Un sito (www.conlasalutenonsischerza.it) per denunciare la malagestione della sanità lombarda. Lo lancia il Gruppo regionale del Pd che da anni sta portando avanti una campagna di denuncia contro le storture prodotte dalle riforme sanitarie volute dal centrodestra, e che culminerà nella presentazione di una legge di iniziativa popolare proprio per puntare a rivedere completamente il sistema sanitario lombardo.

“La nostra piattaforma, che è di fatto una mobilitazione, si chiama ‘con la salute non si scherza’ perché siamo molto preoccupati per lo stato in cui si trova la sanità lombarda. E d’altra parte proprio l’assessore Bertolaso ha parlato, in consiglio regionale, sollecitato da noi, di ‘anarchia’ – spiegano il capogruppo Pierfrancesco Majorino e il consigliere comasco Angelo Orsenigo – È una diagnosi che condividiamo, ma riteniamo anche che sia rimasta senza una risposta adeguata da parte della Giunta, che, anzi, è immobile. Ed è preoccupante a maggior ragione dopo aver letto quanto detto dal presidente Fontana, che manifesta la sua inquietudine per le condizioni della nostra sanità. Eppure, di fronte a ciò la sua Giunta non fa nulla. Per questo abbiamo dato il via alla più grande campagna mai fatta in Lombardia di denuncia di quello che accade nel sistema sanitario regionale”. 

Per gli esponenti dem, a questo punto, ci sono due strade che la Regione può percorrere: “Proseguire sul piano dell’immobilismo, e noi allora moltiplicheremo le nostre azioni e iniziative dentro e fuori dal consiglio; oppure, essere disponibile a un cambiamento radicale. Quindi, il centrodestra viene in Aula e ritira la riforma sanitaria per riscriverla completamente, coinvolgendo non solo le opposizioni, ma tutto il mondo sanitario, i suoi professionisti, il terzo settore, le università. Ma se si insiste sulla prima strada, avremo sempre più tempi di attesa molto lunghi, carenza di medici di base, case di comunità lasciate a metà, scarsezza di posti nelle Rsa o un’assistenza domiciliare inesistente”.

Non solo un giudizio politico negativo da parte dell’opposizione, dunque, ma la denuncia di “quello che vivono quotidianamente donne e uomini della Lombardia avendo a che fare con sistema crollato sulle proprie gambe, ai quali oggi chiediamo di aiutarci, segnalarci i problemi, ciò che non funziona nella malagestione complessiva della sanità”, aggiungono Orsenigo e Majorino.

Ma come funzionano il sito e la campagna? “Si tratta di una raccolta di segnalazioni molto semplice: ci si registra, si indica la provincia di appartenenza, si segnala il grave disservizio con cui si è venuti a contatto. A partire dai tempi di attesa, che dimostrano come ormai si cura meglio chi ha più soldi in tasca. Poi c’è il tema della carenza di medici di base, sempre più grave, per il quale è evidente che ci sono iniziative che possono essere prese a livello nazionale, ma anche a livello regionale, e non sono state prese. Ricordo che per ogni tema abbiamo le nostre proposte presentate da tempo”.

Un altro punto fondamentale della mobilitazione del Pd lombardo sono le case di riposo: “Abbiamo sempre più anziani con problemi di non autosufficienza e per contro mancano posti letto in Rsa, senza contare quel che costano. Anche in questo caso, o sei benestante o la retta non riesci a pagartela. È un tema che sta diventando progressivamente sempre più grave e l’investimento è fermo da più di 30 anni alla stessa percentuale di risorse”, ricordano il capogruppo e il consigliere Pd.

E poi, aggiungono Orsenigo e Majorino, le case di comunità: “Il traguardo del 2026 si sta avvicinando, ma per ora sono stati solo cambiati i nomi sui cartelli, senza servizi, senza una loro integrazione”. Infine, l’assistenza domiciliare: “Siamo la maglia nera d’Italia per numero di persone raggiunte a casa propria dall’Adi. Eppure, è fondamentale curare il paziente al domicilio. Anche su questo dobbiamo cambiare radicalmente rotta”

“Quattrocento metri quadrati di specchi solari costati circa 680mila euro: ecco i numeri dell’avanzato impianto di climatizzazione solare dell’ospedale di Menaggio. Peccato che l’impianto, costruito nel 2011, appaia a oggi inattivo con gli specchi solari addirittura ribaltati verso il terreno. Lo scorso 27 ottobre ho depositato un’interrogazione con cui chiedevo a Regione Lombardia di chiarire le condizioni della struttura. A più di due mesi di distanza, non ho avuto alcun riscontro” denuncia il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, durante la visita di questa mattina sul lago di Como di Pierfrancesco Majorino, candidato per il centrosinistra alla presidenza di Regione Lombardia.

“Pretendiamo chiarezza sulle condizioni dell’impianto. Questo, se utilizzato a pieno regime potrebbe contribuire a circa un terzo del consumo energetico dell’ospedale per le operazioni di riscaldamento e raffrescamento. Nel 2011 ciò significava un risparmio di circa 20mila euro annui. Oggi, in piena crisi energetica, un risparmio di questo tipo sarebbe estremamente prezioso, specie per una struttura pubblica – spiega il consigliere –  Se supportato da dati concreti, l’impianto di Menaggio potrebbe essere inoltre esempio per altri ospedali lombardi”.

“La mia interrogazione è rimasta senza risposta e il silenzio della Regione è preoccupante. Tengo a ribadire gli interrogativi miei e della comunità locale che vuole risposte: vogliamo sapere i dati finali di spesa per la realizzazione dell’opera, i tempi e i dati economici di esercizio dell’impianto con una valutazione anno per anno del risparmio avvenuto. Vogliamo sapere se questo si è dimostrato efficiente o, soprattutto, se si sono verificate interruzioni o problemi di funzionalità. Regione Lombardia rompa finalmente il silenzio” conclude Orsenigo.

Gli esponenti territoriali del Partito Democratico hanno denunciato la situazione dei 63 lavoratori dell’Ospedale dI Gravedona che dall’1 gennaio si vedranno ridotti drasticamente orario e stipendio.

Sulla questione è intervenuto il consigliere regionale Dem, Angelo Orsenigo, che ha incontrato personalmente i lavoratori riuniti in presidio a Gravedona: “Farò tutto il possibile per portare la situazione dei 63 lavoratori dell’Ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona, minacciati da una drastica riduzione delle ore di lavoro e degli stipendi, all’attenzione delle istituzioni regionali competenti. Ho potuto parlare con il direttore della struttura, il Dottor Pierpaolo Luciano, alla quale ho presentato le istanze e le richieste delle decine di lavoratori impiegati nella struttura e interessati dai tagli. Mi impegnerò affinché Regione Lombardia intervenga in una questione che non è unicamente occupazionale ma che riguarda anche la qualità del servizio sanitario fornito ai cittadini di quest’area del lago di Como e delle sue valli. Come è noto, infatti, i tagli delle ore di lavoro andranno a interessare le mansioni di pulizia e smaltimento rifiuti: due ambiti fondamentali in qualsiasi ospedale e che non possono rimanere sguarniti” conclude il consigliere.

La Parlamentare del Partito Democratico, Chiara Braga, si è mobilitata da Roma:“Come preannunciato nei giorni scorsi, ho presentato alla Camera un’interrogazione ai ministri della Salute e del Lavoro per chiedere di verificare le ricadute negative sulla qualità del servizio dell’Ospedale ‘Moriggia Pelascini’ di Gravedona ed Uniti, che in vista dell’ormai prossima scadenza del contratto di appalto per i servizi mensa, pulizia e smaltimento di materiale infetto, starebbe per attuare una drastica riduzione dell’orario di lavoro del personale”.

“Dal 1 gennaio prossimo, infatti, – continua la deputata dem – 63 dipendenti, la maggior parte dei quali part time, rischieranno di vedersi ridotte di circa il 40 per cento le ore di lavoro. Una diminuzione così significativa dell’orario andrà ad incidere inevitabilmente sullo stipendio dei lavoratori, con evidenti ripercussioni occupazionali. Tutto ciò, inoltre, rischierà seriamente di tradursi in un peggioramento della qualità del servizio ospedaliero del Moriggia Pelascini con un ulteriore indebolimento generale della sanità territoriale comasca”.

“Un ridimensionamento – conclude Braga – deciso unilateralmente dall’Ospedale Moriggia Pelascini che non si è presentato al tavolo di confronto con i sindacati per esporre e argomentare le ragioni di una simile drastica scelta. Un comportamento incomprensibile da parte di un’importante struttura sanitaria del nostro territorio, che seppur privata, rientra sempre nel sistema di accreditamento regionale, beneficiando di risorse pubbliche. Per questo motivo ho anche chiesto ai ministeri se possa essere appurata l’opportunità di una convocazione coatta della azienda  per affrontare  la situazione”.

“La provincia di Como porta tutti i segni di un sistema sanitario regionale che ha abbandonato i cittadini: 74 medici di base mancanti, mesi e mesi per una visita medica specialistica con il pubblico, pronti soccorso sovraffollati. Come se non bastasse, nonostante sia ormai passato un anno dall’approvazione della riforma in Consiglio regionale, delle numerose strutture promesse dalla Regione, solo due sono state attivate: la Casa di comunità in via Napoleona a Como e l’Ospedale di Comunità di Mariano Comense. Ne consegue che i problemi della sanità lariana sono gli stessi di sempre. Sono quelli generati da una medicina di territorio prima smantellata con la riforma promossa dall’allora Presidente Maroni e poi messi in piena luce dalla pandemia” dichiara il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, a margine dell’evento “La nostra salute prima di tutto” sulla riforma della sanità regionale, tenutosi ieri sera ad Albate, Como.

“La problematica delle liste d’attesa è uno dei nodi più urgenti da risolvere a Como e in tutta la regione. I lombardi spendono due miliardi e mezzo di euro all’anno in media di spesa per visite mediche private: unica soluzione davanti alle liste d’attesa pubbliche infinite. Ritenere, come hanno fatto Fontana e Moratti, un successo 11 mila prestazioni fatte nelle ore serali o festive rispetto ai milioni erogate ogni anno è insulto per i cittadini” continua il consigliere comasco.

“Tra il cittadino e l’ospedale dovrebbe esserci una rete di presa in carico che sia più diffusa e capillare possibile, con quelle case di comunità e quegli ospedali di comunità richiesti dal Ministero della Salute e Agenas. Eppure, a oggi, le aperture di questi nuovi poli vanno a rilento. Spesso l’intervento si riduce a una mano di vernice e una nuova insegna su vecchi presidi. La sanità lombarda va rifondata alla base, con interventi strutturali. A oggi, è fatta di numeri e prestazioni ma ha dimenticato completamente la prevenzione, la cura, l’aspetto socio-sanitario dei bisogni dei cittadini” conclude Orsenigo.

Giovedì 27 ottobre 2022, alle 20.30, alla Cascina Massée di Albate (Como, Via Sant’Antonino, 4), si terrà l’incontro pubblico aperto ai cittadini dal titolo “La nostra salute prima di tutto: il futuro della sanità comasca”.

I relatori Angelo Orsenigo, consigliere regionale comasco, e Carlo Borghetti, vicepresidente del consiglio regionale e consigliere regionale, affronteranno il tema dei cambiamenti portati dalla riforma regionale della sanità sul territorio comasco interessato da liste d’attesa interminabili, da pronti soccorso sovraffollati e dall’endemica carenza di medici di base.  
In allegato la locandina dell’iniziativa. La stampa è invitata a partecipare. 

“Ottobre è il mese della prevenzione contro il cancro al seno in tutta Italia. Ma non sul lago di Como, dove il mammografo dell’ospedale di Menaggio è rotto da più di un anno” denuncia il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo.

“Lasciate senza alternative, le cittadine della sponda comasca del Lario e delle valli devono affrontare il lungo tragitto verso Como: parliamo di 40 chilometri di strada e più di due ore tra andata e ritorno. Disagi che si sommano ai tempi di attesa infiniti per la prenotazione di una mammografia nelle strutture più centrali: tra i 70 e i 190 giorni che scendono a 20 negli ambulatori privati. Non sono i numeri di un servizio sanitario che previene. Piuttosto è la fotografia di un sistema incapace di declinarsi sul territorio in maniera efficace: cosa ha intenzione di fare Regione Lombardia per ripristinare il servizio di mammografia e soprattutto promuovere la prevenzione? Chiedo chiarezza direttamente alla Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia” dichiara il consigliere comasco, annunciando un’interrogazione formale diretta a Palazzo Lombardia.

“Prevenire significa salvare vite. Ma forse Regione Lombardia non la pensa così e, nonostante le ripetute sollecitazioni dei cittadini che chiedono che l’ospedale di Menaggio torni a servire adeguatamente il territorio, lascia decadere quei servizi che andrebbero a comporre una sanità di territorio che tanto manca nelle aree più disagiate della nostra provincia. Non dimentichiamo che l’Ospedale di Menaggio ormai da mesi non ha un reparto di rianimazione e, da maggio 2022, non ha un reparto di psichiatria funzionante in assenza dei medici specialisti necessari. Mancanza che i bandi regionali non paiono poter colmare. Ciò ripropone un problema strutturale della sanità lariana: i poli più periferici sono sguarniti e servono incentivi per invogliare i giovani medici e specialisti a lavorare in un ospedale come quello di Menaggio. Se releghiamo presidi come l’Erba-Renaldi, l’unico pubblico sulle nostre sponde del lago di Como, a posizioni di second’ordine andiamo a ledere il diritto alla salute di migliaia di cittadine e cittadini lariani” conclude il consigliere.

“La chiusura del reparto di Pediatria e del Pronto soccorso pediatrico del Valduce, dopo la chiusura della terapia intensiva neonatale, è un’altra pessima notizia per Como. Da Regione Lombardia e dall’Assessore Moratti servono risposte: in che modo intende tutelare la città che perde un servizio così importante?” chiede il consigliere regionale del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, annunciando un’interrogazione rivolta all’assessore al Welfare lombardo.

“È inaccettabile che la città debba rinunciare a un servizio tutt’altro che minore, specie se Regione Lombardia ha mancato di erogare al Valduce rimborsi o pagamenti, alcuni risalenti alla prima fase della pandemia. La chiusura del reparto che serviva i bisogni dei pazienti più piccoli – bambini e adolescenti comaschi –  comporterà poi uno spostamento di utenti verso il Sant’Anna di San Fermo. Così si andrà a pesare inevitabilmente su una struttura pubblica. In un momento in cui parole come “sanità di territorio” e “medicina di prossimità” dovrebbero essere la priorità, la direzione sembra contraria. Serve che l’assessore Moratti sia chiara: cosa intende fare la Regione per tutelare un servizio così importante svolto egregiamente in tutti questi anni dal Valduce?”conclude il consigliere comasco.

Il PD Lombardo lancia mobilitazione SOS Medici di base: oltre 500 banchetti e 1000 volontari impegnati nella raccolta firme per due fine settimana

In centinaia di Comuni e territori lombardi mancano all’appello Medici di Base e Pediatri di libera scelta, con estremo disagio di tutta la cittadinanza ed in particolare delle fasce più fragili. Mezzo milione di persone rischia di rimanere senza un riferimento. Per rispondere al disastro della sanità territoriale, grazie ai 20 anni di Lega in Regione, il PD Lombardo lancia la mobilitazione SOS Medici di base: per due fine settimane in oltre 500 banchetti, organizzati in tutte le province lombarde da oltre 1000 volontari, si raccoglieranno le firme per chiedere alla Regione di garantire una sanità territoriale adeguata alle esigenze della popolazione.

Gli obiettivi li spiega il segretario regionale Vinicio Peluffo: “In particolare – spiega nel dettaglio il Segretario regionale PD Vinicio Peluffo – chiediamo la rilevazione dei bisogni dei cittadini per determinare l’assegnazione dei medici in base alle reali necessità dei Comuni, quartieri e territori lombardi; la sostituzione programmata dei Medici, fatta con largo anticipo, così da non lasciare scoperti centinaia di Comuni, quartieri e territori lombardi; incentivi ad esercitare negli ambiti carenti e nei territori più complessi, mettendo a disposizione dei Medici spazi pubblici inutilizzati e prevedendo bonus finalizzati all’assunzione di personale infermieristico e di segreteria. E ancora: più borse di studio per la formazione dei Medici di Base, proseguendo con una disponibilità che non sia inferiore a quanto attualmente previsto a livello nazionale di 832 unità per la Regione Lombardia e indirizzandosi verso l’equiparazione economica alle borse di specializzazione ospedaliera; semplificare la procedura di “scelta e revoca” del Medico di Base, attivando convenzioni con le farmacie e gli uffici postali; ridurre gli adempimenti burocratico-amministrativi a carico dei Medici di Base e di Pediatri di libera scelta”.

“L’emergenza medici di base nasce da lontano, come denunciamo da quattro anni – spiega il capogruppo del Pd in Commissione sanità Samuele Astuti -. In 15 anni in Lombardia si sono persi 9.500 professionisti tra medici di base e pediatri di libera scelta, ma quel che è peggio è che di questi 5.800 hanno lasciato l’incarico volontariamente, non per pensionamento. Questo perché il sistema sanitario voluto dalla Lega e dai suoi alleati li ha marginalizzati. Non sono stati sostenuti nel proprio compito. Il risultato è che oggi quella che era una grave carenza è divenuta un’emergenza. I medici di base sono 7.000, e ben 2.700 sono vicini alla pensione, mentre gli ambiti scoperti sono già 1.166. Il rischio è che mezzo milione di lombardi rimanga senza”.

“Un quadro drammatico – continua Astuti – che a noi era ben chiaro da anni, tanto che abbiamo presentato in ogni seduta di bilancio atti per chiedere l’incremento delle borse per il corso di formazione e l’equiparazione dell’importo a quello previsto per le specializzazioni ospedaliere, che sono due ostacoli alla formazione di nuovi medici di medicina generale. Tutte proposte respinte dalla maggioranza.”

A questo link è possibile scaricare la scheda ufficiale per la raccolta firme, il volantino dell’iniziativa è invece scaricabile qui.

“La riforma della sanità voluta da Fontana e Moratti va modificata in 15 punti: lo dice il Ministero della Salute. Si tratta di rilievi di sostanza e non di semplice forma come ha rivendicato l’assessore al Welfare lombardo. Il documento deve tornare in aula in modo che le pecche che avevamo evidenziato in tre settimane di discussione in consiglio vengano risolte una volta per tutte. Allora le nostre critiche furono bollate come una perdita di tempo. Oggi le osservazioni del Ministero ci danno ragione” dichiara il consigliere regionale del PD, Angelo Orsenigo, a commento dell’intervento oggi in Aula della vice presidente Moratti, chiamata dalle opposizioni di centrosinistra a riferire sui rilievi avanzati dal Governo alla legge di riforma della sanità lombarda.
“I punti vulnerabili iniziano con le case di comunità, 11 a Como, in fase di attivazione, insieme a 4 ospedali di comunità e 6 centrali operative territoriali. Il rischio che strutture già esistenti siano semplicemente convertite in case della comunità, con un cambio di insegne su dei vecchi muri, è fin troppo concreto. D’altronde già con la riforma Maroni sono stati introdotti sulla carta i Presidi Ospedalieri Territoriali e i Presidi Sanitari Territoriali (Pot e PreSST) che non hanno mai visto la luce. Ora il Ministero rileva che nella riforma questi presidi sono stati sostituiti con ‘ospedali di comunità’ e ‘case di comunità’ e chiede di specificare che le strutture operino nel rispetto delle vigenti previsioni e in coerenza con quanto disposto dalla missione 6 del Pnrr. C’è poi il fatto che la riforma di Regione Lombardia presuppone che le case di comunità possano essere gestite esclusivamente dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta. Ma proprio il Pnrr indica che le case di comunità siano gestite da gruppi multidisciplinari di medici di base, pediatri, specialisti e infermieri di comunità, affiancati anche da assistenti sociali”. 
“Le altre criticità evidenziate dal Governo riguardano l’accreditamento delle strutture sanitarie e sociosanitarie che dovrà essere centralizzata a livello regionale e non lasciata alle singole Ats. Anche il listone da 300 candidati per le nomine dei direttori generali salta in quando non in linea con le disposizioni statali. Insomma, Fontana e Moratti vengono “rimandati a settembre”. Per ottenere il via libera del Governo la legge dovrà essere sottoposta nuovamente al voto del Consiglio regionale. Ci auguriamo, alla luce di quanto emerge dalla corrispondenza tra Governo e Regione, che almeno in quella occasione la Giunta non ostacoli, nei tempi e nei modi, la discussione e si possano finalmente risolvere le storture che da tempo evidenziamo come Partito Democratico” conclude Orsenigo.

Le istituzioni