“Nella provincia di Como stanno sempre più emergendo casi di studenti che, pur nel rispetto dei tempi, si vedono respingere le domande di iscrizione presso gli istituti pubblici superiori prescelti. All’incertezza di poter esser accolti nelle scuole selezionate, si registrano anche situazioni ormai frequenti di alunni ai quali viene negato il trasferimento da una scuola pubblica all’altra della stessa provincia o addirittura da un indirizzo di studio all’altro del medesimo istituto, sia nel caso in cui la richiesta di passaggio avvenga nei primi mesi dell’anno scolastico, quando ancora è possibile rimediare allo sbaglio di orientamento fatto dai ragazzi, sia al termine della scuola, a seguito di una bocciatura” denuncia Chiara Braga, Presidente del Gruppo PD alla Camera.

“Da parte loro i dirigenti scolastici delle maggiori scuole superiori comasche motivano l’impossibilità di accettare nuove iscrizioni, trasferimenti e reinserimenti di ripetenti esterni evidenziando gli effettivi limiti strutturali dettati dalla capienza delle classi, con il numero massimo di trenta alunni già raggiunto prima dell’inizio dell’anno, e dalla cronica mancanza di spazi”.

“Una situazione da ‘coperta troppo corta’ che merita di essere affrontata e risolta al più presto. Il rischio è di segnare fortemente il percorso formativo ed educativo di questi ragazzi che di fatto si vedono respinti da un sistema scolastico pubblico ingessato che invece dovrebbe accoglierli ed educarli. Studenti che quindi sono costretti a trovare soluzioni di ripiego, molto spesso decisamente penalizzanti, come frequentare percorsi scolastici meno affini alle loro attitudini, iscriversi a istituti privati locali con rette costose, non sostenibili da tutte le famiglie, ripiegare su altri istituti pubblici fuori provincia con annessi problemi logistici. Nei casi più gravi si fa avanti anche l’ipotesi dell’abbandono degli studi andando così ad aggravare il fenomeno della dispersione scolastica che in provincia di Como raggiunge già livelli elevati” prosegue.

“Per questo, insieme alla collega Irene Manzi, responsabile nazionale Scuola del PD, abbiamo presentato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara per chiedere di intervenire sulla provincia di Como affinché, nel pieno rispetto del diritto allo studio sancito in Costituzione, venga garantita la massima accoglienza alle richieste di iscrizione, di trasferimento e di reinserimento esterno dei ragazzi da un istituto pubblico all’altro della provincia, evitando così che si verifichino situazioni penalizzanti e discriminatorie a carico degli studenti e delle loro famiglie”.

Qui il testo dell’interrogazione presentata: https://chiarabraga.it/wp-content/uploads/2023/09/230920-Interrogazione-scuole-superiori-iscrizioni-trasferimenti-Como.pdf?fbclid=IwAR26By8t25686yyAzMSELSoLSNvz0Tomn5DfAIVQ3AR56e-nHi4lq91JJ9Q

“Questa mattina ho presentato un’interrogazione scritta ai ministri delle Imprese Urso e del Lavoro Calderone per chiedere un intervento a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici della Suominen-Nonwovens, multinazionale finlandese che, senza alcun preavviso, a inizio anno ha annunciato la cessazione definitiva della produzione nello stabilimento di Mozzate, avviando da subito la procedura di licenziamento per 57 dei 92 dipendenti totali”. Lo fa sapere la deputata comasca del Partito Democratico, Chiara Braga, che aggiunge: “Ho altresì chiesto di procedere all’apertura di un tavolo di crisi ministeriale, convocando i vertici aziendali e le rappresentanze sindacali al fine di verificare tutti gli spazi possibili per salvaguardare i posti di lavoro ed evitare un ulteriore grave impoverimento del tessuto produttivo industriale del nostro Paese”.

Nell’interrogazione Braga mettere in luce alcuni punti critici contenuti nelle motivazioni della chiusura del sito di Mozzate evidenziando inoltre “il forte impatto produttivo e sociale” di tale repentina decisione. “Una crisi occupazionale – ribadisce l’esponente dem – che avrà conseguenze importanti sia a livello industriale con la perdita di un’ulteriore attività produttiva nel nostro territorio, sia a livello sociale con il senso di angoscia e di precarietà per il futuro che da mesi i cinquantasette dipendenti e i loro familiari sono costretti a vivere”.

“La mia vicinanza – conclude Braga – va a tutti loro, ai lavoratori e le lavoratrici della Mozzate Nonwovens srl che ancora oggi, con l’aiuto delle organizzazioni sindacali e gli enti del territorio, continuano a lottare contro una decisione ingiustificata e irrispettosa della dignità di chi per anni ha portato avanti quella realtà produttiva”.

Dal 1 febbraio 2023 i lavoratori frontalieri con la vicina Svizzera non potranno più beneficiare dello smart working. Nelle scorse settimane, infatti, il Governo Meloni ha deciso di disdire l’accordo amichevole siglato nel giungno del 2020 al fine di regolarizzare la posizione dei frontalieri impiegati nel lavoro a distanza. Insieme con i colleghi Ricciardi, primo firmatario, Laus, Gribaudo e Quartapelle abbiamo presentato un’interrogazione al Ministero degli Affari esteri per sollecitare il Governo ad intervenire a tutela dei frontalieri chiedendo di consentire un’ulteriore proroga dell’accordo fino almeno al prossimo giugno 2023, in attesa dei nuovi regolamenti previsti dalla UE finalizzati alla stipula di accordi bilaterali. Questo permetterebbe di garantire adeguatamente la particolare condizione dei lavoratori frontalieri, risolvendo anche i profili di criticità previdenziale e fiscale”. Lo fa sapere in una nota la parlamentare comasca del Partito Democratico, Chiara Braga, intervenendo sull’attuale e sentita questione del mancato rinnovo del telelavoro per i lavoratori frontalieri. 

“Rispondendo l’altro ieri all’interrogazione il Governo ha sì aperto alla possibilità di proroga sullo smart working per i frontalieri rimandando però alla ratifica del nuovo accordo tra Italia e Svizzera la possibilità di poter apportare modifiche o integrazioni alla disciplina del telelavoro. Ratifica che, è bene ricordarlo, stiamo attendendo da più di due anni. E nel frattempo – si chiede l’esponente dem – il Governo cosa intende fare per i lavoratori frontalieri?”

“Anche qui – continua Braga – la soluzione proviamo ad avanzarla noi. C’è, infatti, un unico spiraglio che consiste nella deroga ai criteri della legislazione previdenziale applicabile attraverso la stipula di un apposito accordo. Ci aspettiamo che il Governo si impegni in tempi rapidi in questa direzione e che le parole di rassicurazione non restino solo proclami vuoti. Occorrono pragmatismo e velocità, qualità che sembrano invece essere state fatte proprie dalla Commissione amministrativa per il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale della UE, che ha previsto di dare tempo ai datori di lavoro e ai lavoratori di stabilire la disciplina applicabile, secondo l’interpretazione flessibile del regolamento, fino al 30 giugno 2023. Da parte nostra, il PD seguirà con attenzione l’evolversi della situazione affinché siano pienamente garantiti i diritti dei lavoratori transfrontalieri”.

Gli esponenti territoriali del Partito Democratico hanno denunciato la situazione dei 63 lavoratori dell’Ospedale dI Gravedona che dall’1 gennaio si vedranno ridotti drasticamente orario e stipendio.

Sulla questione è intervenuto il consigliere regionale Dem, Angelo Orsenigo, che ha incontrato personalmente i lavoratori riuniti in presidio a Gravedona: “Farò tutto il possibile per portare la situazione dei 63 lavoratori dell’Ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona, minacciati da una drastica riduzione delle ore di lavoro e degli stipendi, all’attenzione delle istituzioni regionali competenti. Ho potuto parlare con il direttore della struttura, il Dottor Pierpaolo Luciano, alla quale ho presentato le istanze e le richieste delle decine di lavoratori impiegati nella struttura e interessati dai tagli. Mi impegnerò affinché Regione Lombardia intervenga in una questione che non è unicamente occupazionale ma che riguarda anche la qualità del servizio sanitario fornito ai cittadini di quest’area del lago di Como e delle sue valli. Come è noto, infatti, i tagli delle ore di lavoro andranno a interessare le mansioni di pulizia e smaltimento rifiuti: due ambiti fondamentali in qualsiasi ospedale e che non possono rimanere sguarniti” conclude il consigliere.

La Parlamentare del Partito Democratico, Chiara Braga, si è mobilitata da Roma:“Come preannunciato nei giorni scorsi, ho presentato alla Camera un’interrogazione ai ministri della Salute e del Lavoro per chiedere di verificare le ricadute negative sulla qualità del servizio dell’Ospedale ‘Moriggia Pelascini’ di Gravedona ed Uniti, che in vista dell’ormai prossima scadenza del contratto di appalto per i servizi mensa, pulizia e smaltimento di materiale infetto, starebbe per attuare una drastica riduzione dell’orario di lavoro del personale”.

“Dal 1 gennaio prossimo, infatti, – continua la deputata dem – 63 dipendenti, la maggior parte dei quali part time, rischieranno di vedersi ridotte di circa il 40 per cento le ore di lavoro. Una diminuzione così significativa dell’orario andrà ad incidere inevitabilmente sullo stipendio dei lavoratori, con evidenti ripercussioni occupazionali. Tutto ciò, inoltre, rischierà seriamente di tradursi in un peggioramento della qualità del servizio ospedaliero del Moriggia Pelascini con un ulteriore indebolimento generale della sanità territoriale comasca”.

“Un ridimensionamento – conclude Braga – deciso unilateralmente dall’Ospedale Moriggia Pelascini che non si è presentato al tavolo di confronto con i sindacati per esporre e argomentare le ragioni di una simile drastica scelta. Un comportamento incomprensibile da parte di un’importante struttura sanitaria del nostro territorio, che seppur privata, rientra sempre nel sistema di accreditamento regionale, beneficiando di risorse pubbliche. Per questo motivo ho anche chiesto ai ministeri se possa essere appurata l’opportunità di una convocazione coatta della azienda  per affrontare  la situazione”.

Il 2022 è un anno nero per i ghiacciai alpini, sempre più fragili, vulnerabili e instabili per effetto della crisi climatica e del riscaldamento globale. Ghiacciai che ingrigiscono mentre perdono di superficie e spessore, si disgregano in corpi più piccoli confinati ad alta quota, dove aumentano fenomeni di instabilità quali frane, colate detritiche, valanghe di roccia e di ghiaccio. Un’’emorragia glaciale’ vissuta dall’intero arco alpino italiano per effetto di una crisi climatica che prosegue a ritmo irrefrenabile, evidenziata oggi dal report finale della Carovana dei Ghiacciai 2022 nella conferenza ‘Monitorare la scomparsa dei ghiacciai per comprendere l’urgenza dell’adattamento climatico‘ organizzata da Legambiente e dal Comitato Glaciologico Italiano (Cgi).

Parlando di ghiacciai è certamente necessario, come per altri fenomeni ambientali, dare un’acellerazione all’approvazione del piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Ma serve anche un approccio che consideri nella sua complessità tutto il tema del ciclo dell’acqua. Una visione che ricomprenda non solo la ritirata dei ghiacciai ma anche le altre importanti evidenze devastanti collegate al tema dell’acqua, come il problema della siccità che quest’estate ha pesantemente impattato i nostri corsi d’acqua e la nostra agricoltura o come la questione energetica.

La trasformazione del nostro ecosistema e i danni subiti dal nostro territorio provocati dal riscaldamento globale, avvengono ogni giorno quotidianamente, non sono fenomeni episodici che riscopriamo solo quando si fanno allarmanti o provocano tragedie tali da guadagnare la ribalta mediatica per alcuni giorni.

Esiste una discrepanza tra i tanti allarmi e le informazioni fondate che la scienza ci mette a disposizione e la traduzione in scelte politiche non sempre coerenti, che deve essere colmata. Il piano di adattamento al cambiamento climatico ha bisogno sicuramente di essere approvato ma anche attuato attraverso politiche di investimento e indirizzo delle risorse conseguenti e coerenti. Lo sforzo ulteriore da compiere è quello di intervenire non sulla base di una lettura a compartimenti stagni dei diversi fenomeni climatici in atto ma avendo uno sguardo sistemico che tenga insieme i diversi aspetti e i vari settori di impatto dei cambiamenti climatici.

Chiediamo di agire per rafforzare la prevenzione del dissesto idrogeologico evitando di indirizzare le risorse in investimenti inutili o dannosi e di disperderli in mille rivoli. Diamo subito un primo segnale unitario in questa Legge di bilancio. Lo chiediamo al Governo, alla maggioranza e a tutte le forze politiche. Destiniamo le risorse disponibili per finanziare e sostenere azioni contro il dissesto idrogeologico.

Da parte del Partito Democratico vigileremo perché non siano più promossi sotto nessuna forma o dicitura condoni edilizi in questo Paese. Nell’intervento del Governo in Aula sono state destinate pochissime parole a questo tema. Lo capisco. L’attuale maggioranza è quella che qualche mese fa, anche durante l’ultima campagna elettorale, tappezzava molti dei territori della provincia di Napoli, alcuni oggi colpiti in maniera drammatica da frane e nubifragi, di manifesti elettorali che promettevano il condono subito. Capisco quindi l’imbarazzo del governo e delle forze politiche che allora, nel 2018 applicarono di fatto a Ischia il condono più permissivo di sempre, con il blocco totale di tutti gi abbattimenti abusivi, anche dove sussisteva un alto rischio idrogeologico. Una scelta contrastata da alcuni e purtroppo sostenuta da altri, compresa FdI. Il condono del 2018 fu l’ultima pagina di una storia buia del nostro Paese che vide altri condoni: tutti portano la firma di una precisa parte politica, quella che oggi ha la responsabilità di governare.Nel 2013 fu il Governo del PD con il ministro Orlando a istituire il fondo per gli abbattimenti degli edifici abusivi. Questi i fatti.

E ancor di più capisco l’imbarazzo del governo e il tentativo di essere vaghi sul tema dei condoni dopo le parole che tutti abbiamo sentito pronunciare nei giorni scorsi dal ministro Musumeci, quando ha parlato di un “abusivismo leggero”, di un “abusivismo di necessità” come se esistesse un abusivismo che fa meno danni al territorio e alle persone. Esistono già norme che consentono di sanare abusivismi minori. Quello che non può essere accettato è l’ambiguità che ancora oggi abbiamo sentito dal ministro Musumeci che è il ministro della Protezione civile e non un semplice osservatore della Protezione civile. Che sia proprio chi ha la delega alla Protezione civile a far passare concetti del genere è un fatto molto grave.

Come Partito Democratico sosterremo tutte le iniziative che questo Governo vorrà mettere in campo per aumentare le risorse destinate alla prevenzione del rischio idrogeologico, migliorare l’operatività degli enti locali, delle autorità di distretto, per realizzare gli interventi più urgenti.

E avanziamo anche delle proposte. Sosteniamo da subito una norma che consenta di sbloccare le procedure ancora troppo lunghe come quelle degli espropri, quelle degli interventi di valutazione ambientale anche per le opere di messa in sicurezza del territori, rendiamo queste le opere di preminente interesse nazionale. Inoltre, adottiamo finalmente una legge contro il consumo di suolo che possa fermare le pratiche che aumentano la fragilità del nostro Paese.

Su questi punti noi del PD saremo pronti a dare il nostro contributo e a lavorare insieme. Ma contrasteremo con tutta la femrezza e nettezza l’ambiguità che purtroppo anche oggi abbiamo ascoltato da questo governo e che tradisce di fatto il nostro territorio.

Qui il testo integrale e più sotto il video dell’intervento alla Camera durante l’informativa urgente del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, sui tragici eventi alluvionali e franosi occorsi ad Ischia e alla messa in sicurezza del territorio.

Oggi sono intervenuta in rappresentanza della Camera dei Deputati alla riunione dell’Unione interparlamentare della COP27. Un appuntamento che ormai da anni accompagna tutte le Conferenze delle parti sui cambiamenti climatici e che quest’anno ha visto la partecipazione di delegazioni di 60 Paesi.

Il documento conclusivo approvato all’unanimità ha affermato l’impegno dei Parlamenti nel supportare gli sforzi globali per contrastare i cambiamenti climatici, nell’adottare leggi che sostengano la mitigazione e l’adattamento, nel dare attuazione all’impegno internazionale già stabilito dagli Accordi di Parigi di una finanza per il clima con l’importante pronunciamento a favore di un fondo addizionale e dedicato per far fronte alle “perdite e danni” a beneficio dei Paesi colpiti dai disastri causati dal cambiamento climatico.

Qui di seguito, il testo, tradotto in italiano, del mio intervento alla sessione mattutina del meeting dell’Unione Interparlamentare

“Signor Presidente, colleghi rappresentanti dell’Unione Interparlamentare,

è un onore partecipare all’incontro promosso dall’Unione Interparlamentare qui alla 27ma Conferenze delle Parti delle Nazionali Unite.

Come membro del Parlamento di un Paese, l’Italia, che insieme al Regno Unito ha organizzato la Conferenza delle Parti dello scorso anno – a Milano e a Glasgow – so bene che in questi appuntamenti la strada è spesso in salita. Non dobbiamo però temere le difficoltà, anche perché non abbiamo altra scelta. La COP27 rappresenta infatti un’opportunità di estrema importanza per il futuro del nostro Pianeta, un momento di speranza per i nostri popoli, un’occasione per tracciare nuovi sentieri per lo sviluppo sostenibile, i diritti sociali ed un’economia più legata alla giustizia sociale. La nostra Agenda 2030. A cominciare dall’accesso al cibo, ai farmaci, all’acqua e per rafforzare i diritti delle donne. Un appuntamento che mette l’Africa, troppo spesso dimenticata, in primo piano.

La collaborazione e il dialogo internazionali non sono poi soltanto una necessità, ma un metodo che ha dimostrato appieno la propria efficacia per il mantenimento della pace. Sfide comuni ci interpellano, e richiedono un impegno comune, a partire dal contrasto alla crisi climatica. Così evidente anche nella regione del Mediterraneo. E seppur sul Coronavirus pare ci stiamo lasciando alle spalle – come speriamo – il periodo più buio, molto resta ancora da fare. L’Africa che ospita il 17% della popolazione mondiale, il vaccino ha raggiunto solo il 21,6% della popolazione. E nonostante l’intero continente sia responsabile di appena il 3% delle emissioni globali, si trova ad essere vittima di una percentuale ben più consistente delle conseguenze avverse dei cambiamenti climatici: dalla desertificazione ad apocalittiche inondazioni, alla allarmante riduzione del terreno coltivabile, con le gravi conseguenze sull’alimentazione.

Di fronte alla minaccia più grande che investe l’umanità, quella climatica, a pagare non possono essere le persone più deboli in ogni parte della Terra, quelle che hanno meno possibilità economiche e meno disponibilità di conoscenze, e le generazioni future, che rischiano di trovarsi sulle spalle un’eredità così pesante da compromettere ogni opportunità di realizzazione e progresso.

I Parlamenti sono la massima rappresentanza delle proprie nazioni. E la maggior parte delle persone sa che il cambiamento climatico è in atto ed è un problema da affrontare perché sempre più tangibile. Non sembra però ancora esserci una piena consapevolezza della profondità e dell’urgenza delle trasformazioni di cui abbiamo bisogno: rifondare un intero sistema produttivo e la società nello stesso tempo e più in fretta possibile. Agire in questa direzione aiutando e spingendo – nei nostri consessi – i Governi a tracciare quadri normativi che tengano insieme giustizia ambientale e giustizia sociale è una scelta obbligata e rappresenta la più grande sfida del nostro tempo. A tal proposito posso portarvi esempi concreti: il Parlamento italiano ha promosso norme per favorire l’efficienza delle abitazioni grazie a un risparmio fiscale oppure leggi che trasformano i consumatori e le imprese in produttori collettivi di energia con le comunità energetiche, infine norme che combattono lo spreco alimentare. Piccoli esempi che muovono comportamenti sociali, abbattono le emissioni, promuovono lavoro e innovazione.

I “nostri” Parlamenti, specie quelli di Paesi con le più alte emissioni, non possono esimersi da un ruolo importante affinché nei budget annuali dei rispettivi Paesi, si prevedano stanziamenti e strumenti adeguati al meccanismo internazionale del “Loss& Damage”, ovvero la risposta ai danni generati dai cambiamenti climatici, tema centrale di questa Cop27.

La transizione energetica e ambientale rappresenta un punto di svolta per la configurazione delle alleanze industriali e commerciali a livello internazionale. Il livello di cambiamento che tale rivoluzione porterà negli equilibri economici internazionali è ancora di difficile definizione ma segnerà, in particolare per i paesi industrializzati, una decisa riduzione della dipendenza da fonti fossili esterne. Tuttavia, la “storica” dipendenza potrebbe essere sostituita da una nuova necessità di approvvigionamento, come sta dimostrando l’aumento della richiesta di terre e metalli rari necessari alla produzione di auto elettriche, turbine eoliche, pannelli fotovoltaici e tutte le nuove applicazioni utili ad assicurare una transizione verde dell’economia e della società.

Per concludere: è in questi momenti che è necessaria la determinazione a consolidare un partenariato di lungo periodo tra Governi e Parlamenti per affrontare insieme i temi della sicurezza, dello sviluppo sostenibile, di una gestione più efficace del fenomeno migratorio, della promozione dei valori di libertà e dei diritti civili, di partecipazione e del dialogo tra i popoli, quali antidoti ai conflitti, alla radicalizzazione e all’instabilità. Vi ringrazio.”

Siamo stati condizionati dalla preponderanza del tema energetico.

Però è come se fossero spariti anche dall’agenda del governo Draghi i temi ambientali, pensiamo a quanto poco si è parlato e si è fatto in questi ultimi due anni sul tema del dissesto idrogeologico o al grande problema della siccità. E’ come se tutta l’attenzione fosse stata catalizzata dalla questione energetica senza riuscire a fare diventare trasversali i temi della transizione ecologica.

Ne ha parlato diffusamente oggi la deputata del Partito Democratico di Como, Chiara Braga, in un’intervista a Radio Immagina.

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Volta, sarà presente per un incontro con gli elettori Irene Tinagli Europarlamentare e vice Segretario Nazionale del Partito Democratico che dialogherà con Chiara Braga, capolista PD al collegio plurinominale della Camera e Alessandro Alfieri, capolista PD al collegio plurinominale per il Senato.

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