo dimenticarci che gli studenti hanno passato in dad 2 anni scolastici” conclude il consigliere comasco.

“Mentre arrivano immagini dell’avanzamento degli allestimenti di Lariofiere, che servirà i territori di Como e Lecco, dal suggestivo hub tutto comasco di Villa Erba ancora nessuna notizia concreta e ancora si deve progettare come possa sostenere un carico così pesante, tra organizzazione e viabilità. Nello stato più nebuloso e confuso possibile, tutto è lasciato senza una guida certa e univoca. Chi riesce a fare partire vaccinazioni agli allettati, riesce in un mezzo miracolo. Perché nessuna guida o comunicazione è arrivata da Ats e così l’iniziativa e proposta del singolo, sindaco o medico di base, può essere accolta o respinta, senza che si capisca il criterio. Il risultato è che in alcuni comuni si vaccinino gli allettati direttamente a domicilio, in altri no, in altri ancora solo parzialmente. Le motivazioni non sono date di sapere, come non è dato di sapere le tempistiche in cui finalmente questi cittadini fragili potranno ricevere il vaccino. Ma la tutela della salute pubblica è un dovere e avere misure sanitarie idonee e uguali in qualunque parte del territorio ci si trovi, è un diritto fondamentale. Manca totalmente il bastone guida e Regione Lombardia ancora una volta dimostra che l’organizzazione di Ats Insubria è troppo lenta e lacunosa” dichiara Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Partito Democratico.

Nella puntata di oggi di Studio24 a Rai News24 ho parlato, tra le altre cose, del caso di Regione Lombardia, dell’estrema lentezza e della totale inefficienza del sistema organizzativo che la Lombardia, la mia regione, sta dimostrando nella gestione della somministrazione dei vaccini degli over 80 e non solo.

Una situazione che ha reso evidente anche le forti difficoltà dei vertici regionali nel dialogare con lo stesso territorio lombardo, con i Comuni e i Sindaci, di ogni colore politico, che insieme ai cittadini chiedono risposte certe e operative per dare finalmente attuazione alla campagna di vaccinazione contro il Covid-19. Mentre ad oggi ci ritrovano con tante promesse dette ma purtroppo mai mantenute.

Nel momento più difficile della sua storia l’Europa ha risposto in modo non scontato con coraggio e visione, mettendo in discussione dogmi e rigidità del passato. Grazie all’approvazione del Next Generation Eu i paesi europei si sono dotati di uno strumento decisivo per rispondere alla grave e inedita crisi provocata dalla pandemia. Un’iniziativa che segna un mutamento di prospettiva e un cambio di passo invocato da anni e ottenuto grazie al contributo decisivo dell’Italia.

Il Partito democratico è stato determinante, nel governo Conte prima e ora nel governo Draghi, per definire quel risultato e, in questa fase, per dispiegarne appieno gli effetti positivi. Con lungimiranza l’Unione europea ha destinato le ingenti risorse del Next Generation Eu agli obiettivi della coesione e della transizione digitale e ambientale, con l’intento di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050 e rispettare così gli Accordi di Parigi. Nella stessa direzione saranno finalizzati larga parte del bilancio comunitario 2021-2027 e gli obiettivi del Green Deal europeo. Si tratta di una sfida enorme che richiede di mobilitare le migliori energie istituzionali, politiche, sociali, culturali, tecnologiche, l’apporto di risorse private a fianco di quelle pubbliche, il coinvolgimento delle realtà economiche e produttive e soprattutto la partecipazione dei cittadini.

Idrogeno e biometano

L’Italia, in Europa e nel mondo, può inequivocabilmente dare un contributo importante alla sfida della ricostruzione post Covid-19 grazie alle molte eccellenze “sostenibili” di cui dispone. Penso alle tante opportunità legate all’ambiente e alla transizione ecologica, al primato italiano sul riciclo dei rifiuti e alla riconversione in chiave green di interi settori produttivi, anche di quelli tradizionali, per rendere più competitiva la nostra manifattura e produrre nuove occasioni di lavoro di qualità.

Molto però resta ancora da fare. Occorre sviluppare una filiera italiana dell’idrogeno, accelerare la produzione di energia da fonti rinnovabili, superando i blocchi di questi ultimi anni e prevedendo processi autorizzativi più rapidi e certi, anche per il revamping degli impianti esistenti. Sull’economia circolare è quanto mai necessario investire risorse nel potenziamento della raccolta differenziata, in particolare della frazione organica, nell’ammodernamento e realizzazione di impianti tecnologicamente avanzati finalizzati soprattutto al recupero di materia e alla produzione di biometano da impiegare soprattutto nel trasporto pubblico. Politiche di investimento che devono servire a colmare il divario ancora esistente tra aree del paese, in particolare tra Nord e Sud, accompagnando i livelli di governo territoriali nella realizzazione degli investimenti in tempi certi e costruendo il consenso tra i cittadini. Azioni in materia di risorse idriche, così come la cura del territorio, politiche efficaci di contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico, tutela della biodiversità e valorizzazione delle aree protette.

Abbiamo visto, nella pandemia ancora in corso, quanto le città svolgano un ruolo cruciale nel promuovere le dinamiche di innovazione, offrendo le più ampie opportunità per le imprese e le persone. Le città oggi rappresentano il contesto più sfidante per qualità della vita, sostenibilità ambientale, salute e inclusione sociale. E, conseguentemente, le città sono ambiti privilegiati di investimento per le politiche green, dal trasporto alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici e di riduzione delle emissioni.

Per questo sono necessarie politiche di rigenerazione urbana integrata, che uniscano la dimensione della riqualificazione fisica degli spazi a quella di lotta al degrado sociale ed economico, interventi di forestazione urbana e azioni di contrasto all’inquinamento atmosferico. Al centro di questa rivoluzione verde deve trovare spazio un rinnovato patto sociale per l’agricoltura, uno dei settori produttivi con il maggior impatto sull’ambiente. La riconversione agro-ecologica può contribuire in maniera decisiva a mitigare i cambiamenti climatici, e contenere la riduzione di biodiversità e realizzare obiettivi di economia circolare.

Assunzioni

Molti di questi obiettivi sono parte del Pnrr che il governo si appresta a presentare alla Commissione europea: risorse ma anche riforme, a partire da quella essenziale della pubblica amministrazione che deve servire a mettere a disposizione nuove professionalità e competenze per accompagnare lo sviluppo di progetti e investimenti innovativi e sostenibili, con l’assunzione di donne e giovani in tutti i livelli della pubblica amministrazione. Abbiamo intelligenze, tecnologie e un enorme potenziale umano che sono una straordinaria possibilità per non sprecare questa crisi. Farlo è un dovere per il futuro nostro e per chi verrà dopo di noi.

Le istituzioni